Non vi è differenza significativa nell’efficacia tra aspirina orale e iniezioni di eparina a basso peso molecolare (LMWH) nel prevenire complicanze emorragiche e tromboemboliche
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Uno studio presentato di recente a San Diego, al congresso annuale dell’American Academy of Orthopaedic Surgeons, ha evidenziato che, nei pazienti con fratture ossee traumatiche, non vi è differenza significativa nell’efficacia tra aspirina orale e iniezioni di eparina a basso peso molecolare (LMWH) nel prevenire complicanze emorragiche e tromboemboliche. Questa conclusione è emersa dall’analisi di sottopopolazioni dello studio randomizzato PREVENT CLOT.
In un campione di oltre 12.000 pazienti appartenenti a 11 sottogruppi a rischio, non sono stati rilevati dati significativi in termini di prevenzione dell’embolia polmonare, della trombosi venosa profonda (TVP) prossimale e delle complicanze emorragiche.
I pazienti erano trattati con dosi giornaliere di aspirina (81 mg due volte al giorno) o di LMWH (30 mg due volte al giorno), ha riportato Sandip Tarpada, del NYC Health + Hospitals/Harlem.
Tuttavia, tre sottogruppi di pazienti trattati con aspirina hanno registrato tassi più elevati di trombosi venosa distale rispetto a quelli che ricevevano LMWH. Si trattava dei pazienti con trauma cranico e punteggio AIS (Abbreviated Injury Scale) superiore a 2 (5,5% vs 1,1%), con trauma toracico e AIS >2 (2,2% vs 0,8%), e con lesioni gravi (ISS >16; 3,3% vs 1,6%).
Dopo correzione per comparazioni multiple, tali differenze non sono risultate statisticamente significative.
Le preferenze del paziente
Per l’endpoint primario di mortalità a 90 giorni, due sottogruppi che hanno ricevuto LMWH hanno mostrato tassi di mortalità più elevati rispetto a quelli trattati con aspirina: i pazienti con trauma cranico e AIS >2 (3,7% vs 0,5%) e quelli con lesione spinale e AIS >2 (6% vs 0%).
Tuttavia, negli 11 sottogruppi analizzati complessivamente, non sono emerse differenze statisticamente rilevanti.
Gli autori dello studio, tra cui Nathan O’Hara dell’Università del Maryland, hanno concluso che i risultati supportano ulteriormente la validità dell’aspirina nella prevenzione delle tromboembolie venose nei pazienti ortopedici, anche con fattori di rischio aggiuntivi.
i ricercatori hanno concluso che l’aspirina non era inferiore all’LMWH per la mortalità per tutte le cause a 90 giorni, le complicanze emorragiche e l’embolia polmonare non fatale. Solo i tassi di TVP erano significativamente peggiori con l’aspirina.
«Il tromboembolismo venoso, che include l’embolia polmonare e la trombosi venosa profonda, rimangono complicanze comuni dopo un trauma ortopedico», ha osservato O’Hara. «La maggior parte delle linee guida cliniche raccomanda che i pazienti assumano LMWH mentre sono in ospedale e spesso dopo la dimissione per diverse settimane per prevenire la formazione di coaguli di sangue dopo un trauma ortopedico».
Tuttavia, ha aggiunto, «ci sono prove crescenti che l’aspirina potrebbe fornire una protezione simile contro il tromboembolismo venoso in questa popolazione di pazienti. Supponendo risultati clinici simili, i pazienti preferiscono fortemente l’aspirina, una piccola compressa orale, rispetto all’LMWH, che richiede un’iniezione di un ago nell’addome».
Un limite dello studio è stato la correzione statistica conservativa, che potrebbe aver influenzato la significatività dei risultati.
Fonte:
Tarpada SP, et al. Is aspirin an effective thromboprophylaxis in high-risk patients? A comprehensive subpopulation analysis of the PREVENT CLOT study. AAOS 2025; San Diego. Abstract 494. leggi