L’uomo che ha ucciso l’orsa Amarena è stato rinviato a giudizio


Rinviato a giudizio l’uomo che ha ucciso l’orsa Amarena. Dopo l’Enpa, anche il Wwf si costituisce parte civile

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L’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) accoglie “con soddisfazione” la notizia del rinvio a giudizio di Andrea Leombruni, ritenuto “responsabile della brutale uccisione dell’orsa Amarena, avvenuta a San Benedetto dei Marsi il 1° settembre 2023“, scrive ENPA in una nota. Il provvedimento giudiziario, emesso dalla Procura della Repubblica, “conferma la gravità dei reati contestati: l’aver agito con crudeltà e senza alcuna giustificazione, causando la morte dell’orsa simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, madre di due cuccioli ancora non autosufficienti”. L’accusa sottolinea inoltre che “l’omicidio dell’animale è aggravato dalla futilità dei motivi, rendendo ancora più intollerabile e grave l’azione compiuta”. Amarena, ricorda ENPA, “non era soltanto un animale, ma rappresentava un patrimonio di biodiversità e un simbolo della convivenza possibile tra fauna selvatica e comunità locali. La sua uccisione non solo ha privato l’ecosistema di un esemplare prezioso, ma ha anche messo a rischio la sopravvivenza della sua prole”.

ENPA, costituitasi parte civile attraverso il suo ufficio legale tramite l’avvocato Claudia Ricci, “seguirà con la massima attenzione l’iter processuale affinché venga fatta piena giustizia. La legge deve essere un deterrente chiaro e forte contro chiunque pensi di poter colpire impunemente animali selvatici protetti”. “Amarena non era solo un’orsa, era madre, era simbolo, era vita. È stata uccisa con un atto crudele e ingiustificabile, aggravato da futili motivi, che ha ferito non solo l’Abruzzo ma tutto il Paese. Ora chiediamo che la giustizia sia inflessibile, perché la sua morte non sia vana e diventi un monito contro ogni violenza verso gli animali”, dichiara ENPA. “Chiediamo ancora una volta che lo Stato rafforzi le misure di prevenzione, vigilanza e sensibilizzazione, affinché episodi come questo non si ripetano mai più. Amarena non potrà tornare, ma la sua vicenda deve diventare un punto di svolta: gli orsi marsicani e tutti i grandi carnivori così come tutti gli animali selvatici meritano rispetto e tutela assoluta”, conclude l’Ente Nazionale Protezione Animali.

UCCISIONE ORSA AMARENA, WWF SI COSTITUISCE PARTE CIVILE

A distanza di oltre due anni dalla tragica notte dell’uccisione dell’orsa Amarena, oggi è stato disposto il rinvio a giudizio dell’imputato e il 19 gennaio ci sarà la prima udienza dibattimentale. Era il 31 agosto 2023 quando Amarena, uno degli esemplari più conosciuti e amati di orso bruno marsicano, fu colpita a fucilate nei pressi di San Benedetto dei Marsi, davanti alla stessa abitazione dell’imputato. Una ferita profonda per la conservazione della specie, che oggi conta appena 50-60 individui in tutto l’Appennino. Il WWF Italia, insieme ad altre associazioni, si è costituito parte civile nel processo per ribadire l’estrema gravità di quanto accaduto. “L’uccisione di Amarena è un reato che non può essere dimenticato- sottolinea l’associazione- Dobbiamo trasformare questo dolore in un impegno concreto per il futuro dell’orso marsicano”. “La sua morte ricorda quanto sia urgente rafforzare la convivenza tra uomo e orso: ridurre drasticamente le cause di mortalità legate all’uomo, favorire l’espansione naturale della specie e costruire una cultura di rispetto attraverso l’informazione e il dialogo con le comunità locali”, dicono gli ambientalisti “Amarena rimarrà un simbolo del nostro impegno- conclude il WWF- Ogni passo che faremo per proteggere la specie sarà anche un modo per non dimenticarla”.

FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)