Cellulosa da kiwi, mele e uva utilizzabile per l’elettronica


Realizzata una cellulosa senza l’utilizzo di sostanze plastiche e totalmente derivata dalla lavorazione dei sottoprodotti derivanti da kiwi, mele e uva

Perché mangiare kiwi fa bene: è ricco di vitamina C che copre il fabbisogno giornaliero e ha un alto contenuto in fibre utili all'intestino

Mele, uva, kiwi, non sono i frutti della nuova dieta detox per il prossimo settembre ma i protagonisti di una nuova scoperta scientifica. Gli scarti di questi alimenti sono gli elementi principali per la realizzazione di substrati di carta grazie ad un processo produttivo mediante la stampa laser. I ricercatori della Libera Università di Bolzano in collaborazione con l’International Joint Cooperation Alto Adige-Svizzera e il finanziamento dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia hanno realizzato una cellulosa senza l’utilizzo di sostanze plastiche e totalmente derivata dalla lavorazione dei sottoprodotti derivanti da kiwi, mele e uva.

La creazione di questa cellulosa ha possibilità di utilizzo in campo medico nella creazione di elettrodi per rilevare, ad esempio, l’attività cardiaca o respiratoria. Lo studio sottolinea l’alta biocompatibilità anche con apparecchiature indossabili direttamente sull’epidermide umana di fatto insomma questa cellulosa entra a pieno diritto nelle produzioni dell’elettronica più avanzata. Anche lo smaltimento è stato oggetto di due sperimentazioni per comprendere l’effettiva “circolarità” di questo prodotto. Grazie all’utilizzo di semplice succo di limone a temperatura ambiente è stato dimostrato come la bio-carta si dissolva senza lasciare residui nocivi. Il secondo studio ha fatto emergere come il compost risultante dalla degradazione naturale, senza acceleranti di sorta, può essere utilizzato per la germinazione e crescita delle piante.

Un dato dello scorso anno sottolinea come, solo in Italia, sono state raccolte presso i centri Raee 361.381 tonnellate di apparecchiature elettroniche. Il ricercatore Giuseppe Cantarella, primo autore dell’articolo scientifico, si auspica una nuova linea di ricerca nel settore elettronico così da diminuire in modo considerevole i rifiuti generati da apparecchiature elettroniche e aumentare l’uso di nuove tecniche di fabbricazione a bassa emissione di carbonio. La combinazione di materiali naturali di origine vegetale e privi di plastica si traduce nella prima dimostrazione di una tecnologia completamente sostenibile e circolare.