La donna che travolse e uccise una famiglia a Santo Stefano di Cadore è stata investita dopo essere fuggita dalla comunità. La tedesca Angelika Hutter è in fin di vita
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Il cerchio si è chiuso tragicamente. Angelika Hutter era appena evasa dalla comunità quando è stata investita. La donna tedesca stava scontando nella struttura “Don Girelli” la pena di quattro anni e otto mesi patteggiata per la strage di Santo Stefano di Cadore, dove il 6 luglio 2023 investì e uccise Marco Antoniello, 47 anni, il figlio Mattia di 2 anni e la nonna del piccolo, Mariagrazia Zuin, 67. Dopo il carcere, lasciato nel marzo 2024, il giudice le aveva assegnato la comunità di Ronco. Hutter versa ora in condizioni gravissime nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Borgo Trento, a Verona. L’incidente è avvenuto domenica pomeriggio lungo la Provinciale 19, all’altezza di via Saletto, a Ronco all’Adige, nella Bassa Veronese.
La sequenza è documentata dalle immagini di videosorveglianza della struttura. Poco prima delle 16, Angelika Hutter si avvicina alla siepe che delimita la proprietà, si infila tra le piante, scavalca la cancellata e si dirige verso la “Ronchesana”, strada ad alto scorrimento che collega diversi comuni della zona. La fuga viene subito segnalata e, come previsto dal protocollo, scatta l’allerta alle Forze dell’ordine. Ma il tempo gioca contro tutti. L’investimento avviene rapidamente.
Una volta raggiunta la Provinciale, la donna viene travolta da una Volvo 760 C guidata da un settantasettenne veronese. Sul posto arrivano la Polizia stradale di Legnago per i rilievi e un’ambulanza di Verona Emergenza, che la trasporta in ospedale in stato di incoscienza e con ferite gravissime. Non è chiaro se la donna stesse attraversando la carreggiata o si trovasse sul ciglio della strada. Restano aperte più ipotesi: una corsa improvvisa verso l’asfalto, un ingresso repentino sulla Provinciale, o persino un gesto volontario.
Angelika Hutter – scrive il Corriere della Sera – in tutti questi anni, non ha mai incontrato i familiari delle vittime. L’unico gesto è stato una lettera scritta di suo pugno e consegnata al giudice in occasione dell’udienza preliminare.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)