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Sclerosi multipla progressiva primaria, ocrelizumab rallenta la progressione della disabilità

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Sclerosi multipla progressiva primaria, ocrelizumab rallenta la progressione della disabilità e preserva la funzione manuale

Nuove evidenze dal trial di fase IIIb ORATORIO-HAND (O’HAND) confermano il ruolo di ocrelizumab come trattamento chiave nella sclerosi multipla progressiva primaria (PPMS). Lo studio, presentato come late-breaking news al congresso ECTRIMS 2025 a Barcellona, ha mostrato che la terapia è in grado di ritardare la progressione della disabilità e soprattutto di preservare la funzione degli arti superiori e delle mani, un aspetto cruciale nei pazienti con forme più avanzate della malattia.

I risultati: beneficio clinico anche nei pazienti più compromessi
Nel corso di 144 settimane di trattamento, ocrelizumab ha ridotto del 30% il rischio di progressione della disabilità confermata a 12 settimane rispetto al placebo (HR 0,70; IC 95% 0,57-0,86; p=0,0007) utilizzando un endpoint composito.

In particolare, sono stati osservati:
• una riduzione del 33% del rischio di progressione misurata con la Expanded Disability Status Scale (EDSS) (HR 0,67; p=0,0013);
• una riduzione del 41% del rischio di peggioramento alla Nine-Hole Peg Test (9HPT), test specifico per la funzionalità manuale (HR 0,59; p=0,0002).

Il beneficio è risultato ancora più marcato nei pazienti con malattia più avanzata: tra chi era già in carrozzina (EDSS >6,5), il rischio di progressione è stato ridotto del 53%, contro il 23% dei pazienti con disabilità meno grave.

Il significato clinico: spostare l’attenzione sugli arti superiori
“Lo studio O’HAND dimostra che la sclerosi multipla è una assonopatia dipendente dalla lunghezza, e che nelle forme avanzate la valutazione dell’efficacia terapeutica deve concentrarsi soprattutto sulla funzione degli arti superiori e delle mani,” ha spiegato Gavin Giovannoni, neurologo alla Queen Mary University di Londra e primo autore dello studio.

Secondo l’esperto, questi risultati segnano un vero e proprio cambio di paradigma, spostando l’obiettivo della ricerca e del trattamento, nelle fasi più avanzate, dalla deambulazione alla conservazione dell’autonomia manuale.

Il disegno dello studio
O’HAND è stato il primo trial di fase IIIb a includere pazienti con PPMS più avanzata, con EDSS fino a 8.0 e durata di malattia fino a 20 anni. In totale, lo studio ha arruolato 1.013 pazienti (505 nel braccio ocrelizumab e 508 nel braccio placebo).

Il composite endpoint primario combinava tempo alla progressione confermata a 12 settimane su EDSS o peggioramento del 20% al 9HPT. Un test del cammino non è stato incluso, vista la presenza di pazienti non deambulanti.

Nei pazienti con attività di malattia alla risonanza magnetica, ocrelizumab ha ridotto del 55% il rischio di progressione composita (HR 0,45; p<0,0001), del 59% il peggioramento su EDSS e del 62% quello al 9HPT.

Sicurezza: nessun nuovo segnale
Il profilo di sicurezza di ocrelizumab si è confermato nel complesso sovrapponibile a quello del placebo, senza l’emergere di nuovi segnali preoccupanti. Le reazioni correlate all’infusione sono risultate più frequenti nel gruppo trattato (20,8% contro 4,3%), come atteso per questo tipo di terapia, ma generalmente gestibili in clinica. La percentuale di infezioni gravi è stata simile tra i due bracci, 6,3% con ocrelizumab e 5,3% con placebo, mentre l’incidenza di neoplasie è rimasta molto bassa in entrambi i gruppi (1% vs 0,6%).

Gli eventi avversi complessivi hanno interessato il 75% del gruppo ocrelizumab e il 71% del placebo. “Non sono emersi nuovi segnali di sicurezza,” ha sottolineato Giovannoni, ricordando che lo studio è stato condotto durante la pandemia di COVID-19, quando il tasso di infezioni era naturalmente più elevato.

Ocrelizumab, unico trattamento approvato per PPMS
Ocrelizumab è tuttora l’unico farmaco approvato dalla FDA e dall’EMA per la forma progressiva primaria di sclerosi multipla. L’approvazione si era basata sui risultati dello studio ORATORIO, che aveva già mostrato un beneficio clinico significativo, in particolare sulla funzione manuale.

Con O’HAND, Roche consolida ulteriormente il profilo di efficacia del farmaco anche in pazienti più anziani, con maggiore disabilità e lunga storia di malattia — una popolazione finora poco rappresentata nei trial clinici.

Prospettive
Il successo di O’HAND conferma la necessità di valutare la risposta terapeutica nella PPMS non solo in termini di deambulazione, ma anche di capacità manuali, fondamentali per la qualità della vita quotidiana.
Per la comunità scientifica, lo studio apre la strada a nuovi criteri di disegno e valutazione dei trial nelle forme progressive di SM.

Per i pazienti, significa una speranza concreta di mantenere autonomia e funzioni essenziali anche in fasi avanzate della malattia.

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