La digitossina ha ridotto il rischio di morte per tutte le cause e di ospedalizzazione per peggioramento dello scompenso cardiaco (HF) in pazienti con HF avanzato e frazione di eiezione ridotta
La digitossina ha ridotto il rischio di morte per tutte le cause e di ospedalizzazione per peggioramento dello scompenso cardiaco (HF) in pazienti con HF avanzato e frazione di eiezione ridotta (HFrEF), secondo uno studio presentato oggi in una sessione Hot Line al Congresso ESC 2025.
Spiegando il razionale, il professor Udo Bavendiek della Hannover Medical School, Germania, ha dichiarato: “I glicosidi cardiaci, come digitossina e digossina, sono utilizzati per trattare lo scompenso da due secoli. Tuttavia, le prove sui loro effetti benefici nell’HFrEF derivano principalmente da un singolo studio randomizzato, il trial DIG pubblicato nel 1997.
La digossina aveva mostrato un effetto neutro sulla mortalità, ma bassi livelli sierici erano associati a miglioramenti, mentre livelli più alti peggioravano la prognosi. È importante notare che i ricoveri per peggioramento dello scompenso, un endpoint secondario prespecificato, erano ridotti con digossina e i benefici maggiori si osservavano nei pazienti con sintomi marcati e frazione di eiezione molto ridotta.
Abbiamo progettato il trial DIGIT-HF con digitossina – che mantiene concentrazioni stabili anche in caso di disfunzione renale – includendo pazienti con HF sintomatico e un elevato carico sintomatologico.”
Introduzione su digossina e digitossina
La digossina e la digitossina sono glicosidi cardiaci usati nello scompenso e in alcune aritmie.
La digossina ha un’emivita breve (1-2 giorni), è eliminata dai reni ed è la più usata in clinica.
La digitossina dura più a lungo (5-7 giorni), viene metabolizzata dal fegato ed è utile nei pazienti con insufficienza renale.
Entrambe possono dare tossicità (aritmie, disturbi gastrointestinali e neurologici), ma la digitossina è più difficile da gestire in caso di effetti avversi perché resta a lungo in circolo.
In pratica, si preferisce la digossina, mentre la digitossina è una valida alternativa in casi selezionati.
Disegno dello studio
DIGIT-HF è stato uno studio randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, condotto in 55 centri in Germania, Austria e Serbia. I pazienti erano eleggibili se avevano HFrEF sintomatico: classe NYHA II e frazione di eiezione ≤30% oppure classe NYHA III–IV e frazione di eiezione ≤40%. Sono stati randomizzati 1:1 a digitossina o placebo in aggiunta alla terapia standard. I pazienti del gruppo digitossina ricevevano inizialmente 0,07 mg al giorno, con aggiustamento in doppio cieco a 0,05 mg o 0,1 mg dopo 6 settimane per ottenere una concentrazione target di 8–18 ng/ml.
L’endpoint primario era un composito di morte per tutte le cause e ricovero per peggioramento dell’HF, analizzato secondo il principio dell’intention-to-treat (ITT). I 1.212 pazienti della popolazione ITT avevano un’età media di 66 anni, il 20% era di sesso femminile. La LVEF media era del 29% e il carico sintomatologico era elevato: il 70% dei pazienti era in classe NYHA III o IV. La terapia farmacologica contemporanea per HF era ben implementata, inclusa un’ampia diffusione di dispositivi (64% con defibrillatori; 25% con terapia di resincronizzazione cardiaca).
Risultati dello studio
Dopo una mediana di 36 mesi, l’endpoint primario si è verificato nel 39,5% dei pazienti nel gruppo digitossina e nel 44,1% nel gruppo placebo ( hazard ratio [HR] 0,82; intervallo di confidenza [IC] 95% 0,69–0,98; p=0,03). In totale, il 27,2% dei pazienti nel gruppo digitossina e il 29,5% nel gruppo placebo sono deceduti (HR 0,86; IC 95% 0,69–1,07). Un primo ricovero per peggioramento dello scompenso si è verificato nel 28,1% dei pazienti nel gruppo digitossina e nel 30,4% nel gruppo placebo (HR 0,85; IC 95% 0,69–1,05). Il numero totale di morti e ricoveri per HF peggiorato è stato 537 nel gruppo digitossina e 531 nel gruppo placebo (rate ratio 0,85; IC 95% 0,67–1,09). L’endpoint primario è risultato positivo in tutti i sottogruppi prespecificati, con benefici particolari nei pazienti con frequenza cardiaca ≥75 bpm o pressione sistolica ≤120 mmHg. Per quanto riguarda la sicurezza, eventi avversi gravi si sono verificati nel 4,7% dei pazienti del gruppo digitossina e nel 2,8% del gruppo placebo, prevalentemente disturbi cardiaci (3,4% e 1,8% rispettivamente).
Conclusioni
Il professor Bavendiek ha concluso: “Abbiamo dimostrato che, utilizzando un semplice protocollo di titolazione, la digitossina riduce significativamente morte per tutte le cause e ricoveri per HF peggiorato in pazienti già in terapia ottimizzata per HF, nonostante un arruolamento inferiore alle attese. Sulla base dei nostri risultati, la digitossina rappresenta un’opzione aggiuntiva per i pazienti con HFrEF, in particolare quelli con fibrillazione atriale, frequenze cardiache elevate, bassa pressione arteriosa o disfunzione renale.”

