I tassisti incrociano le braccia: martedì 10 ottobre sciopero nazionale dei taxi


Domani sciopero nazionale dei Taxi, sindacati e sindaci contro il Decreto Asset che introduce la possibilità ai Comuni di rilasciare fino al 20% di nuove licenze

tassisti

Dopo lo sciopero dei mezzi pubblici di oggi, domani ad incrociare le braccia saranno i tassisti. Ad indire lo sciopero della auto bianche è l’Usb-taxi insieme ad altre sigle. Tra i motivi scatenanti dello stop di 24 ore c’è il Decreto Asset, un provvedimento che, tra le altre cose, introduce la possibilità ai Comuni di rilasciare fino al 20% di nuove licenze taxi abrogando ogni norma che prevede una programmazione territoriale, e rincorrendo semplicemente i media (specie ora alla vigilia delle Elezioni Europee). “Inopportuno è la definizione più elegante per questo Decreto e ce ne renderemo conto quando con il più classico scaricabarile gli Enti Locali e il Governo si rimpalleranno le responsabilità dell’incremento delle licenze senza nessun dato concreto”, scrivono sul sito dell’Usb.

LE MOTIVAZIONI DELLO SCIOPERO

“Questo comporta anche nel caso dei Taxi- continua la nota- l’introduzione di un meccanismo di attacco al ‘salario’ dove la riduzione del potere d’acquisto del lavoro a seguito dell’aumento del costo della vita, non è compensata da un reale aggiornamento del reddito del lavoratore, anzi addirittura viene diminuita.
La tariffa taxi infatti dovrebbe essere seguire almeno gli aumenti ISTAT, seguendo un indice specifico (FOI), che invece viene dimenticato lasciando le tariffe ferme per anni. Non è sicuramente l’intento di “aiutare” l’utenza la motivazione, quando piuttosto per evitare che le vere responsabilità della domanda inevasa ricadano sui Comuni o sui tagli del Governo. Meglio gettare i taxi in pasto all’opinione pubblica”.

E ancora: “Quest’esigenza quindi funge da paravento dei tagli nei confronti degli enti locali che anzi vengono “sollecitati” verso un servizio a costo zero per loro, completamente sulle spalle del tassista, in una sorta di esternalizzazione. Così facendo stravolgono la funzione del servizio taxi, che da “trasporto” individuale o di piccoli gruppi, viene camuffato come SOSTITUTIVO del trasporto di linea, in sostanza provano (loro) a “farsi belli” con i sacrifici dei tassisti. Resta una domanda che fine farà la massa di “appiedati” che non hanno risorse economiche per permettersi i TAXI con uno stipendio di 900-1000 €/mese con sempre meno BUS e Metro?”. Per i sindacati “il reddito dei tassisti si determina attraverso la tariffa che a sua volta si compone nell’equilibrio tra domanda, offerta e costi di gestione. È ovvio che aumentare il numero dei taxi portandoli a lavorare in modalità antieconomica diventa un processo di sfruttamento indiretto che mira a dare trasporti a prezzi che a breve diventeranno sempre più insostenibili e per loro invece, la possibilità di distogliere la cittadinanza dai tagli del TPL di linea.

I SINDACI CONTRO IL DL ASSET

TAXI. SALA (MILANO): MI PARE CHI SI TENTI DI SCARICARE PROBLEMA SUI SINDACI

“Vorrei fare una riflessione con le amministrazioni delle altre città, perché vedo che sul tema c’è molto disappunto rispetto alle regole che sono uscite. Certamente c’è un tentativo, anche dalle dichiarazioni che ho sentito, di scaricare di nuovo il problema sui sindaci“. Lo afferma il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che commenta lo sciopero indetto il 24 ottobre dai tassisti dell’Usb per la richiesta di aumento fino al 20% di licenze prevista nel Dl Asset, formulato dal governo. Sala, a margine di un convegno sul codice degli appalti al Teatro Gaber “bisognerebbe fare una valutazione soprattutto dal punto di vista economico”, anche perché “quello che ha proposto Anci non è stato considerato”. Detto questo, “non abbiamo ancora nemmeno la pubblicazione del decreto e vogliamo capire cosa dice, almeno vederlo e guardarlo con attenzione”, sottolinea il sindaco, che comunque è intenzionato a proseguire per la propria strada, alla luce dei problemi contingenti in città. “Con una formula o un’altra dobbiamo andare avanti, perché- osserva- le lamentele sul servizio dei taxi mancanti sono significative a Milano”.

TAXI. ROMA, GUALTIERI: DECRETO GOVERNO SCIPPA 20% DELLE RISORSE AI COMUNI

“Il decreto Infrastrutture sui taxi ha diversi problemi. C’è un primo errore sulle licenze stagionali, che tra l’altro già si possono fare. Il decreto dice che le dobbiamo dare ai tassisti che già esistono. Ma prendiamo atto di questa scelta, quella di privilegiare la categoria. Poi, però, sulle nuove licenze permanenti c’è un passaggio assurdo: con l’attuale bando i soldi spesi per acquistare le nuove licenze vanno all’80% ai tassisti esistenti già detentori di licenze per per compensarli della perdita del valore causato da quelle nuove e il 20% ai Comuni, che usano quelle risorse per gestire il servizio. Il decreto prevede una procedura semplificata che accorcia i tempi di qualche settimana ma cambia una cosa fondamentale: stabilisce che il 100% di queste risorse debba andare ai tassisti”. Così il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, in occasione del suo intervento al Festival delle Città. “Quindi di fatto il 20% di quelle risorse viene scippato ai Comuni- ha aggiunto Gualtieri- Questo toglie a Roma diversi milioni. Useremo quindi la procedura normale. Quella accelerata non la possiamo usare. È successa una cosa incomprensibile, non hanno ascoltato i sindaci e perfino mi attaccano. Mi sembra che abbiano un po’ la coda di paglia”.

TAXI. NARDELLA: DECRETO URSO È ACQUA FRESCA E DANNEGGIA FIRENZE

“Il decreto Urso sui taxi è semplicemente acqua fresca”. Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, boccia il provvedimento su tutta la linea. La misura, spiega, “non porta nessun significativo cambiamento, anzi ci danneggia perché elimina uno degli strumenti che a Firenze abbiamo efficacemente sperimentato come le licenze temporanee”, le cosiddette ter, “che sono state utilizzate con successo nei periodi di picco di domanda. Si tratta di 60 licenze temporanee gestite dalle cooperative di taxi che non potremo più attivare”. Inoltre, “il decreto non apporta nessuna semplificazione sostanziale se non quella di eliminare un solo passaggio burocratico su una procedura che può durare più di un anno per avere nuove licenze. La nuova normativa, peraltro, non risolve il problema del sistema arlecchino con le diverse normative regionali, per cui ogni città deve conciliare le regole nazionali con le diverse procedure regionali in un quadro molto caotico”. Il Comune di Firenze, aggiunge, “pur avendo recentemente fatto un bando, a differenza delle altre grandi città, per 70 nuove licenze”, tutte green, corrispondenti al 10% della flotta, “non esclude di poter pubblicare un nuovo bando, anche se le nuove norme non saranno di alcun aiuto”.

Per Nardella “il paradosso del governo Meloni è che, da un lato, ha dichiarato di voler potenziare il servizio taxi, mentre in realtà è stato il primo governo della storia a mettere un tetto del 20% all’aumento del numero di licenze, comprimendo l’autonomia dei Comuni che, in teoria, ne avrebbero potute prevedere anche di più in base alla domanda. Per giunta, fino ieri il 20% del valore della licenza messa a bando veniva destinato al bilancio pubblico del Comune per interventi a favore della mobilità mentre ora il decreto Urso attribuisce l’intero importo alla categoria dei tassisti”. Nel testo, prosegue, “vi è solo una significativa novità che stiamo pensando di adottare a Firenze e di cui si sta già discutendo al tavolo aperto dall’assessore Giovanni Bettarini, ovvero l’estensione dei turni e degli orari. Visto che questa misura si potrebbe varare in tempi rapidi per venire incontro a un oggettivo aumento della domanda determinato” in città “dal boom del turismo e delle attività economiche e sociali, siamo orientati a procedere in questa direzione”. Ad esempio, “due ore di estensione del turno per ogni auto corrisponderebbe a un aumento di circa 50 licenze sulla piazza”.