Israele ammassa truppe attorno alla Striscia di Gaza: il dramma dei profughi


Mentre Israele prepara l’invasione di terra a Gaza, aumentano scambi di fuoco alla frontiera con il Libano. E intanto la situazione dei profughi in fuga è sempre più drammatica

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Continuano gli scambi a fuoco alla frontiera tra l’esercito israeliano e il gruppo politico-militare Hezbollah. Il movimento armato ha recentemente sparato nove missili, a cui le forze di Tel Aviv hanno risposto con colpi d’artiglieria. Come riferisce l’emittente Aljazeera, i colpi sono sporadici ma stanno “aumentano in modo costante”, e si teme per le città israeliane, verso cui finora non è arrivato nulla. Anche la decisione di Israele di chiudere 4 chilometri dal confine col Libano secondo gli analisti è il segnale di una escalation. Limitato anche il servizio di geolocalizzazione Gps.

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Intanto l’esercito israeliano, in preparazione di una invasione di terra, continua ad ammassare uomini e mezzi lungo la barriera di separazione con Gaza. Limitato anche nel sud dell’enclave il servizio Gps. Questo, secondo le organizzazioni umanitari, insieme ai continui e prolungati blackout di internet, mette ulteriormente a rischio la popolazione civile.

Contro l’enclave continuano anche intensi bombardamenti da cielo e mare. Ancora chiuso il valico di Rafah, verso l’Egitto, unico punto di passaggio per i profughi in fuga. È verso quest’area che l’esercito di Israele ha chiesto alla popolazione di dirigersi, ma il blocco totale alle forniture di acqua, cibo, elettricità e carburante, come continua ad avvertire l’Unrwa, l’agenzia Onu per i profughi palestinesi, sta rendendo “catastrofica” la situazione umanitaria sia per i residenti che per i profughi, che dal nord stanno arrivando anche a piedi. Secondo le Nazioni Unite, bombardamenti e sfollamenti forzati hanno già causato un milione di profughi, pari a circa la metà della popolazione dell’enclave.

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La Croce Rossa avverte che sta terminando le scorte di aiuti e non è in grado di reperirne di nuovi, un avvertimento a cui si aggiunge quello del ministero della Salute di Gaza, secondo cui l’80% dei civili non può avere accesso a cure mediche.

A livello internazionale, Russia, Cina e India insistono per un cessate il fuoco. Il ministro degli Esteri dell’Iran, Hossein Amir Abdollahian, ad Aljazeera ha detto che “se non si fermano le violenze a Gaza, il rischio di una espansione del conflitto aumenta ogni ora che passa. Abbiamo avvertito Israele: se non porrà fine ai crimini contro i civili palestinesi, domani potrebbe essere troppo tardi“.
Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha invece incontrato il segretario di Stato americano Antony Blinken, affermando che Riad “rifiuta gli attacchi sui civili e le infrastrutture” e garantendo che sta “lavorando” una de-escalation.

Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, in una intervista stamani ha fatto sapere che Washington ha comunicato a Teheran, attraverso canali privati, le sue preoccupazioni sul rischio di escalation in Medio Oriente. Ha inoltre aggiunto che il pacchetto di aiuti militari a Ucraina e Israele potrebbe superare i 2 miliardi di dollari.