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Obesità e diabete: alimentazione limitata nel tempo meglio della restrizione calorica

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Obesità e diabete di tipo 2: per ridurre il peso alimentazione limitata nel tempo meglio della restrizione calorica secondo una ricerca pubblicata su JAMA Network Open

Gli adulti con diabete di tipo 2 e obesità hanno ottenuto dopo 6 mesi una maggiore perdita di peso con un’alimentazione limitata nel tempo rispetto alla restrizione calorica o al mantenimento delle consuete abitudini alimentari, secondo quanto rilevato da una ricerca pubblicata sulla rivista JAMA Network Open.

Nello studio randomizzato e controllato, soggetti adulti sono stati assegnati in modo casuale a seguire un’alimentazione limitata nel tempo per 8 ore, una dieta ipocalorica o a continuare le consuete abitudini alimentari e di esercizio fisico (controlli). Dopo 6 mesi l’alimentazione limitata nel tempo ha comportato una riduzione maggiore dei livelli di emoglobina glicata (HbA1c) e del peso corporeo rispetto al gruppo di controllo, mentre la restrizione calorica è stata associata soltanto a una maggiore diminuzione dell’HbA1c, senza miglioramenti nel peso.

«È importante offrire alle persone con diabete di tipo 2 più di una strategia per perdere peso e ridurre la glicemia» ha affermato l’autore senior Krista Varady, professoressa di nutrizione presso l’Università dell’Illinois a Chicago. «Alcuni hanno difficoltà a contare le calorie mentre altri non hanno un supporto settimanale o mensile e hanno bisogno di un modello dietetico semplice da seguire, come guardare l’orologio».

Confronto tra alimentazione limitata nel tempo e restrizione calorica
I ricercatori hanno arruolato 75 adulti di età compresa tra 18 e 80 anni con diabete di tipo 2, HbA1c compresa tra 6,5% e 11% e BMI compreso tra 30 e 50 kg/m2 (età media 55 anni, 71% donne, 53% neri non ispanici, 40% ispanici), randomizzati in rapporto 1:1:1 a seguire un’alimentazione limitata nel tempo, una dieta con restrizione calorica o l’alimentazione/esercizio fisico abituale.

Il primo gruppo poteva mangiare ad libitum tra le 12.00 e le 20:00 ogni giorno e doveva digiunare per il resto della giornata. Agli adulti del gruppo con restrizione calorica è stato chiesto di ridurre l’apporto energetico del 25% rispetto al fabbisogno energetico basale. Tutti i partecipanti hanno incontrato settimanalmente un dietista per i primi 3 mesi dello studio e poi ogni due settimane fino al completamento dei 6 mesi previsti. A ogni incontro sono stati registrati il peso corporeo, l’aderenza alla dieta prescritta, l’uso di farmaci e gli eventi avversi.

I dispositivi di monitoraggio continuo della glicemia (CGM) sono stati indossati per 10 giorni al basale, a 3 e a 6 mesi. L’endpoint primario dello studio era la variazione percentuale del peso corporeo in ciascun gruppo.

Alimentarsi per un tempo limitato riduce peso e HbA1c meglio di altri regimi dietetici
Al termine dei 6 mesi, rispetto ai controlli il gruppo con alimentazione limitata nel tempo ha ottenuto una perdita di peso del 3,56% superiore (P=0,004) e una riduzione di 2,49 kg maggiore della massa grassa, mentre non sono state osservate differenze tra il gruppo con restrizione calorica e i controlli per questi parametri.

Il gruppo che mangiava per un tempo limitato e quello con restrizione calorica hanno avuto una riduzione della HbA1c rispettivamente dello 0,91% e dello 0,94% in più rispetto al gruppo di controllo, senza differenze significative tra i primi due gruppi. Nei partecipanti con alimentazione limitata nel tempo la glicemia si è ridotta mediamente di 42,53 mg/dl in più rispetto al gruppo di controllo, così come è calata mediamente di 48,55 mg/dl per quelli con restrizione calorica. Non sono state rilevate differenze nella durata del time-in-range.

«Siamo rimasti sorpresi dal fatto che il gruppo con restrizione calorica non abbia perso più peso» ha osservato Varady. «Nella maggior parte degli studi condotti su persone con obesità, i gruppi che seguono una dieta limitata nel tempo e con restrizione calorica hanno lo stesso calo ponderale. Così come ci ha sorpresi il fatto che, nonostante la diversa perdita di peso, abbiano ottenuto le stesse riduzioni di emoglobina glicata e della glicemia. Questo potrebbe dipendere dal fatto che, anche se i due gruppi hanno perso quantità diverse di peso, hanno avuto riduzioni simili del grasso viscerale e della circonferenza della vita, e forse è per questo che il loro livello di zucchero nel sangue è migliorato in modo simile».

A 6 mesi, il gruppo con alimentazione a tempo limitato ha ridotto l’apporto energetico di 313 kcal al giorno e quello con restrizione calorica di 197 kcal al giorno. I soggetti nel primo gruppo hanno aderito al regime dietetico l’87% dei giorni e il 68% di quelli con restrizione calorica ha riferito di aver rispettato gli obiettivi calorici prescritti nel corso dello studio. Non si sono verificati eventi avversi gravi e non sono state riscontrate differenze tra i gruppi nel numero di eventi di ipo/iperglicemia.

«I nostri risultati mostrano anche che l’adozione di una dieta limitata nel tempo è sicura nei pazienti che utilizzano la sola dieta o i farmaci per controllare il diabete di tipo 2» hanno scritto gli autori. «Tuttavia, per coloro che fanno uso di sulfoniluree e/o insulina, l’adozione di questo regime alimentare richiederà modifiche dei farmaci e un monitoraggio regolare, in particolare nelle fasi iniziali della dieta».

«Sono necessarie molte più ricerche sull’alimentazione limitata nel tempo nei pazienti con diabete» hanno concluso. «Sarebbe interessante vedere se ridurre la finestra alimentare a 6 ore al giorno influisce sulla perdita di peso e sulla glicemia. Sarebbe anche interessante vedere più studi che valutano se un’alimentazione limitata nel tempo è in grado di ridurre l’uso di insulina».

Referenze

Pavlou V et al. Effect of Time-Restricted Eating on Weight Loss in Adults With Type 2 Diabetes: A Randomized Clinical Trial. JAMA Netw Open. 2023 Oct 2;6(10):e2339337. 

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