Artrite reumatoide: approccio treat-to-target con abatacept funziona


Artrite reumatoide: approccio treat-to-target con abatacept fa registrare miglioramenti significativi nell’attività di malattia

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Sia i pazienti che adottano l’approccio terapeutico treat-to-target (T2T) che quelli che adottano un approccio standard (RC) registrano miglioramenti significativi nell’attività di malattia dell’AR a 12 mesi di trattamento con abatacept. La T2T, però, è risultata associata a maggiori probabilità di raggiungimento della ridotta attività di malattia (LDA) in base all’indice CDAI, nonché a tempi più brevi di raggiungimento degli endpoint terapeutici.
Queste le conclusioni di uno studio real life – lo studio ABC (Abatacept Best Care) – pubblicato recentemente sulla rivista Arthritis Research and Therapy.

Razionale e disegno dello studio
Rispetto all’approccio terapeutico standard (RC), l’approccio treat-to-target (T2T) per l’AR consiste nella gestione di un percorso terapeutico che è direttamente influenzato dall’attività di malattia specifica del paziente.
Nello studio ABC, uno studio prospettico osservazionale multicentrico randomizzato post-marketing, i ricercatori hanno voluto confrontare gli outcome dell’approccio T2T rispetto a quello RC tra i pazienti con AR da attiva a molto attiva che iniziavano un trattamento con abatacept per via sottocutanea come farmaco biologico di prima o seconda linea.

A tal scopo, i medici reclutati nello studio sono stati randomizzati, secondo uno schema 1:1, a trattare i pazienti con l’approccio RC o T2T. I pazienti adulti con AR da moderata a grave, definita da un punteggio CDAI (Clinical Disease Activity Index) superiore a 10, hanno iniziato il trattamento con abatacept per via sottocutanea e sono stati inclusi nello studio.

Per valutare l’efficacia del trattamento sono stati utilizzati il punteggio CDAI e il punteggio DAS28-CRP di attività di malattia; i punteggi CDAI variavano da 0 a 76, mentre un punteggio DAS28 pari a 2,8 o inferiore indicava la remissione.

L’outcome primario dello studio era rappresentato dalla proporzione di pazienti con ridotta attività di malattia sostenuta (LDA; definita come CDAI ≤10), documentata in 2 valutazioni consecutive di controllo nel corso di un anno di osservazione.

Sono stati inclusi nello studio 44 medici, di cui 23 randomizzati al gruppo T2T e 21 al gruppo RC; 130 e 154 pazienti sono stati inclusi rispettivamente nei gruppi T2T e RC. La popolazione trattata era composta per la maggior parte da pazienti di sesso femminile (74,3%) e per la maggior parte di etnia Caucasica (91,5%); l’età media dei pazienti era di 60,1 anni.

Risultati principali
Nel corso di 12 mesi, il 36,9% del gruppo T2T e il 40,3% del gruppo RC hanno raggiunto un’attività CDAI LDA sostenuta. Un’attività CDAI LDA simile è stata riscontrata ai mesi 3, 6, 9 e 12 per i gruppi T2T e RC (37,7%, 47,9%, 60,9% e 57,0% vs 35,5%, 43,4%, 50,4% e 53,7%, rispettivamente).

L’analisi di regressione ha mostrato, però, che il gruppo T2T aveva maggiori probabilità di raggiungere la CDAI LDA rispetto al gruppo RC (odds ratio; 1,33; IC95%: 1,03-1,71; P =0,0263).  Tra i due gruppi, il raggiungimento di tutti gli altri risultati secondari era statisticamente simile.

L’analisi basata sulle curve Kaplan-Meier di sopravvivenza, infine, ha rivelato che i pazienti del gruppo T2T si caratterizzavano per un tempo significativamente più breve di raggiungimento della remissione in base all’indice SDAI (Simple Disease Activity Index), rispetto al gruppo RC (media stimata di Kaplan-Meier: 14,0 mesi vs 19,3 mesi; P =.0,0428).

Riassumendo
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso alcuni limiti metodologici dello studio, quali l’introduzione di un possibile bias di selezione dei pazienti.

Inoltre, dato che gli aggiustamenti del trattamento non sono stati necessariamente effettuati utilizzando l’attività di malattia come misura di outcome, non è stato possibile accertare l’impatto del livello di conoscenza dell’approccio T2T da parte dei medici inclusi nello studio.

Ciò detto, gli autori dello studio hanno concluso affermando che “…in questa coorte di pazienti con AR da moderata a gravemente attiva, abatacept [sottocute] è risultato efficace e ben tollerato, indipendentemente dall’approccio terapeutico utilizzato per gestire la malattia.

L’approccio T2T, tuttavia, può offrire una maggiore probabilità di raggiungere la LDA CDAI e un più rapido raggiungimento della remissione SDAI”.

Bibliografia
Bessette L et al. Effectiveness of a treat-to-target strategy in patients with moderate to severely active rheumatoid arthritis treated with abatacept. Arthritis Res Ther. Published online September 8, 2023. doi:10.1186/s13075-023-03151-2
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