Indi Gregory per ora è salva: rinviato lo stop alle macchine che la tengono in vita


Sul caso di Indi Gregory, la bimba inglese di 8 mesi per cui il giudice ha ordinato lo stop ai supporti vitali, interviene Domenico Menorello, membro del Comitato nazionale di Bioetica

indy gregory

Una corsa contro il tempo per salvare la vita della piccola Indy Gregory, la bimba di 8 mesi nata con una grave malattia mitocondriale degenerativa incurabile. Le macchine che la tengono ancora in vita dovevano essere staccate alle 17 ora italiana. I legali della famiglia della bambina hanno poi reso noto che la procedura è rimandata a domani.

“L’anticipazione della morte è sbagliata. Non si tratta di propinare cure sproporzionate, ma di seguire un percorso per questa bambina fino a quando sarà possibile con adeguate cure palliative. Qualsiasi interruzione volontaria della sua vita è un atto eticamente illecito, sia nei confronti della piccola che della sua famiglia”. Parla all’agenzia stampa Dire (www.dire.it) l’avvocato Domenico Menorello, membro del Comitato nazionale di Bioetica, che chiarisce: “Non parliamo di accanimento terapeutico, perché ci sono almeno delle adeguate cure palliative che vanno assicurate e non sono quelle di una brutale interruzione della vita“.

Indy Gregory lo scorso lunedì 6 novembre ha ricevuto la cittadinanza italiana dal Consiglio dei Ministri convocato d’urgenza per consentirle di ricevere le cure palliative all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. “Se la famiglia domanda che la bambina sia accompagnata con adeguate cure palliative pediatriche rispetto al percorso naturale, non si capisce chi abbia l’autorità per negare a questa piccola e ai suoi genitori il diritto ad essere accompagnata anche con un’adeguata palliazione nel percorso naturale che sta attraversando. Non capisco- aggiunge l’avvocato- come in Inghilterra si possa affidare la titolarità della cura del minore alla magistratura, mentre spetta a suoi genitori e ai medici”.

Nei passati mandati il Comitato nazionale di Bioetica ha più volte ragionato sul tema del fine vita ed ora “sta lavorando su un parere relativo proprio alle cure palliative, ancora troppo poco conosciute e percepite nella cultura italiana. Sono una risorsa straordinaria di accompagnamento della persona e di cura in uno dei momenti più complessi- sottolinea Menorello- quale l’ultimo tratto della vita o in caso di malattia inguaribile. Assistiamo a un trend normativo che punta a rendere i medici dei freddi consulenti esterni, invece l’ars medica è qualcosa di più, ha a che fare con la passione nella professionalità verso la singola persona- conclude- il cui giudizio è insostituibile”.