Insufficienza cardiaca: dapagliflozin efficace per iperuricemia


Dapagliflozin in pazienti adulti con insufficienza cardiaca con e senza gotta ed è stato associato a un ridotto inizio di nuovi trattamenti per iperuricemia e gotta

scompenso cardiaco

Il beneficio di dapagliflozin è risultato coerente in pazienti adulti con insufficienza cardiaca (HF) con e senza gotta ed è stato associato a un ridotto inizio di nuovi trattamenti per iperuricemia e gotta, secondo un’analisi post hoc degli studi DAPA-HF e DELIVER, pubblicata online su “JAMA Cardiology”.

«Vi è consenso sul fatto che il trattamento della gotta non sia ottimale, con riacutizzazioni recidivanti rilevate fino al 70% dei pazienti» scrivono gli autori, guidati da John J.V. McMurray, docente di Cardiologia al British Heart Foundation Cardiovascular Research Centre della University of Glasgow (UK). «Gli inibitori SGLT2, un trattamento fondamentale per l’HF, riducono i livelli di acido urico e possono quindi ridurre l’incidenza della gotta».

Partendo da questa ipotesi, «abbiamo esaminato l’associazione tra gotta ed esiti clinici, l’effetto di dapagliflozin in pazienti con e senza gotta, l’introduzione di una nuova terapia ipouricemizzante quale la colchicina (come ‘proxy’ per gli attacchi di gotta) in tutta la gamma di frazione di eiezione (EF) in due recenti studi clinici condotti in pazienti con HF» scrivono gli autori.

Valutati soggetti con frazione d’eiezione ridotta e preservata
McMurray e colleghi hanno analizzato i dati di 11.005 pazienti con storia di gotta che avevano partecipato, come anticipato, a due studi clinici randomizzati di fase 3: DAPA-HF, condotto in una popolazione con HF con EF ridotta (HfrEF), e DELIVER, condotto in una popolazione con HF con EF preservata (HFpEF). Erano eleggibili agli studi pazienti con classe funzionale NYHA (New York Heart Association) da II a IV e livelli elevati di frammento N-terminale del propeptide natriuretico di tipo B.

I ricercatori hanno assegnato in modo casuale ai partecipanti in entrambi gli studi dapagliflozin alla dose di 10 mg una volta al giorno oppure placebo, più terapia medica diretta dalle linee guida. L’esito primario era il composito di peggioramento dell’HF o morte cardiovascolare (CV). Il follow-up mediano è stato di 22 mesi.

Nell’ambito complessivo dei due studi, il 10,1% dei partecipanti aveva una storia di gotta. In particolare, la prevalenza della gotta era del 10,3% tra i pazienti con un’EF </= 40% e del 10,1% tra i pazienti con un’EF > 40%. I partecipanti con storia di gotta, inoltre, avevano un BMI più elevato, più comorbilità e una velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR) più bassa ed erano più frequentemente trattati con un diuretico dell’ansa.

L’esito primario si è verificato a un tasso di 14,7 per 100 anni-persona (IC 95%, 13-16,5) tra i partecipanti con gotta rispetto a 10,5 per 100 anni-persona (IC 95%, 10,1-11) in quelli senza, con un’HR aggiustata di 1,15 (IC 95%, 1,01-1,31). Una storia di gotta è stata anche associata a un rischio più elevato per altri esiti esaminati.

La coerenza dei risultati
Rispetto al placebo, dapagliflozin ha ridotto il rischio per l’endpoint primario nella stessa misura nei pazienti con (HR = 0,84; IC 95%, 0,66-1,06) e senza (HR = 0,79; IC 95%, 0,71-0,87) una storia di gotta (P per interazione = 0,66).

Rispetto ai partecipanti assegnati al placebo, i ricercatori hanno osservato un minore inizio di terapia ipouricemizzante (HR = 0,43; IC 95%, 0,34-0,53) e colchicina (HR = 0,54; IC 95%, 0,37-0,8) tra i partecipanti assegnati a dapagliflozin.

«La riduzione dell’inizio della farmacoterapia antigottosa con dapagliflozin molto probabilmente riflette l’effetto ipouricemizzante degli inibitori SGLT2, ma il meccanismo esatto di tale effetto non è noto» scrivono McMurray e colleghi.

«Qualunque sia il meccanismo, la riduzione della necessità di iniziare un trattamento con farmaci anti-gotta rappresenta un significativo beneficio clinico aggiuntivo di dapagliflozin nei pazienti con HF» proseguono.

«Inoltre, evitare il ricorso a farmaci ipouricemizzante è auspicabile per vari motivi: intolleranza ai farmaci, interazioni farmacologiche con terapie per l’HF (inclusi gli ACE-inibitori e la furosemide), rischi di eventi avversi gravi (come reazioni di ipersensibilità) e minore polifarmacia, fatto che potrebbe migliorare l’aderenza dei pazienti alle terapie HF salvavita» concludono.

I messaggi-chiave

  • Questa analisi post hoc di 2 studi ha rilevato che la gotta era comune nell’HF e associata a risultati peggiori.
  • Il beneficio di dapagliflozin è stato coerente nei pazienti con e senza gotta.
  • Dapagliflozin ha ridotto l’inizio di nuovi trattamenti per l’iperuricemia e la gotta.

Bibliografia:
Butt JH, Docherty KF, Claggett BL, et al. Association of Dapagliflozin Use With Clinical Outcomes and the Introduction of Uric Acid-Lowering Therapy and Colchicine in Patients With Heart Failure With and Without Gout: A Patient-Level Pooled Meta-analysis of DAPA-HF and DELIVER. JAMA Cardiol. 2023 Feb 22. doi: 10.1001/jamacardio.2022.5608. [Epub ahead of print] leggi