Numero chiuso a Medicina: 4 società scientifiche contrarie all’abolizione


SIE, AME, SIAMS, SIGIS e FESDI esprimono la loro preoccupazione sulla possibile abolizione del numero chiuso per il Corso di Laurea in Medicina

test di medicina

Le Società Italiana di Endocrinologia (SIE), l’Associazione Medici Endocrinologi (AME), la Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS), la Società Italiana Genere Identità e Salute (SIGIS) e la Federazione delle Società di Diabetologia (FESDI) esprimono viva preoccupazione e contrarietà per le decisioni assunte dalla commissione Istruzione del Senato relativa alla possibile abolizione del numero chiuso per il Corso di Laurea in Medicina.

In particolare vogliono ribadire che nel nostro paese non è vero che manchino i medici, ma piuttosto ritengono prioritario rivedere l’organizzazione del Servizio Sanitario Nazionale che, a distanza di 45 anni dalla legge 833, ha necessità di una profonda revisione alla luce di una situazione demografica che vede la popolazione anziana sempre più numerosa: nel 2050 per ogni 100 giovani vi saranno più di 300 anziani.

La conseguenza epidemiologica di una presenza sempre maggiore di anziani sarà un incremento significativo delle malattie croniche (70% della spesa sanitaria) non trasmissibili.

Questa deriva epidemiologica comporta già ora, ma sarà gravissima in un futuro prossimo, la carenza di medici specialistici e di personale sanitario idoneo in grado di affrontare il nuovo panorama che il sistema sanitario nazionale ha davanti a sé nei prossimi anni. Sistema Sanitario Nazionale che dovrà, per sopravvivere ed offrire ai cittadini l’assistenza che meritano, garantire personale sanitario formato per le nuove sfide e pagato dignitosamente.

Le società scientifiche che rappresentiamo sono disponibili a collaborare con qualsiasi istituzione (MUR e MINSAN e Assessorati Regionali alla Salute e Welfare) per quanto di nostra competenza e per tavoli comuni di confronto allo scopo di affrontare con serenità questo quadro complesso che, lasciato alla deriva, priverà ciascuno di noi di un’assistenza sanitaria equa e solidale.