Grandi benefici per i pazienti dalla collaborazione tra reumatologi e psicologi


La comunità dei reumatologi ritiene che il supporto psicologico ai pazienti reumatici abbia un beneficio sulla loro vita secondo un sondaggio

Un'analisi post-hoc degli studi FINCH 1-3 ha dimostrato l'efficacia del Jak inibitore filgotinib anche sul sintomo dolore in pazienti affetti da artrite reumatoide 

La comunità dei reumatologi ritiene che il supporto psicologico ai pazienti reumatici abbia un beneficio sulla loro vita e anche una ricaduta positiva sul ruolo dello stesso professionista. E, di conseguenza, ritiene opportuno definire con lo psicologo momenti di confronto per la condivisione di informazioni importanti rispetto al percorso del paziente: è quanto emerso da un sondaggio realizzato dal Collegio Reumatologi Italiani-CReI in collaborazione con l’Associazione Nazionale Psicologi Psicoterapeuti-ANaPP.

Il sondaggio è stato realizzato in occasione del corso per psicologi sul “Dolore cronico ed approccio integrato interprofessionale reumatologo-psicologo-psicoterapeuta”, realizzato, anche con la collaborazione di professionisti ANaPP nell’ambito del XXVI Congresso Nazionale del Collegio Reumatologi Italiani attraverso un questionario proposto ai medici reumatologi per conoscere il loro parere in merito alla validità della collaborazione con lo psicologo nella gestione del paziente reumatico.

“Abbiamo avviato questa attività perché siamo convinti dell’importanza delle relazioni multidisciplinari nell’ambito della reumatologia”, ha dichiarato Daniela Marotto, presidente CReI, “proprio nel momento in cui si parla di ‘fine dei silos’, riteniamo che uno sguardo ampio sulle problematiche espresse dai pazienti ed anche sul vissuto dei reumatologi possa aiutare in una presa in carico più precisa e olistica”. “Abbiamo partecipato con grande interesse alla gestione di questo sondaggio”, precisa Giulia Maffioli, presidente ANaPP, “in quanto è sempre più evidente che l’intervento di supporto psicologico integrato con il percorso con il reumatologo, sia essenziale per il raggiungimento di una migliore qualità di vita dei e delle pazienti affette da patologie reumatiche ed in particolare dalla fibromialgia.

Il questionario CReI-ANaPP si compone di sette domande a risposta multipla, con la possibilità di effettuare più opzioni di risposta e una domanda finale a risposta aperta. Il focus si è incentrato sui bisogni, le motivazioni e l’interesse dei reumatologi a costruire un percorso condiviso con psicologi e psicoterapeuti per dare maggiori risposte alle esigenze delle persone con malattie reumatiche e ottenere un più soddisfacente risultato terapeutico. Una prima evidenza emersa dalle risposte – come già sottolineato – è che il 97% dei reumatologi che ha risposto al questionario ritiene che il supporto psicologico ai pazienti reumatici porti ad un miglioramento della loro vita ed anche una ricaduta positiva sul ruolo del reumatologo stesso. Il 50% circa motiva questa convinzione con il fatto che la presenza di un professionista che si occupi degli aspetti non organici della malattia definisce meglio il contratto terapeutico del reumatologi e riduce il senso di inefficacia del suo operato su ciò che non è ‘reumatologico’. Il 48% dei reumatologi CReI che hanno risposto ritiene che l’ausilio dello psicologo migliori la gestione della presa in carico del paziente e aiuti quest’ultimo a mantenere una più fedele adesione alla terapia.

L’utilità e i benefici di un piano terapeutico che prevede l’integrazione delle competenze dello psicologo per un maggiore recupero del benessere del paziente, è ulteriormente supportata dalle risposte ottenute alla domanda “Su quali aspetti potrebbe lavorare lo psicologo insieme al reumatologo?”.

Il 53% dei rispondenti ha posto l’accento sull’accettazione della malattia e sulla gestione del dolore, pur non avendo molta conoscenza delle tecniche adottate dagli psicologi. Mentre una parte dei reumatologi dichiara già di collaborare con psicologi (35%) e di conoscere, in parte, le tecniche psicologiche e di consigliarle (29%). Per terminare, oltre il 90% dei reumatologi che hanno risposto alle domande del questionario, ritiene opportuno definire con lo psicologo momenti di confronto per la condivisione di informazioni importanti rispetto al percorso del paziente.

“La collaborazione reumatologo-psicologo è in una fase iniziale particolarmente promettente”, precisa la presidente CREI, ma risultano già efficaci alcune affermazioni espresse liberamente dai partecipanti al sondaggio: l’aspettativa del medico nella collaborazione con lo psicologo sta “nella gestione multidisciplinare di una condizione molto eterogenea, multifattoriale in cui l’aspetto psicologico è fondamentale”; il lavoro dello psicologo può essere d’aiuto “per la migliore compliance della paziente alle terapie anche farmacologiche ed alla paziente proprio come parte della terapia”; nella gestione del paziente “la terapia psicologica è fondamentale e per la quale il medico reumatologo non può avere le competenze necessarie”.

La domanda finale – quasi inevitabile – è: ma il reumatologo e lo psicologo possono avviare, a partire da questo primo modello di integrazione, una nuova strategia che veda gli specialisti dei due ambiti relazionarsi per una migliore e più globale presa in carico dei pazienti con malattie reumatologiche? La risposta di Daniela Marotto è: “Crediamo sicuramente di si. Abbiamo intenzione di avviare una relazione tra CREI ed ANAPP che ci porterà verso il Congresso 2024 avviando con tutti i soci del Collegio una progettualità che preveda relazioni più strette tra i reumatologi e gli psicologi del territorio a loro vicini. Il tutto per garantire uno sguardo nuovo, sempre più ampio e preciso sui pazienti e sulle loro condizioni di vita”. Ed aggiunge Giulia Maffioli: “siamo di fronte a patologie complesse che sempre più chiaramente evidenziano la necessità che sia avviato un cambiamento culturale da parte dei professionisti sanitari, affinché il loro contributo alla riuscita del progetto terapeutico sia davvero integrato” .