L’addio alla vita e le ultime volontà delle gemelle Kessler. Parla la portavoce dell’associazione Dghs a cui si erano rivolte Alicia ed Ellen e che si occupa di suicidio assistito
Hanno danzato per tutta la vita una a fianco all’altra e così hanno chiuso gli occhi insieme e le loro ceneri riposeranno nella stessa urna. All’indomani della scomparsa di Alice ed Ellen Kessler, a 89 anni, fa discutere tutto il mondo la loro scelta di dire addio alla vita “in un passo a due”, in modo consapevole e dignitoso. Per farlo, si erano rivolte alcuni anni fa alla principale associazione tedesca che si occupa di suicidio assistito, pratica a cui l’Italia è lontana anni luce. Ma non la Germania, il paese delle gemelle più famose del globo. “Siamo un’organizzazione per i diritti civili e la tutela dei pazienti che, fin dalla sua fondazione nel 1980, si impegna a tutelare il diritto all’autodeterminazione dell’individuo per tutta la vita”: così si presenta sinteticamente la Dghs, acronimo di “Deutsche Gesellschaft fuer humanes Sterben”. La sua portavoce, Wega Wetzle, racconta su “Repubblica” come la morte assistita sia stata l’esito di un lungo percorso compiuto da Alice ed Ellen.
“Avevano fatto la domanda anni fa ed erano state seguite da un legale e da un medico perché dovevamo essere certi che la loro decisione fosse libera e responsabile”: entrambi i professionisti erano presenti ieri, nella residenza delle due donne al momento della loro morte congiunta. E anche la data dell’addio alla vita era stata scelta da tempo: non che il 17 novembre rappresentasse qualcosa in particolare per le gemelle Kessler, ritiene Wetzle, piuttosto perché “è la procedura per il suicidio assistito che ha bisogno di tempo. E in questo periodo le persone che hanno fatto la scelta vengono seguite da un legale e da un medico che decidono insieme se ci sono i presupposti”. Ecco appunto, la ‘procedura’. Sta tutto in questa parola il senso del suicidio assistito scelte dalle due ex show girl: non è stato certo un gesto d’impulso ma è stato meditato, preparato, programmato.
E la procedura è fatta di una prima visita di un legale che ha lo scopo di assicurarsi che la decisione sia maturata in un tempo “sufficiente” e che vi siano i presupposti: ovvero che sia una scelta libera, non influenzata da malattie psichiatriche. Quindi segue la visita di un medico, sempre finalizzata a comprendere che la scelta sia maturata come “decisione libera e responsabile”. Ed è anche quello che prevede la sentenza della Corte costituzionale che ha legalizzato il suicidio assistito. Dopo queste prime due visite, Alicia ed Ellen sono state seguite anche successivamente dai due professionisti per accertarsi che nel corso della ‘procedura’ non insorgessero dubbi o ripensamenti.
Quindi, una volta arrivato il giorno scelto dalle Kessler, medico e legale sono arrivati insieme nella residenza delle donne. “È il medico a preparare l’infusione, ma deve essere rigorosamente il paziente a girare la valvola perché le venga iniettata”, spiega Wega Wetzle. Prima dell’iniezione, per l’ultima volta, viene posta la fatidica domanda: se si è consapevoli di quello che si sta per fare e se si è intenzionati davvero a farlo. Si fa quindi una prova con la soluzione salita e – solo ala fine- si procede alla iniezione legale, fatta autonomamente. Così la somministrazione endovenosa del farmaco anestetico ad alto dosaggio, il tiopentale, in breve tempo porta all’arresto cardiaco e circolatorio. Senza sofferenze. Le sorelle Kessler si sono semplicemente addormentate per l’ultima volta. La procedura prevede quindi che il medico accerti la morte e poi viene chiamata la polizia per darne comunicazione.
Alla domanda sul perché le due gemelle abbiano scelto di morire tramite suicidio assistito, Wetzle risponde vaga: “Credo avessero preso questa decisione per vari motivi”. E che questa notizia abbia avuto una tale risonanza è importante, sottolinea la portavoce: “Magari farà capire a molti che non è necessario andare in Svizzera, che si può morire con dignità anche in Germania”.
Secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco Bild, nell’aprile del 2024, le gemelle avevano espresso in una intervista le loro ultime volontà: “Un giorno vorremmo essere sepolte nella stessa urna”. Non solo: l’urna doveva essere quella che conteneva anche le ceneri della loro madre Elsa e del loro cane Yello, un barboncino biondo. Le stesse volontà sono state messe su carta: “È quello che abbiamo disposto nel nostro testamento”, ha specificato Ellen Kessler. Si presume quindi che ora verranno rispettati i loro desiderata. Incluse le questioni di eredità: già espresse nel testamento, redatto già vent’anni fa, e anche in un libro recente, Goldene Jahre (anni d’oro), dove hanno spiegato a chi avrebbero destinato il loro patrimonio. Non avendo figli, né nipoti, hanno designato come eredi diverse Ong: Medici senza Frontiere, la Missione Cristoffel peri ciechi, Gut Aiderbichl, l’Unicef e i Malteser. Tutti gli averi delle gemelle più famose del mondo finiranno così in beneficenza
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

