Nuovi ingressi in azienda: cosa serve per un processo di onboarding di successo


Anche il processo di onboarding può fare la differenza nel creare condizioni di lavoro che possano mettere i nuovi dipendenti a proprio agio e nelle condizioni di lavorare serenamente

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In un mercato del lavoro sempre più competitivo, complesso e orientato alla flessibilità, anche il processo di onboarding può fare la differenza nel creare condizioni di lavoro che possano mettere i nuovi dipendenti a proprio agio e nelle condizioni di lavorare serenamente.

“Preparare al meglio i primi giorni di lavoro, all’interno di una nuova azienda o a bordo di un nuovo progetto – spiega Enrica Ceccato, HR Director di apag2, multinazionale di consulenza operativa specializzata nel mondo dell’ingegneria e dell’IT – è essenziale per creare un’accoglienza mirata e in grado di garantire motivazione e coinvolgimento. Soprattutto in ambito consulenziale, infatti, i professionisti si trovano spesso a operare in ambienti diversi, con metodologie, strumenti e culture aziendali differenti. Ed è proprio per questo che un processo efficace di onboarding diventa cruciale per ridurre i tempi di adattamento, migliorare la produttività, favorire il benessere delle persone e preservare la competitività”.

La motivazione delle risorse come leva di competitività. Sappiamo che una risorsa motivata genera valore e contribuisce a creare un ambiente di lavoro dove tutti possano sentirsi a proprio agio e liberi e di esprimersi. Investire nel benessere e nel coinvolgimento delle persone deve essere una priorità perché un professionista ascoltato, supportato e formato rende di più, rimane più a lungo e contribuisce attivamente al successo di un’azienda o di un progetto.

Numerose ricerche indicano che il costo della perdita di un dipendente può variare tra il 30% e il 200% del suo stipendio annuo, a seconda del ruolo, degli anni di esperienza e delle competenze. A ciò si aggiungono i costi nascosti legati alla perdita di know-how, al rallentamento nello svolgimento dei task e alla necessità di avviare nuovi percorsi di selezione e formazione.

Il modello di agap2 per un onboarding efficace e per rafforzare il senso di appartenenza:

  • Preparazione mirata: ogni nuovo progetto viene anticipato da un onboarding tecnico e culturale per preparare la risorsa alle specificità del contesto nel quale dovrà lavorare nei mesi successivi;

  • Supporto attivo: i team HR e manageriali mantengono un contatto costante con il/la dipendente, per monitorare l’andamento del lavoro, il suo benessere e intervenire rapidamente in caso di criticità;

  • Feedback regolari: vengono organizzati momenti di confronto strutturati e periodici per raccogliere opinioni, identificare aree di miglioramento e rafforzare il senso di appartenenza, anche a distanza.

  • Annual review: Ogni anno organizziamo un incontro di revisione strutturato, finalizzato a fare il punto sul percorso professionale della risorsa. L’ordine del giorno prevede:

    • Analisi degli obiettivi dell’anno appena concluso e verifica del loro raggiungimento.

    • Definizione degli obiettivi per l’anno successivo.

    • Confronto su ambizioni, aspettative e prospettive di crescita del/della dipendente.

    • Esplorazione di eventuali nuovi ambiti di interesse o sviluppo.

    • Pianificazione condivisa del percorso professionale per i successivi 12 mesi.

Un approccio che valorizza le persone. “In un momento storico decisamente complesso come quello attuale – conclude Enrica Ceccato – costruire la fiducia e la cultura aziendale è fondamentale per il successo di ogni struttura. In un periodo in cui l’incertezza economica e i cambiamenti tecnologici impongono nuove sfide quotidiane, investire sulle persone significa creare ambienti di lavoro più resilienti, collaborativi e motivanti. Solo così è possibile attrarre e trattenere i talenti, promuovere il benessere organizzativo e garantire una crescita sostenibile nel tempo”.