“Che ci faccio qui” torna stasera su Rai 3: prima tappa in Calabria


Stasera su Rai 3 torna il programma “Che ci faccio qui”. Prima puntata in Calabria, con chi accoglie i migranti e lotta contro la ‘ndrangheta

che ci faccio qui

Ci sono storie che non finiscono mai, luoghi e volti che non dimentichiamo e che continuano a dirci qualcosa, ecco perché a volte ci assale la nostalgia di andarli a cercare. Il 30 maggio, alle 21.20, torna su Rai 3 in prima serata “Che ci faccio qui”, il programma ideato e condotto da Domenico Iannacone. Una nuova serie in tre puntate, in cui Iannacone ripercorre, a distanza di diversi anni, un viaggio nel profondo Sud del Paese, per capire se qualcosa è mutato o se tutto è rimasto come un tempo.

Nella prima puntata, dal titolo “Ti vengo a cercare”, Domenico Iannacone torna in Calabria, terra dai forti contrasti, per ritessere le fila dell’esistenza di chi si batte per la dignità umana, di chi si espone, di chi resiste e di chi decide di restare.

Bartolo Mercuri, il piccolo commerciante di mobili della Piana di Gioia Tauro, con la sua associazione “Il Cenacolo” non ha mai smesso di aiutare i migranti di Rosarno. “Papà Africa”, così lo chiamano da queste parti, riporta le telecamere di “Che ci faccio qui” nella tendopoli di Rosarno, tra le pieghe di un’umanità dolente racchiusa dentro sacche di povertà estrema, per toccare con mano le condizioni disumane in cui centinaia di uomini e donne sono costretti a vivere. Come Alì, un bracciante di origini senegalesi che da anni abita in un deposito abbandonato, senza luce, né acqua, simbolo di questa schiera di invisibili.

Antonino De Masi, invece, continua a combattere la sua battaglia contro le cosche, protetto dall’esercito che piantona giorno e notte la sua azienda nel porto di Gioia Tauro. Scortato da anni, insieme alla famiglia costretta a vivere al Nord in un luogo protetto, l’imprenditore calabrese sta pagando a caro prezzo la scelta di denunciare la ‘ndrangheta, senza mai arretrare, senza mai cedere al ricatto. Il suo imperativo è resistere. Oggi Antonino non è più solo come un tempo, con lui c’è il figlio Giuseppe che ha deciso di tornare in Calabria per lottare al suo fianco. Una scelta difficile e coraggiosa che racchiude in sé il senso profondo di legalità di questa famiglia, che non si è mai piegata alle logiche della criminalità, anche a costo di sacrificare la propria vita.