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Asma severo: dupilumab riduce riacutizzazioni

La risposta ai broncodilatatori (BDR) non si associa né al controllo né ai sintomi dell'asma nei pazienti con asma scarsamente controllato secondo uno studio

Asma severo, dupilumab ha ridotto le riacutizzazioni severe di malattia secondo un’analisi post-hoc, presentata in occasione del congresso annuale CHEST

Un’analisi post-hoc, presentata in occasione del congresso annuale CHEST, tenutosi quest’anno a New Orleans (Louisiana, Usa), ha dimostrato la capacità di dupilumab, di ridurre in modo significativo le riacutizzazioni asmatiche in pazienti con asma severo, dipendenti da trattamento con steroidi orali e con o senza miglioramento precoce della funzione polmonare.

L’analisi è di particolare rilevanza, in quanto i pazienti con asma severo, ricorrono agli steroidi sistemici per controllare la malattia e prevenire le riacutizzazioni, espondendosi, tuttavia, a elevata tossicità multiorgano e a problemi legatti all’immunosoppressione (maggiore esposizione alle infezioni).

I ricercatori hanno valutato l’efficacia del farmaco nel ridurre i tassi di riacutizzazione di asma severo in pazienti recelutati nel trial registrativo di fase 3 LIBERTY ASTHMA VENTURE, che prevedeva una stratificazione dei pazienti asmatici in base all’osservazione di un miglioramento clinicamente significativo  ≥100 ml o ≥200 ml della FEV1 pre-broncodilatazione a 12 settimane.

E’ stato utilizzato un modello di analisi di regressione per valutare il tasso annualizzati di riacutizzazioni severe di malattia asmatica a distanza di 24 settimane dall’inizio del trattamento.

Riduzione maggiore del tasso di riacutizzazioni asmatiche nei pazienti trattati con dupilumab
Dai risultati è emerso che un numero significativamente più elevato di pazienti del gruppo dupilumab (65,7%) ha raggiunto miglioramenti della FEV1 pre-broncodilatazione ≥100 ml rispetto ai pazienti del gruppo placebo (33,3%) a 12 settimane (p<0,0001).

In modo analogo, il 49,5% dei pazienti del gruppo dupilumab ha raggiunto un miglioramento della FEV1 pre-broncodilatazione  ≥200 ml rispetto al 23,8% del gruppo placebo (p=0,0002).

Tra i pazienti che hanno sperimentato miglioramenti della FEV1 pre-broncodilatazione  ≥100 ml o ≥200 ml, i ricercatori hanno osservato che, a 24 settimane, il trattamento con dupilumab era in grado di ridurre il tasso di riacutizzazioni asmatiche severe del 72% (p<0,0001)  e del 71,9% (p=0,0003), rispettivamente, rispetto al placebo.

Nei pazienti, invece, che avevano sperimentato miglioramenti della FEV1 pre-broncodilatazione <100 ml  e <200 ml, rispettivamente, dupilumab ha ridotto il tasso di esacerbazioni severe del 44,8% (p=0,08) nel primo caso, e del 57,1% (p=0,006) nel secondo, rispetto al placebo.

Il trattamento è risultato generalmente ben tollerato e l’unico evento avverso legato al trattamento di più frequente riscontro è stato quello di una eosinofilia transitoria. Inoltre, le reazioni al sito di iniezione sono state osservate più frequentemente nel gruppo di pazienti trattati con il farmaco biologico rispetto a quelli del gruppo placebo (9% vs. 4%).

Informazioni su dupilumab
Dupilumab è un anticorpo monoclonale umano progettato per inibire l’attività dell’interleuchina-4 e dell’interleuchina-13, due importanti proteine che svolgono un ruolo chiave nell’infiammazione di tipo 2 che sottende alcune tipologie specifiche di asma, così come molte altre patologie allergiche. Questo meccanismo d’azione comporta la riduzione dei biomarker tipici dell’infiammazione di tipo 2, inclusi i livelli di ossido nitrico esalato, di immunoglobulina E e di eotassina-3.

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