Fuori “Dues”, il nuovo album degli I Shot a Man


“DUES” è il nuovo album degli I Shot a Man, concepito tra i blues urbani del nostro secolo, trascinato per le rive del Mississippi fino alle paludi della Louisiana

i shot a man cover

“DUES” è il nuovo album degli I Shot a Man, concepito tra i blues urbani del nostro secolo, trascinato per le rive del Mississippi fino alle paludi della Louisiana.

A stendere il tappeto rosso al nuovo lavoro sono stati i due singoli “Arnold Wolf” e “Billboards”, prima e ultima traccia del disco. “Arnold Wolf”, un brano intriso di chitarre elettriche e suoni saturi, a sottolineare la ricerca di un sound moderno e diretto, e “Billboards”, una ballata notturna dai toni caldi e vellutati, tinta di soul anni ‘70. Quello che c’è nel mezzo è DUES. Una raccolta, un disco antologico, l’amore per le figlie e i figli del blues, per le sue radici e per le sue declinazioni più moderne. È un album da sfogliare, una raccolta di foto, storie di persone diverse vissute in luoghi e momenti diversi. Come se ogni brano fosse un piccolo film, alla ricerca di un nuovo blues, come se fosse sempre stato lì, come se nascesse oggi.

DUES è il secondo album in studio di un trio che sognava di essere una big band. DUES si addentra nell’essenza del blues, districa le sue radici africane, morde il delta del Mississippi, inghiotte i suoi figli più moderni. Con testi intensi che esplorano il peso dei demoni del nostro secolo, tra la difficoltà di vivere in questo mondo e una spiritualità sempre tesa a un dio lontano, ogni brano è un ritratto, un personaggio, una invocazione. Dai riff incendiari alle melodie penetranti, DUES ricerca l’insoddisfazione, il moto costante, subisce il fascino del ricordo, si abbandona alla malinconia, per tornare sempre all’essenza cruda e potente del blues.

“La ricerca, gli ascolti, ci hanno spinto a cercare di interiorizzare i generi a cui ci siamo avvicinati, così da non imitarli, ma spogliarli, riprenderli da zero, e mescolarli tra loro”.

Al suono marcatamente delta del primo album, infatti, si aggiungono ritmi che dal moderno desert blues africano arrivano a ossessivi Hill Country Blues, suoni della scena di Nashville coi suoi Black Keys e Jack White, ma anche arie di New Orleans, e atmosfere soul anni ’70.

“Non possiamo definirci degli integralisti del blues. È una musica che amiamo, e per noi amarla vuol dire accogliere le influenze che l’hanno generata e che ha generato, ed evitare i clichés, gli stilemi, le strade battute. DUES è una parola che abbiamo piegato a nostro uso personale: è il nostro secondo album, e ci divertiva l’idea che il titolo contenesse la parola italiana “due”. DUES potrebbe essere tradotto con “debiti”, il dovere qualcosa a qualcuno, al fisco, alla vita, nel senso più letterale e materiale del termine, ma anche nell’accezione dell’essere in debito in senso artistico, verso coloro che ci hanno preceduto. “Pay the dues”, infine, è il guadagnarsi qualcosa con il sudore, il duro lavoro e la sofferenza. Gunbender, il nostro primo album, è stato registrato in presa diretta in 5 giorni, DUES ha richiesto un anno di gestazione. La maggior parte dei brani è stata scritta durante un breve ma intenso ritiro tra le colline, poco fuori dalla nostra città. C’erano idee, riff, suggestioni, versi senza musica. I pezzi hanno preso una loro forma embrionale, e qualche mese dopo siamo entrati in studio di registrazione. L’album è stato prodotto, registrato e mixato da Manuel Volpe per Rubedo Recordings. Manuel ha accolto i brani, vestendoli un pezzettino alla volta, a volte assecondandone l’identità, a volte proponendo soluzioni radicali e inaspettate. In DUES troviamo inoltre Simone Scifoni al pianoforte in Spazio 50, Tom Newton all’armonica e cori in Moanin’ at Midnight, Alice Costa e Ilaria Audino nei cori di Thieves e Billboards.”