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Osteoporosi, denosumab efficace anche nei pazienti affetti da malattie reumatologiche

Osteoporosi e sarcopenia: fondamentale la prevenzione con un corretto stile di vita, attività fisica e acquisizione di calcio, proteine e soprattutto vitamina D

I pazienti affetti da malattie reumatologiche, sottoposti a terapia a lungo termine con denosumab, mostrano significativi miglioramenti nella densità minerale ossea

I pazienti affetti da malattie reumatologiche, sottoposti a terapia a lungo termine con denosumab, mostrano significativi miglioramenti nella densità minerale ossea (DMO), secondo i risultati di uno studio pubblicato su The Journal of Rheumatology. 
Questi risultati suggeriscono che denosumab potrebbe rappresentare un’opzione sicura ed efficace di trattamento dell’osteoporosi (OP) anche per gli individui affetti da malattie reumatologiche, inclusi quelli trattati con glucocorticoidi (GC) o con funzione renale compromessa.

Razionale e disegno dello studio
L’osteoporosi – ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio – è una complicanza comune tra i pazienti con malattie reumatologiche, spesso aggravata da infiammazione cronica, terapia con glucocorticoidi, limitata attività fisica e comorbilità come deficit di vitamina D o disfunzione renale.

Sebbene denosumab abbia dimostrato efficacia nell’aumentare la DMO tra le donne in postmenopausa, la sua sicurezza ed efficacia a lungo termine nei pazienti con malattie reumatologiche non era stata finora approfondita.
Per colmare questo gap è stato messo a punto, pertanto, un nuovo studio retrospettivo osservazionale di coorte, condotto su 165 pazienti con malattie reumatologiche trattati con denosumab tra agosto 2013 e agosto 2022 presso il Toho University Omori Medical Center in Giappone.

I pazienti eleggibili presentavano OP primaria o indotta da GC ed erano stati sottoposti a trattamento con almeno 2 dosi di denosumab (somministrato per via sottocutanea ogni 6 mesi) con supplementazione concomitante di calcio, vitamina D e magnesio.
I dati sono stati valutati al basale e a 1, 3, 5 e 7 anni.

La coorte di studio aveva un’età mediana di 66,5 anni (IQR: 59,8-74,3), con una netta preponderanza  di pazienti di sesso femminile (92,1%). La maggioranza (68,5%) dei pazienti dello studio era in trattamento con GC al basale.
Le diagnosi di malattia reumatologica più comuni includevano l’artrite reumatoide (37,6%), la polimialgia reumatica (15,8%) e il lupus eritematoso sistemico (13,9%).  La DMO mediana al basale della colonna lombare era di 0,8 g/cm² e il 34,8% dei pazienti presentava un T-score inferiore a -2,5 in questa sede.

Risultati principali
Durante i 7 anni di follow-up, la DMO della colonna lombare è aumentata in modo significativo rispetto al basale in tutti i timepoint di valutazione  previsti dal protocollo dello studio (P <0,001). Anche la DMO del collo femorale, del trocantere e dell’anca totale è migliorata in modo significativo in un periodo di 3 anni (P <0,001 per tutte le sedi).

I guadagni di DMO della colonna lombare sono risultati coerenti nei sottogruppi stratificati per età, funzione renale e dose di GC. Tuttavia, i pazienti che erano in trattamento con almeno 5 mg/die di GC equivalenti di prednisone hanno sperimentato un incremento di DMO più ridotto ad 1 anno rispetto ai non utilizzatori di GC. La persistenza del trattamento con denosumab a 7 anni è stata del 68,1%, con problemi di salute orale come motivo più comune di interruzione.

Eventi avversi (AE) sono stati riportati in 121 pazienti, con 44 che hanno sperimentato AE gravi, come infezioni (n=24, con 3 decessi) e neoplasie (n=9). L’ipocalcemia si è verificata nel 4,8% dei pazienti e l’osteonecrosi della mandibola è stata riportata in 2 casi (1,2%).

Gli autori dello studio hanno osservato che la DMO diminuiva dopo l’interruzione del denosumab tra i pazienti che non avevano iniziato terapie alternative per l’OP. Tra coloro che erano stati trattati con teriparatide dopo la sospensione del denosumab, la DMO è aumentata, evidenziando l’importanza della pianificazione di trattamenti sequenziali.

Riassumendo
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso alcuni limiti metodologici dello studio, quali il disegno retrospettivo monocentrico, la mancanza di un gruppo di controllo e la presenza di dati limitati oltre i 3 anni per la DMO femorale.
Inoltre, non si può eslcidere che la variabilità nei tempi delle valutazioni della DMO possa aver influenzato la precisione dei confronti longitudinali.

Ciò detto, lo studio suggerisce che l’impiego a lungo termine di denosumab rappresenta un’opzione efficace e generalmente sicura per aumentare la DMO nei pazienti con malattie reumatologiche.
“È necessario un follow-up a lungo termine per valutare l’effetto esteso del denosumab sulla DMO femorale”, hanno aggiunto gli autori.

Bibliografia
Furukawa K et al. Long-term effectiveness and safety of denosumab for osteoporosis in patients with rheumatic diseases. J Rheumatol. Published online July 1, 2025. doi:10.3899/jrheum.2024-1321
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