Molti punti da chiarire nella terribile vicenda del bambino sgozzato dalla madre a Muggia, in provincia di Trieste: la donna di recente aveva incominciato a poter vedere il bambino senza la presenza di altri adulti
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“Non lasciatele mio figlio, è pericolosa“. Lo scriveva il papà di Giovanni Trame, il bambino di 9 anni che due giorni fa a Muggia, in provincia di Trieste, è stato ucciso dalla madre che gli ha tagliato la gola. Olena Stasiuk, che avrebbe avuto problemi psichiatrici conclamati, per un certo periodo di tempo dopo il divorzio (e l’affidamento del figlio al padre) ha potuto avere incontri con il figlio solo alla presenza degli assistenti sociali. Poi, però, aveva iniziato ad avere con lui anche incontri senza altri adulti presenti, per qualche ora alla settimana. Il padre era preoccupato e, scrive il Corriere della Sera, si era mosso per scrivere lettere (ma in carta bollata) e chiedere che questi incontri non venissero fatti: “È pericolosa, non lasciatele mio figlio”.
Ora il fatto che questi allarmi siano rimasti inascoltati dovrà essere chiarito, così come dovranno essere chiarite tante altre cose in questa vicenda agghiacciante che ha lasciato sconvolta la città di Trieste ma non solo. Come il fatto che la donna fosse seguita dal 2017 da un centro di salute mentale, quello di Domio, ma non in modo continuativo, a singhiozzo pare. E che due anni fa ci fosse stato un terribile campanello d’allarme: un giorno il bambino era stato semi strozzato dalla madre, che gli aveva stretto le mani molto forte intorno al collo, provocandogli anche un livido (dopo averlo raccontato al padre, Giovanni era stato visitato al pronto soccorso e gli erano stati tre giorni di prognosi).
Quanto ai servizi sociali, avevano seguito la famiglia ma non per i problemi mentale della donna, ha dice il sindaco di Muggia al Corriere. I Servizi sociali comunali la seguivano “per sincerarsi che fossero seguite le prescrizioni del tribunale successive alla causa di divorzio. La separazione era avvenuta molti anni fa (la coppia aveva smesso di andare d’accordo poco dopo la nascita di Giovanni) e c’era stata una lunga battaglia giudiziaria sull’affidamento del figlio.
Il quotidiano ‘Il piccolo’ di Trieste racconta che la recente decisione del Tribunale civile di dare la possibilità alla donna di incontrare il figlio da sola, senza più gli assistenti sociali, era arrivata dopo una relazione che aveva visto nella donna dei “miglioramenti” e aveva parlato di “difficoltà superate brillantemente”.
Il Corriere della sera ha intervistato il parroco di Muggia, don Andrea, che conosceva bene la famiglia. Di Giovanni racconta che “era un biondino, appassionato di calcio, a cui tutti volevano bene”. Il padre era “dedito al figlio”, mentre a Olena il parroco aveva più volte detto di “farsi aiutare dai medici”. Ma lei, ha raccontato, era “convinta di non averne bisogno”.
Il bambino è stato ucciso dalla donna mercoledì sera. Il padre si è insospettito perchè doveva ritirarlo alle 21 ma la donna non gli apriva la porta e non rispondeva al telefono. Quando sono entrati in casa con Carabinieri e Vigili del fuoco hanno fatto la terribile scoperta. In passato la donna lo aveva minacciato dicendo “Se muoio io, muore anche Giovanni. E non pensare che io stia scherzando”. La donna aveva alcuni tagli di coltello sulle braccia, ma non è chiaro se abbia tentato di togliersi la vita dopo aver ucciso il figlio. Potrebbe essersi trattato di una messinscena.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)