A modo mio: i primi sessant’anni di Alta Moda di Anna Marchetti


Anna Marchetti è un brand  che sta per compiere i suoi primi sessant’anni, un record che pochi altri possono vantare di avere raggiunto: la sua storia

anna marchetti

Anna Marchetti è un brand  che sta per compiere i suoi primi sessant’anni, un record che pochi altri possono vantare di avere raggiunto, a questo importante giro di boa,  è interessante conoscere la storia di colei che fortemente l’ha voluto e che  ha portato in tutto il mondo. Anna Marchetti è una donna solare, positiva, forte, incisiva  e determinata come la terra emiliana che le ha dato le origini e alla quale è orgogliosa di appartenere.

Alcuni addetti ai lavori e una parte della stampa le hanno “rimproverato ” di non avere aggiunto alla sua vita e alla sua attività qualche elemento  “piccante”, come se un po’ di pepe avesse potuto aggiungere quella coloritura distintiva da renderne un marchio di fabbrica più  appetibile per la  cronaca rosa ma lei è,  giustamente orgogliosa, della  sua vita tranquilla, ma creativa,  all’insegna  di un equilibrio fortemente voluto fra la sua attività e l’ amatissima famiglia,  da questi elementi ne trae i suoi punti  di forza e per niente al mondo li  cambierebbe  per un pizzico di visibilità in più, lascia che  a parlare siano le sue creazioni che sono apprezzate in ogni angolo dell’emisfero moda.

1 – Quest’anno il suo brand compirà i suoi primi sessant’anni. Come si accinge a festeggiarli e quali sono gli ingredienti di tanta longevità in un campo così impervio come quello  della moda?

Mi accingo a festeggiare questo importante traguardo insieme ai miei familiari, ai miei collaboratori, alla mia città e a tutti coloro che vorranno esserci, compresi i giovani studenti delle scuole di moda, arte e non solo. Vorrei lasciare alle nuove generazioni un messaggio di positività per un mestiere, quello della moda, che oggi è un po’ bistrattato ma che resta straordinariamente ricco di opportunità.
Il segreto della longevità professionale? Crederci davvero, essere disposti a tanti sacrifici e, naturalmente, avere talento per questo lavoro: un principio che vale per ogni attività.

2 – Modena e le sue colline che valore hanno nel suo percorso artistico?

Mi considero molto fortunata a essere nata in collina, in una terra come l’Emilia che brulica di eccellenze. Qui si respira la voglia di essere, creare e costruire.

3 – Lei definisce l’abito come “una seconda pelle”, in questo periodo storico la moda che tipologia di pelle ci fa indossare?

Si potrebbe dire che oggi la moda ci fa indossare la “pelle dell’invisibilità”.
A differenza di decenni come gli anni ’80, in cui l’abito era un vero e proprio biglietto da visita — un modo diretto e immediato per dichiarare il proprio status sociale, la propria appartenenza e persino le proprie ambizioni — oggi il vestire assume spesso una funzione opposta. La moda contemporanea tende infatti a diventare un filtro, una sorta di membrana protettiva che ci permette di mostrare solo ciò che vogliamo e di nascondere tutto il resto. Utilizziamo gli abiti per sfumare i contorni della nostra identità, mantenere un margine di mistero, sottrarci allo sguardo giudicante o eccessivamente curioso degli altri. In un’epoca in cui siamo costantemente esposti — sui social, nei flussi digitali, negli spazi pubblici — l’abito non serve più tanto a dichiarare chi siamo, quanto a proteggere ciò che non desideriamo rivelare.
È una seconda pelle che non esibisce, ma vela; non amplifica, ma attenua; non grida, ma sussurra.

4 – Lei è una donna che è riuscita a coniugare i sogni di ragazza con quelli di madre e moglie, per lei una “stretta di mano” è tutto, da chi o da cosa deriva questo gesto che odora di cose buone?

Sì sono molto orgogliosa della mia famiglia: sono stata anche molto fortunata con i miei genitori, i miei fratelli, mio marito e mia figlia.

La famosa stretta di mano e il taglio del garante che mi deriva da mio nonno materno Giuseppe che faceva spesso da garante non lo scorderò mai. Le dirò che quando trovo dall’altra parte persone con i miei stessi principi preferisco chiudere i contratti con una stretta di mano guardandoci negli occhi.

5 – Non ha mai nascosto che la famiglia per lei ha un ruolo primario, ci vuole dare una definizione di coloro che ne hanno e che ne fanno parte? Molti di questi le sono stati o le sono vicini anche in campo lavorativo, come ha fatto a conciliare, sotto questo punto di vista, due aspetti cosi delicati e importanti?

La spinta al mio lavoro nasce dagli insegnamenti dei miei genitori. Poi è stata fondamentale la collaborazione con mio marito Franco, con mio fratello Carlo e con mia sorella Carla; e, appena ne ha avuto l’età, anche con mia figlia Jessica.
La perdita di Franco, un anno e mezzo fa, dopo 57 anni vissuti e lavorati fianco a fianco, è stata dolorosissima: era la mia colonna portante, con un carattere straordinario e un grande rispetto per tutti e per tutto.
Oggi io, Jessica e Carlo ci siamo divisi il lavoro che era suo, facendo del nostro meglio affinché Franco, da lassù, sia orgoglioso di noi.
Per conciliare famiglia e lavoro è fondamentale non confondere mai i due ambiti: sul lavoro ci siamo sempre comportati e rispettati come soci e colleghi, e l’ingrediente principale è sempre stato il rispetto.

6 – L’ importanza di conoscere la materia prima, cioè la sartoria, in tutti i suoi dettagli, basilare per chi svolge la sua professione, ma non scontato, com’è nato?

Per me conoscere le tecniche e i materiali è molto importante per donare alle mie creazioni non solo uno stile impeccabile ma un quid in più tra stile, materiali, accessori e lavorazioni sartoriali. Inoltre oggi pongo maggiore attenzione all’utilizzo di tessuti non solo eco sostenibili ma anche wellness come ad esempio il milk o il crabyon.

7 – Quanto è stato importante il consenso dei suoi genitori nel portare avanti questo suo ambizioso progetto lavorativo?

È stato fondamentale poter frequentare le scuole di moda e seguire ciò che amavo. Il loro appoggio, convinto e sincero, è stato essenziale: mi hanno dato la libertà di scegliere.

8 – Come definirebbe il suo sodalizio con l’amato marito Franco e cosa ha comportato la sua scomparsa da un vista di punto personale e lavorativo?

Tra me e Franco c’erano un grande amore e un profondo rispetto reciproco. Se c’era una fatica da affrontare, facevamo a gara per sollevarla all’altro e non andavamo mai a dormire arrabbiati. In una parola: RISPETTO, nella vita e nel lavoro. Mi manca immensamente.

9 – La prima boutique monomarca nell’amata Modena e poi tante altre in tutto il mondo, ce ne vuole citare qualcuna?

La più significativa, che seguivamo direttamente, è stata la boutique di Parigi, nel cuore del celebre “triangle d’or”. Ci ha proiettati nel mondo e messi in contatto con clienti prestigiosi: un punto vendita strategico e motivo di grande orgoglio, insieme allo showroom di Milano in Corso Monforte 2.

10 – Il suo grande successo ha mai suscitato delle invidie e se sì come si sono manifestate e come ha reagito?

Sì, sono stata spesso oggetto di invidia. Credo sia dovuto al mio carattere solare, alla gioia con cui vivo i miei risultati – soprattutto familiari – e alla mia visione sempre ottimista della vita.

11- Com’è il suo rapporto con la fede?

Sono credente e praticante: mi rivolgo a Dio nelle difficoltà e Lo ringrazio quando le cose vanno bene. La fede mi ha aiutata molto a superare la perdita dei miei cari.

12 – Ad un certo momento non solo abiti, ma anche accessori, foulard, cappelli, profumo, che momento creativo è stato questo?

Molto importante perché ho potuto offrire alle mie clienti il total look. E’ stato però molto impegnativo dal punto di vista creativo ma così abbiamo conquistato spazi nelle vetrine di tutto il mondo.

13 – Come definirebbe il suo stile e che importanza hanno i tessuti per realizzare le sue opere?

Il mio stile si rivolge alle donne di tutte le età nei loro momenti speciali, quando desiderano indossare capi di qualità, stile e sartorialità. Il tessuto ha un ruolo fondamentale: è a contatto con la nostra pelle e deve garantire qualità e benessere.

14 – Come definirebbe ogni decennio della sua moda con una frase?

’60 Le radici di un sogno

’70 La donna cambia, la moda la segue

’80 Il successo è uno stile

’90 L’eleganza della semplicità

2000 Tra tradizione e innovazione

2010 La Moda dell’identità e della sostenibilità

2020 Resilienza, rinascita e identità

15- Sua figlia, Jessica Giuliani, le è accanto anche lavorativamente, che rapporto c’è fra di voi?

Tra noi c’è grande complicità, profondo rispetto e tanta fiducia. Siamo diverse, ma ci completiamo in modo straordinario. L’affetto che ci lega ci aiuta a superare ogni difficoltà e concludiamo le nostre giornate sempre in pace.

16 – La moda non è il suo unico amore lavorativo, ma si occupa anche di restaurare antiche ville, che relazione c’è fra queste due attività apparentemente diverse?

La passione per le case l’ho ereditata da mio padre Paolo, maestro muratore. Il suo esempio mi ha ispirata sia nel costruire case sia nel creare moda: due attività che, in fondo, nascono entrambe dal desiderio di creare bellezza.

17 – Durante la sua attività chi sono i personaggi del jet set che ha incontrato, che ha vestito e che sensazioni le hanno lasciato?

Nel corso degli anni ho incontrato e vestito molte personalità del jet set. Ognuna di loro mi ha lasciato qualcosa: ascoltare le loro storie di successo è sempre un’esperienza formativa.

18 – Cosa c’è nel futuro della griffe Anna Marchetti?

Continuare la nostra missione con attenzione ai segnali socio-culturali, perché la moda continui a essere lo specchio della società e delle sue evoluzioni.

19 – La sua è una vita “normale”, che si può paragonare a tante altre donne che lavorano, se pur ha raggiunto alte vette, è vero che non ha mai ceduto a corteggiatori che potevano “favorirla” e che una produttrice cinematografica le aveva proposto un docufilm sulla sua vita ma doveva aggiungere qualcosa di “piccante” e lei ha declinato?

Sì, è vero. In 60 anni di lavoro abbiamo ricevuto proposte che non ci sembravano chiare o forse troppo facilmente raggiungibili per essere reali, e abbiamo sempre preferito dire di no.
La mia vita è normale e la mia più grande vittoria è aver percorso il mio cammino con ONESTA’, AMORE e RISPETTO. Ed è questo il mio più grande orgoglio.