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Bpco: livelli rapporto eosinofili/piastrine e di CRP prevedono eventi avversi

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I livelli del rapporto eosinofili/piastrine (EPR) e di CRP sono utili marcatori prognostici significativi della morbilità e della mortalità durante le esacerbazioni di Bpco

I livelli del rapporto eosinofili/piastrine (EPR) e di CRP (nonchè la sarcopenia) rappresentano degli utili marcatori prognostici  significativi della morbilità e della mortalità intra-ospedaliera durante le esacerbazioni di Bpco Lo dimostrano i risultati di uno studio pubblicato su Cureus (rivista open access di Springer).

Razionale e obiettivo dello studio
Studi precedenti di letteratura hanno identificato alcuni fattori di rischio per le esacerbazioni di Bpco, tra cui una precedente storia di riacutizzazione di malattia, una scarsa funzionalità polmonare, la presenza di sintomi di bronchite cronica, la colonizzazione batterica e una ridotta attività fisica. Questi fattori, tuttavia, spiegano i ricercatori nell’introduzione allo studio, non spiegano completamente l’eterogeneità della suscettibilità alle esacerbazioni tra i pazienti.

Di qui la crescita d’interesse e degli sforzi della ricerca per l’identificazione di nuovi biomarcatori predittivi e di caratteristiche trattabili in grado di guidare approcci di gestione più personalizzati.

In particolare, si sta sempre più comprendendo come l’infiammazione sistemica di basso grado e le manifestazioni extrapolmonari contribuiscano alla gravità della Bpco. Ciò ha portato alla ricerca di terapie antinfiammatorie mirate e alla gestione delle comorbidità sistemiche per ottimizzare la gestione della malattia ostruttiva polmonare.

Una comorbilità rilevante è rappresentata dalla sarcopenia, definita come la perdita degenerativa della massa e della forza dei muscoli scheletrici. Studi recenti hanno mostrato che la prevalenza della sarcopenia è compresa tra il 10% e il 20% nei pazienti con Bpco stabile.

La sarcopenia deriva probabilmente dall’inattività fisica, dalla cattiva alimentazione, dall’infiammazione sistemica e da altri meccanismi complessi nei pazienti con Bpco.

Stando ad alcuni studi recenti, la sarcopenia sarebbe associata ad outcome peggiori, tra cui una maggior frequenza di episodi di esacerbazione.

Il rapporto eosinofili/piastrine (EPR) del sangue periferico è stato recentemente valutato come biomarcatore della Bpco. L’infiammazione eosinofila delle vie aeree è caratterizzata da un fenotipo distinto di Bpco e da una buona risposta alla terapia corticosteroidea. L’eosinofilia ematica è associata ad un aumento del rischio di esacerbazione nei pazienti con Bpco.

L’EPR fornisce un metodo semplice e pratico per indicare la malattia che risponde ai corticosteroidi.

La CRP, invece, è un marker consolidato dell’infiammazione sistemica che risulta elevata nei pazienti con Bpco. Diversi studi hanno riportato che i livelli di CRP predicono fortemente le esacerbazioni della Bpco, l’ospedalizzazione e la mortalità, e sono stati proposti cut-off di CRP da >3 a 10 mg/L per indicare i pazienti ad alto rischio.

Presi nel complesso, la sarcopenia, l’EPR e i livelli di CRP rappresentano dei biomarcatori sistemici promettenti che possono predire outcome clinicamente importanti della Bpco, comprese le esacerbazioni.
Tuttavia, gli studi precedenti avevano valutato questi marcatori singolarmente.

Di qui il nuovo studio, che si è proposto di determinare la loro utilità prognostica e l’accuratezza rispetto alle misure convenzionali.

Disegno dello studio e risultati principali
Lo studio, un’analisi prospettica di pazienti con Bpco ricoverati per esacerbazioni acute per più di un anno, ha inclusi 200 partecipanti con Bpco. Di questi, 50 hanno manifestato alcuni eventi avversi, tra cui mortalità, riospedalizzazione, prolungamento del tempo di degenza, ipossiemia o ipercapnia.

I ricercatori hanno estrapolato, da questi pazienti, i dati demografici, quelli relativi alla funzione polmonare, ai sintomi, all’alimentazione, alla fragilità, nonché quelli relativi alla presenza di sarcopenia, al rapporto eosinofili-piastrine (EPR) e ai livelli di CRP. Le differenze tra i gruppi sono state analizzate mediante t-test e modelli di regressione.

Dall’analisi aggiustata dei dati per la presenza di fattori confondenti è emerso che sia i livelli elevati di CRP elevata che l’EPR basso risultavano essere dei predittori significativi di eventi avversi nei pazienti ospedalizzati con esacerbazioni di Bpco (area sotto la curva (AUC): 0,71 e 0,76, rispettivamente).

I risultati dell’ analisi multivariata, inoltre, hanno mostrato che l’EPR, i livelli di CRP e anche la sarcopenia erano erano significativamente associati alla manifestazione degli eventi avversi  sopra indicati (odds ratio aggiustati: 2,33, 2,09 e 1,97, rispettivamente).

Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso alcuni limiti metodologici dello studio. Tra questi segnaliamo, in primis, il disegno monocentrico (che limita la generalizzabilità dei dati ad altri contesti), e l’assenza di dati di follow-up sugli outcome ambulatoriali.

La dimensione numerica del campione ha fornito una potenza statistica adeguata per le analisi primarie, ma non per i confronti tra sottogruppi. Inoltre i ricercatori hanno segnalato, come altro limite dello studio, la mancanza di informazioni sull’intervento nutrizionale.

Questi limiti hanno portato i ricercatori a suggerire, per i prossimi studi, la valutazione degli effetti dell’integrazione/supporto nutrizionale, nello specifico, relativamente ai pazienti sarcopenici con Bpco durante gli episodi di esacerbazione di malattia.

Ciò premesso, in conclusione, lo studio ha confermato il valore predittivo di EPR e CRP per la stratificazione del rischio nei pazienti con Bpco ospedalizzati per esacerbazione di malattia, suggerendo lo studio di approcci terapeutici mirati on questa popolazione ad alto rischio.

Tuttavia, anche la sarcopenia, la fragilità, la malnutrizione e i sintomi possono identificare i pazienti che richiedono un maggiore supporto.

Di qui, secondo i ricercatori, l’ipotesi (da confermare) secondo la quale l’adozione di un approccio multimodale alla prognosi che incorpori i risultati clinici e di laboratorio potrebbe ottimizzare le previsioni e portare ad un miglioramento degli outcome avversi legati alle esacerbazioni.

Bibliografia
Gandhi R et al. Sarcopenia, Eosinophil-to-Platelet Ratio, and C-reactive Protein as Predictors of Adverse Events in Patients With Acute Exacerbations of Chronic Obstructive Pulmonary Disease: A Prospective Observational Study. Cureus 16(3): e56651. doi:10.7759/cureus.56651
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