Stefano Argentino, l’assassino di Sara Campanella, si è ucciso in carcere. Il processo per il femminicidio, che doveva partire il 10 settembre, non ci sarà
Si è tolto la vita in carcere Stefano Argentino, 27 anni, il giovane che il 31 marzo scorso aveva ucciso a coltellate, in strada, Sara Campanella, ragazza di cui era invaghito ma che lo aveva rifiutato. Il ragazzo, che da tempo (circa due anni) la tormentava e le continuava a chiedere di vedersi nonostante la 21enne non volesse saperne, quel pomeriggio l’aveva aspettata fuori dall’ospedale di Messina dove la giovane lavorava, l’aveva seguita e aveva tentato di parlarle, ancora. Non è chiaro se i due avessero avuto una discussione ma lui a un certo punto, in strada, ha tirato fuori il coltello e l’ha colpita a morte. Uccidendola, in particolare con una coltellata mortale alla gola. Un video ha documentato tutta la fase precedente al delitto e immortalato i due che camminavano vicini. Argentino aveva confessato di averla uccisa.
LE PRECEDENTI INTENZIONI SUICIDE
Argentino, originario di Noto, aveva conosciuto Sara all’Università di Messina. Erano compagni di facoltà. Dopo l’arresto per omicidio, in carcere, aveva annunciato la decisione di non mangiare perché intenzionato a morire. Poi la cosa era rientrata. Era seguito da un gruppo di psicologici e terapisti e, dopo che le sue condizioni psicologiche erano migliorate, era tornato ad un regime carcerario ordinario da due settimane e al momento era in cella con altri detenuti. Il regime di sorveglianza speciale gli era stato tolto.
Il suicidio, oggi pomeriggio, sarebbe avvenuto in un momento in cui Argentino si era allontanato dai suoi compagni. Lo hanno trovato gli agenti della polizia penitenziaria. I soccorsi sono stati inutili. La Procura di Messina ha aperto un’inchiesta per chiarire cosa sia accaduto in carcere.
IL PROCESSO PER L’OMICIDIO DI SARA NON CI SARÀ
La prima udienza del processo si sarebbe tenuta il 10 settembre davanti alla Corte d’Assise di Messina. Il 12 giugno la Procura aveva chiesto il giudizio immediato per Argentino: gli contestava l’aggravante della premeditazione e anche della crudeltà. Gli inquirenti hanno scoperto che il giovane teneva un diario in cui aveva annotato il proposito di uccidere la ragazza. Sara, quando quel terribile 31 marzo ha visto che il 27enne la stava seguendo, aveva mandato un messaggio alle amiche per avvisarle che “il malato” la stava seguendo. Aveva poi attivato il registratore del telefono per sicurezza. E infatti nei giorni scorsi era uscita la notizia che gli inquirenti avevano in mano, come prove, le registrazioni degli ultimi minuti prima dell’aggressione mortale.
FONTE: AGENZIA DI STAMPA DIRE (WWW.DIRE.IT)

