Strage a Nizza: così è stata beffata la sicurezza


«Devo consegnare gelati» avrebbe detto Mohamed Lahouaiej Bouhlel

strage a nizza
Nella foto Twitter il mezzo pesante utilizzato per compiere la strage

ROMA – «Devo consegnare dei gelati in un locale della Promenade Des Anglais». Sarebbe questo, secondo i media francesi, l’escamotage utilizzato dal 31enne tunisino per eludere i posti di blocco piazzati lungo il viale nel quale è avvenuta la strage a Nizza. Bouhlel, dopo aver superato il posto di blocco, alle 22.30 ha condotto poi il mezzo pesante contro la folla che stava assistendo allo spettacolo pirotecnico per i festeggiamenti del 14 luglio, la Festa della presa della Bastiglia. Per cercare di uccidere quante più persone possibile, il 31enne ha proceduto a zig zag a una velocità tra i 50 km/h e gli 80 km/h falciando chiunque si trovasse di fronte. Lungo il tragitto uno scooter si è affiancato al tir e, come si vede in un filmato in Rete, Bouhlel ha sparato al conducente che cade a terra. La corsa del camion è finita qualche centinaio di metri dopo: sono stati due agenti, tra cui una donna, ad aprire il fuoco contro la cabina del tir. Nella sparatoria il 31enne è rimasto ucciso. All’interno del mezzo pesante sono state ritrovate alcune armi giocattolo e una granata inoffensiva oltre alla pistola calibro 7.65 con cui aveva aperto il fuoco in precedenza.

strage nizza
Il dolore della gente

Neonato ritrovato sano e salvo grazie a Facebook

In mezzo a tanto dolore c’è una storia che ha commosso il web. È quella di un neonato che è stato perso dai genitori nel caos scatenatosi sulla Promenade des Anglais subito dopo la terribile carneficina, ancora senza una spiegazione, compiuta dal 31enne tunisino a bordo del camion lanciato contro la gente. I genitori del piccolo, sconvolti per quanto accaduto, hanno postato un appello su Facebook con la foto del figlio che in pochi minuti ha raggiunto le 22mila condivisioni. Poche ore dopo il neonato è stato ritrovato: lo aveva trovato e preso in cura una ragazza di Nizza che proprio su Facebook era venuta a conoscenza dell’appello lanciato dai genitori che così hanno potuto riabbracciare il figlio.