Le riacutizzazioni dell’asma severo rappresentano uno dei momenti clinici più critici per chi convive con questa malattia respiratoria cronica
Le riacutizzazioni dell’asma severo rappresentano uno dei momenti clinici più critici per chi convive con questa malattia respiratoria cronica. Comprendere quando si verificano più spesso e quali fattori le scatenano è fondamentale per migliorare la prevenzione e l’assistenza ai pazienti. Una nuova analisi presentata al congresso ACAAI 2025, tenutosi a Orlando dal 6 al 10 novembre, ha offerto un quadro aggiornato e dettagliato sulle variazioni stagionali delle riacutizzazioni nei pazienti adulti statunitensi con asma severo.
L’indagine, realizzata grazie ai dati della grande coorte osservazionale CHRONICLE, ha permesso di delineare un vero e proprio “calendario del rischio”, mostrando come i mesi freddi si associno a un picco di episodi gravi e come alcuni trigger varino significativamente nel corso dell’anno.
Lo studio CHRONICLE: un osservatorio privilegiato sull’asma severo
Il progetto CHRONICLE ha raccolto informazioni dettagliate sulle caratteristiche, le terapie e gli outcome clinici degli adulti statunitensi con diagnosi di asma severo (SA). L’arruolamento è avvenuto tra febbraio 2018 e novembre 2024, permettendo la costruzione di un database ampio e diversificato.
I ricercatori hanno esaminato, in particolare, la distribuzione stagionale delle riacutizzazioni gravi e le cause sospette riportate dagli specialisti. Questo approccio ha consentito non solo di quantificare il numero degli episodi mese per mese, ma anche di identificare con maggiore precisione quali elementi scatenanti predominano nelle diverse stagioni.
Il picco delle riacutizzazioni si verifica in inverno
Dall’analisi dei dati relativi ai 4.289 pazienti inclusi, è emerso che, in media, si sono registrate 835 riacutizzazioni gravi al mese. Tuttavia, la distribuzione non è risultata uniforme nel corso dell’anno. La fascia temporale più critica va da novembre a gennaio, durante la quale si rileva un picco compreso tra 926 e 999 episodi mensili. Al contrario, i mesi da maggio ad agosto rappresentano il periodo più tranquillo, con un numero sensibilmente inferiore di riacutizzazioni (tra 671 e 755 al mese).
Questo andamento stagionale conferma la percezione clinica secondo cui le temperature più fredde, la maggiore circolazione di virus respiratori e la maggiore permanenza in ambienti chiusi contribuiscono ad aumentare il rischio di peggioramenti acuti della malattia.
La metà degli episodi ha un trigger identificabile, spesso infettivo
Un altro elemento chiave emerso dallo studio riguarda l’identificazione dei fattori scatenanti. In circa 38,4% delle riacutizzazioni è stato possibile individuarne uno.
Tra questi, i più frequenti sono risultati i seguenti:
– Infezioni respiratorie di origine non specificata: 24,1%
– Infezioni respiratorie virali: 23,6%
– Allergeni: 18,5%
Seguono, con frequenze inferiori i seguenti fattori scatenanti:
– Infezioni batteriche: 13,5%
– Irritanti aerodispersi: 7%
– Variazioni di temperatura o umidità: 6,3%
– Fattori farmacologici: 3,7%
– Altri trigger: 3,3%
Le infezioni respiratorie, dunque, rappresentano complessivamente il gruppo più influente di fattori trigger, se si considerano tutte le categorie virali, batteriche o non determinate.
Come cambiano i trigger nelle diverse stagioni
Uno dei contributi più interessanti della ricerca è la mappa dei trigger stagionali. Gli autori hanno osservato che:
– In autunno ed inverno si registra un incremento delle riacutizzazioni legate a infezioni respiratorie, di ogni tipo e a variazioni di temperatura e umidità, frequenti nei mesi freddi. Questo risultato è in linea con l’evidenza clinica che mostra come i virus respiratori -inclusi quelli responsabili del comune raffreddore – siano più diffusi nelle stagioni fredde, e come lo shock termico tra ambienti riscaldati e aria esterna più rigida possa favorire l’irritazione bronchiale
– In primavera fino a inizio autunno, invece, si registra un incremento delle riacutizzazioni dovuto prevalentemente ad allergeni, come pollini e muffe. Il picco pollinico primaverile e l’aumento della vegetazione nei mesi estivi e autunnali spiegano questa distribuzione, che colloca gli allergeni come veri protagonisti dei periodi più miti
– Nella stagione estiva, invece, sono risultati predominanti come fattori trigger gli irritanti aerodispersi come ozono e inquinanti estivi e altri fattori non classificati. Il caldo estremo, l’aumento degli inquinanti in atmosfera e le attività all’aperto possono contribuire a spiegare queste tendenze.
Verso una gestione più personalizzata e stagionale dell’asma severo
In conclusione, le riacutizzazioni di asma severo non sono distribuite in modo omogeneo nel corso dell’anno e che i loro trigger cambiano sensibilmente con il variare delle stagioni. La comprensione di queste dinamiche può aiutare gli specialisti ad affinare i piani terapeutici, intensificando controlli e interventi preventivi nei periodi a maggior rischio e personalizzando la gestione dei pazienti in base ai fattori scatenanti predominanti nei diversi mesi.
Queste osservazioni, ottenute da un’ampia coorte di pazienti con asma severo confermato da specialisti, rappresentano un contributo prezioso alla costruzione di una medicina sempre più reattiva, predittiva e centrata sui bisogni reali delle persone che vivono con questa complessa patologia respiratoria.
Bibliografia
Chipps B et al. Frequency and seasonality of exacerbation triggers among patients with severe asthma in the CHRONICLE study. Abstract #R158; ACAAI 2025, Orlando.

