L’impiego degli inibitori del TNF (TNF-i) non ha mostrato alcun impatto negativo sulla sopravvivenza dei pazienti con artrite reumatoide e diagnosi di tumore
L’impiego degli inibitori del TNF (TNF-i) non ha mostrato alcun impatto negativo sulla sopravvivenza dei pazienti con artrite reumatoide (AR) recentemente diagnosticati con carcinoma al colon-retto, ai polmoni o alla prostata. Queste le conclusioni rassicuranti (ma da confermare in nuovi studi) di un lavoro pubblicato recentemente su The Lancet Rheumatology.
Razionale e disegno dello studio
L’impiego di TNF-i nei pazienti affetti da artrite reumatoide con una recente diagnosi di cancro ha sollevato alcune preoccupazioni nei reumatologi e negli oncologi, dato che questi farmaci, noti per le loro proprietà immunosoppressive, potrebbero teoricamente indebolire la risposta immunitaria contro le cellule tumorali, aumentando il rischio di progressione o recidiva della malattia.
Fino ad ora, gli studi sull’argomento, fortunatamente rassicuranti, si erano concentrati sui pazienti reumatologici sopravvissuti a neoplasia rimasti liberi da malattia per anni. La limitata disponibilità di informazioni sulla sicurezza di questi farmaci nei pazienti con una diagnosi oncologica recente ha sollecitato, invece, la messa a punto di questo nuovo studio, che si è proposto di studiare l’associazione tra la sopravvivenza e il trattamento con TNF-i durante i primi 3 anni dopo la diagnosi di carcinoma del colon-retto, del polmone o della prostata nei pazienti con AR.
A tal scopo, i ricercatori hanno analizzato i dati di due database: il primo contenente le richieste di rimborso Medicare e le prescrizioni di farmaci, il secondo – database SEER (Surveillance, Epidemiology and End Results), che raccoglie informazioni sui tumori nel 48% della popolazione statunitense.
Lo studio ha coinvolto 1.981 pazienti con AR, suddivisi in tre gruppi in base al tipo di tumore diagnosticato tra gennaio 2008 e dicembre 2019:
– 514 pazienti con tumore del colon-retto in fase iniziale
– 864 con tumore al polmone
– 603 con tumore alla prostata
Per essere inclusi nello studio, i partecipanti dovevano avere almeno 66 anni, così da garantire la disponiblità di almeno un anno di dati Medicare. I ricercatori hanno confrontato la mortalità complessiva e quella specifica per tumore tra i pazienti che assumevano TNF-i e quelli trattati con DMARD convenzionali. Hanno inoltre effettuato analisi approfondite a 1, 2 e 3 anni, utilizzando modelli statistici avanzati per ridurre il rischio di distorsioni nei risultati.
Risultati principali
Dall’analisi dei dati è emerso che, a 1, 2 e 3 anni, i TNF-i non hanno mostrato un impatto negativo significativo sulla sopravvivenza complessiva o specifica per tumore.
Dopo il primo anno, i pazienti trattati con TNF-i hanno registrato i seguenti rapporti di rischio per la sopravvivenza complessiva rispetto ai pazienti trattati con DMARDcs:
– Tumore del colon-retto: 0,72 (IC 95%: 0,43-1,21; P = 0,022)
– Tumore al polmone: 0,7 (IC 95%: 0,49-1; P = 0,05)
– Tumore alla prostata: 0,8 (IC 95%: 0,44-1,44; P = 0,45)
Tuttavia, in tutti e tre i tipi di tumore, la sopravvivenza complessiva e specifica per tumore è risultata inferiore nei pazienti che avevano assunto glucocorticoidi nel primo anno dopo la diagnosi.
I ricercatori hanno spiegato quanto osservato con il fatto che i glucocorticoidi presentano un effetto immunosoppressore generale e potrebbero compromettere la risposta immunitaria antitumorale, favorendo così la progressione o la recidiva del tumore. Nei pazienti con AR, inoltre, l’impiego di glucocorticoidi è già risultato associato ad una mortalità maggiore.
Studio positivo ma da confermare
Nel complesso, i risultati di questo studio sono in linea con quelli di studi precedenti, confermando che i TNF-i non sembrano avere un impatto negativo significativo sugli outcome oncologici.
Tuttavia, gli autori dello studio hanno sottolineato la possibile presenza di alcuni fattori confondenti non ancora identificati che potrebbero aver influenzato i risultati.
Di qui la necessità, da loro auspicata, di condurre studi di conferma di quanto osservato e studi su altre neoplasie, come il melanoma, dove il sistema immunitario gioca un ruolo chiave nel controllo della crescita tumorale.
Va ricordato, a questo proposito, che molti di questi tumori vengono trattati con immunoterapie per potenziare la risposta antitumorale e che non è ancora noto se gli inibitori del TNF possano interferire con l’efficacia di questi trattamenti, data la presenza di dati contrastanti al riguardo.
Bibliografia
Ruiz JI, et al. Survival in patients with rheumatoid arthritis and recently diagnosed early-stage colorectal, lung, or prostate cancer receiving tumour necrosis factor inhibitors: a retrospective cohort studyLancet Rheumatol. 2025;doi:10.1016/S2665-9913(24)00379-5.
Leggi

