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“I colori dell’arte: il verde” su Rai 5 per Art Night

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Il ruolo del verde nella storia dell’arte raccontato nella puntata di stasera del programma “Art Night” in onda su Rai 5

Green city, green economy, benzina green. Basta aggiungere la parola green e ogni cosa si trasforma in favorevole all’ambiente. Eppure, il ruolo del verde nella storia dell’arte non è sempre stato così positivo, anzi, come racconta Michel Pastoureau, uno dei massimi storici del colore al mondo, spesso è simbolo di ciò che è effimero e legato al caso, come la giovinezza, il gioco, il denaro. Un colore raccontato da Neri Marcorè e “Art Night”, in onda mercoledì 15 novembre alle 21.15 su Rai 5.

Per gli antichi egizi il verde era simbolo di fertilità, come racconta Susanne Toepfer, responsabile della collezione di papiri del Museo Egizio di Torino, e nelle epoche successive il verde della natura è stato sempre parte integrante del dialogo con l’architettura come spiega anche Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Pompei, parlando della Casa dei Vettii a Pompei e della Villa di Oplontis, dove parlano anche il “giardiniere d’arte” Maurizio Bartolini e l’archeobotanico Michele Borgongino. Dalla Roma Imperiale, un salto temporale porta a Villa d’Este a Tivoli, splendido esempio di giardino all’italiana, descritto da Andrea Bruciati, direttore di Villa Adriana e Villa d’Este.

Nei secoli ai giardini reali sono stati affiancati giardini dipinti, come si può ancora vedere a Villa Giulia e a Villa Farnesina a Roma, dipinta da Raffaello, dove la docente botanica dell’Università Roma Tre, Giulia Caneva, ha individuato una sorta di erbario d’autore.
Del resto, i veri erbari erano già molto diffusi ed esempi preziosi sono al Collegio Alberoni di Piacenza, come spiega la ricercatrice Maria Rosa Pezza.

Non è stato da meno Leonardo da Vinci, che ricevette l’incarico di affrescare la volta della Sala delle Asse del Castello Sforzesco di Milano, dove la dirigente Ministero della Cultura, Michela Palazzo, e Claudio Salsi, soprintendente del Castello Sforzesco, raccontano il suo grande progetto e le vicende che nei secoli hanno portato alla scomparsa e alla successiva riscoperta dell’opera del Maestro.

E proprio qui, con gli esperimenti di Leonardo, emergono le difficoltà che l’arte ha spesso avuto con i pigmenti verdi, instabili tanto da cambiare colore in pochi decenni, o in altri casi pericolosi per la salute di chi li utilizzava, come spiegano Simona Rinaldi docente di storia dell’arte esperta di storia dei pigmenti, e Narayan Khandekhar, direttore Forbes Pigment Collection Harvard.

La ricerca del verde più adatto a rappresentare la natura lussureggiante è sempre stata centrale nella produzione dei colori, come raccontano Andrea Dolci della Storica Ditta Dolci a Verona, e Cosmo Barrois dell’Ecomuseo dell’ocra, Roussillon. Il verderame, che imbrunisce per il contatto con l’aria, è protagonista di opere meravigliose come Padre eterno in Gloria di Gaudenzio Ferrari che oggi sono un tormento per restauratori e conservatori, come spiegano la storica dell’arte Paola Manchinu e la conservation scientist Tiziana Cavaleri del Centro di Conservazione e Restauro La Venaria di Torino.

E quando, all’inizio del Novecento, cominciano a essere prodotti i primi verdi sintetici, non era ancora chiaro quanto fosse pericoloso l’arsenico che permetteva di ottenere un verde così brillante, perché la meravigliosa varietà di verdi che finalmente erano a disposizione riempirono le tavolozze dei pittori di tutto il mondo, come ricorda la critica d’arte Vittoria Coen.

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