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BPCO: studio indaga come e quanto camminano i pazienti

passi

Le persone con BPCO camminano meno rispetto ai coetanei sani, e questo è legato ad outcome negativi come mortalità ed esacerbazioni

Nelle persone affette da BPCO, i digital mobility outcome (DMO) relativi all’andatura sono distribuiti normalmente e peggiorano con il progredire della malattia.  Non solo: i DMO relativi alla velocità e alla cadenza del passo sono significativamente alterati rispetto a quelli degli individui in buone condizioni di salute.  Queste le conclusioni di uno studio europeo pubblicato su ERJ (organo ufficiale ERS) che suggeriscono di condurre ulteriori ricerche per chiarire quali DMO possono essere migliorati con trattamenti volti a migliorare la mobilità e ridurre gli eventi avversi (AE).

Razionale e obiettivi dello studio
Il cammino è fondamentale nella BPCO, sottolineato i ricercatori nell’introduzione allo studio: le persone con BPCO camminano meno rispetto ai coetanei sani, e questo è legato ad outcome negativi come mortalità ed esacerbazioni.
L’andatura influisce su salute, autonomia e sopravvivenza negli anziani e nelle persone con patologie croniche. Può essere descritta tramite velocità, ritmo e variabilità, usando parametri come cadenza e durata del passo. Tali misure stanno guadagnando interesse clinico, ma finora sono state valutate soprattutto in laboratorio. Le misure reali, però, aiutano a comprendere meglio la percezione di mobilità, la sicurezza, lo sforzo applicato e il rischio di cadute o di morte.

L’andatura quotidiana resta poco studiata, anche per la mancanza di strumenti clinici adeguati. Studi in laboratorio mostrano che i pazienti camminano meno e più lentamente dei sani, e che la lentezza è associata a maggiore rischio di morte.

Le tecnologie indossabili offrono oggi nuovi strumenti per valutazioni più accurate nella vita reale. Su questo presupposto è stato concepito il nuovo studio, che ha analizzato l’andatura reale nella BPCO, usando i Digital Mobility Outcomes (DMOs) del metodo Mobilise-D, basato su un dispositivo indossabile e un algoritmo dedicato.
(NdR. I DMO sono parametri quantitativi dell’andatura e della mobilità raccolti in modo oggettivo e digitale attraverso sensori indossabili, accelerometri, giroscopi o altri dispositivi digitali).

Gli obiettivi sono stati i seguenti: 1) valutare i livelli e la distribuzione dei DMOs nella vita quotidiana; 2) confrontare i dati per diversi stadi di gravità di malattia.
Inoltre, in un’analisi secondaria, sono stati confrontati questi dati con quelli ottenuti in individui anziani in buone condizioni di salute.

Disegno dello studio e risultati principali
I ricercatori hanno reclutato per questo studio 549 persone con BPCO provenienti da sette centri europei e 19 adulti anziani sani. Questi hanno indossato dispositivi indossabili singoli in modo continuo per 1 settimana, grazie ai quali sono stati identificati gli episodi di deambulazione e calcolati 15 indicatori digitali di mobilità (DMO) aggregati a livello settimanale, per poi metterli a confronto sia in base ai diversi livelli di gravità della BPCO che in rapporto a quanto rilevato negli individui sani.
Sul totale dei partecipanti affetti da BPCO, il 37% erano donne con un’età media± deviazione standard di 68± 8 anni e un valore predetto di FEV1 post-broncodilatatore pari al 54± 20%.

Dall’analisi dei dati è emerso che tutti i DMO relativi alla deambulazione erano distribuiti normalmente e mostravano variabilità tra i partecipanti allo studio (es. velocità media ± deviazione standard del cammino pari a 0,83±0,12 m·s−1, con un intervallo compreso da 0,48 a 1,20 m·s−1).

La velocità del cammino e la cadenza erano inferiori con l’aumentare della gravità della malattia (es. velocità media ± deviazione standard del cammino pari a 0,88±0,11, 0,85±0,12, 0,80±0,12 e 0,78±0,14 m·s−1, rispettivamente, per gli stadi di gravità di malattia GOLD compresi da 1 a 4, p<0,001; cadenza media ± deviazione standard di 93±6, 91±6 e 89±7 passi·min−1 nei gruppi GOLD A, B ed E, p=0,013).

La lunghezza e la durata del passo variavano in base ai livelli di gravità della BPCO. La variabilità tra episodi (bout-to-bout) della velocità del cammino e della cadenza variava solo in base ai livelli di gravità della dispnea.

In un’analisi secondaria, i ricercatori hanno confrontato i dati dei DMO delle persone affette da  BPCO con un campione di 19 adulti anziani sani (47% donne, età media pari a 71±6 anni) e si è potuto osservare che la velocità del cammino e la cadenza variavano tra i partecipanti con BPCO e gli adulti sani (es. velocità media±deviazione standard del cammino pari a 0,83±0,12 vs. 0,90±0,12 m·s−1, p=0,041).

Punti di forza e di debolezza dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno passato in rassegna i punti di forza e di debolezza dello studio.

Tra i punti di forza si segnalano, innanzitutto, l’impiego di un approccio innovativo per caratterizzare la deambulazione reale nei pazienti affetti da BPCO, utilizzando misure oggettive fornite da un dispositivo indossabile che rileva le prestazioni di deambulazione in ambienti di real life.

In secondo luogo, sono stati reclutati partecipanti provenienti da diversi setting in tutta Europa, fornendo così un ampio spettro di gravità della malattia e aumentando la validità esterna dei risultati.

Tra i limiti dello studio, i ricercatori hanno segnalato in primis, che alcuni fattori ambientali (ad esempio, la pedonabilità del quartiere, la ruralità, le condizioni meteorologiche) possono influenzare l’andatura reale delle persone affette da BPCO, ma non sono stati controllati in questo studio e dovrebbero essere oggetto di nuovi studi.

In secondo luogo, la selezione di un campione di anziani sani e le dimensioni disuguali dei campioni tra i pazienti affetti da BPCO e i loro coetanei sani potrebbero aver ostacolato l’identificazione di differenze significative. A tal proposito, però, i ricercatori hanno anche aggiunto di aver calcolato la potenza del campione per identificare le differenze tra i gruppi e di aver valutato le varianze in tutte le analisi.

Infine, i ricercatori hanno ricordato che gli adulti sani sono stati reclutati durante la pandemia di COVID-19, il che potrebbe aver influenzato le loro attività quotidiane e il loro comportamento di deambulazione, alterando probabilmente le differenze nei DMO tra i gruppi.

Implicazioni dello studio
Alla luce di tutto quanto detto sopra, nel complesso, i risultati sono rilevanti per la ricerca, la pratica clinica e la salute pubblica. Spiegano i ricercatori: “Gli studi futuri che valutano il cammino nella vita reale nei soggetti con BPCO, considerandolo come fattore di esposizione, intervento o variabile di esito, dovrebbero andare oltre i parametri tradizionali relativi alla quantità di cammino, ad esempio il conteggio dei passi, perché abbiamo dimostrato che la deambulazione è compromessa anche in presenza di questa condizione, anche dopo aver tenuto conto della durata del cammino (cioè una misura della quantità di cammino)”.

“Per i professionisti sanitari – continua – prestare attenzione alla deambulazione può aiutare a valutare l’impatto della malattia sulla vita quotidiana e, in definitiva, l’efficacia delle terapie farmacologiche e non farmacologiche. È importante sottolineare che, affrontando i cambiamenti nella deambulazione e intervenendo su di essi, i clinici potrebbero essere in grado di affrontare determinanti chiave di cadute, disabilità e mortalità in questa popolazione”.

“Nel complesso – concludono – i risultati di questo studio indicano la necessità di considerare l’alterazione della deambulazione, e non solo la riduzione della quantità di cammino, nello sviluppo e nell’implementazione di studi interventistici e programmi di salute pubblica per un invecchiamento attivo e in buona salute”.

Bibliografia
Delgado-Ortiz L et al. How do people with COPD walk? A European study on digitally measured real-world gait. European Respiratory Journal 2025 66(1): 2402303; DOI: https://doi.org/10.1183/13993003.02303-2024
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