Andare in pensione in anticipo dal 2025 sarà più difficile


Più difficile andare in pensione prima: dal 2025 potrebbero non bastare più 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 e 10 per le donne

andare in pensione

Da Quota 104 all’Ape sociale e Opzione donna. Finestre più lontane nel tempo per lasciare il lavoro e versamenti più alti per uscire con il contributivo a 64 anni. Arriva la stretta della manovra e sarà più difficile andare in pensione in anticipo. Cambia la rivalutazione: gli assegni sopra i 5 mila euro subiranno un taglio di 10 punti nel recupero dell’inflazione. Infine, la speranza di vita, che era bloccata fino alla fine del 2026, riprenderà a correre l’anno prossimo. Quindi dal 2025 potrebbero non bastare più 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 e 10 per le donne per andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica.

QUOTA 104

Nel 2024 si potrà anticipare la pensione con Quota 104, che si ottiene sommando 63 anni di età e 41 di contributi. La nuova Quota prevede un bonus per chi resta al lavoro e una penalizzazione per chi invece chiede il pensionamento anticipato. Il premio è il “bonus Maroni”, una misura introdotta con la legge di bilancio dello scorso anno. Se il lavoratore ha i requisiti per accedere a Quota 104, ma resta al lavoro, può chiedere all’Inps il pagamento in busta paga dell’accredito contributivo che ammonta al 9,19%. Con il taglio di 6 e 7 punti del cuneo fiscale, però, il bonus alla fine si attesta a circa 2-3 punti, poche decine di euro in più al mese che saranno sottratte dall’assegno quando si va in pensione. Chi invece lascia il lavoro subirà una penalizzazione del 4% dell’assegno mediante il ricalcolo dei contributi nella parte retributiva. Le finestre di uscita vengono spostate più avanti: da tre a sei mesi per il settore privato e da sei a nove mesi per il settore pubblico.

APE E OPZIONE DONNA

L’Ape sociale – l’anticipo pensionistico per i disoccupati, per le persone con invalidità almeno del 74%, per i “gravosi” e per quelli che assistono persone con handicap – è confermato fino al 31 dicembre 2024. Potranno accedere allo strumento le persone con almeno 63 anni e cinque mesi. Rispetto allo scorso anno, il requisito aumenta di 5 mesi. Confermata anche Opzione donna per le lavoratrici che hanno raggiunto 35 anni di contributi, ma cresce di un anno l’età anagrafica, a 61 anni (sconto di uno o due anni per i primi due figli).

RIVALUTAZIONE

Nel 2024 è assicurato un aumento dell’indicizzazione per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo. Quindi il recupero dell’inflazione in questo caso passa dall’85% al 90%. Arriva invece un taglio di dieci punti – dal 32 al 22% – per i trattamenti superiori a 10 volte il minimo, ovvero oltre i 5 mila euro lordi. Le altre fasce restano invariate.

RISCATTO BUCHI CONTRIBUTIVI

Nel prossimo biennio una misura sperimentale dà la facoltà di riscattare, in tutto o in parte, i periodi non coperti per i lavoratori privi di contributi al 31 dicembre 1995. Il lavoratore, per riscattare i periodi di inattività, dovrà versare i contributi in base alla retribuzione percepita (in massimo 120 rate) oppure chiedere al datore di lavoro che può farlo deducendo i costi.

MILLENNIALS

Nella bozza della legge di bilancio c’è una norma che rischia di colpire i giovani che hanno iniziato a lavorare dopo il ‘96, e quindi si trovano in un regime puramente contributivo. L’importo minimo maturato per poter accedere alla pensione a 64 anni con 20 anni di contributi sale a 1.730 euro al mese (da 1.470). Questo perché cambia il moltiplicatore, che sale da 2,8 a 3,3 volte l’assegno sociale. Salta invece il limite di 1,5 volte l’assegno sociale per l’accesso alla pensione a 67 anni e 20 di contributi. Il moltiplicatore in questo caso scende a 1, perciò basta arrivare a 525 euro di pensione mensile con i versamenti fatti.