L’Ecowas fallisce la mediazione in Niger


Niger, l’Ecowas fallisce la mediazione: “Rimasti in aeroporto”. La giunta rifiuta di ripristinare Bazoum, che chiede aiuto a Washington

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È ripartita con un nulla di fatto la delegazione dell’Organizzazione economica dell’Africa occidentale (Cedeao / Ecowas), arrivata ieri a Niamey per convincere, tramite il dialogo negoziale, la giunta militare a ripristinare le istituzioni democratiche nel paese del Sahel e rilasciare il presidente Mohamed Bazoum.

Come evidenzia la stampa internazionale, non solo i delegati non hanno incontrato il capo della giunta, il generale Abdourahamane Tchiani, ma non hanno neanche lasciato l’aeroporto di Niamey. È lì che li ha raggiunti un rappresentante dei militari, il generale Moussa S. Barmou, che ha respinto le richieste del blocco regionale, che dal colpo di Stato del 26 luglio ha imposto sanzioni economiche e minacciato persino un intervento armato se entro domenica non permetterà il ritorno al potere di Bazoum.

A pochi giorni da quella scadenza, la giunta ha anche sospeso le trasmissioni di due emittenti francofone, France24 e Radio France internationale, nonché interrotto cinque accordi di cooperazione con la Francia siglati tra il 1977 e il 2020, segno che la spaccatura con l’Europa e i paesi africani vicini a Parigi e Bruxelles si fa sempre più profonda.

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Il presidente deposto intanto ha fatto pervenire al Washington Post una lettera nella quale si è definito “un ostaggio” e ha denunciato che i militari non avrebbero avuto nessuna vera ragione per deporlo, quindi Bazoum ha fatto appello al sostegno della comunità internazionale, e in particolare agli Stati Uniti, per evitare “devastanti conseguenze per il Paese e il resto del mondo”. Stamani, il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitri Peskov, ha dichiarato: “È poco probabile che un intervento di forze esterne alla regione possa migliorare le cose”.

Il Niger, paese ricco di uranio nel cuore del deserto, è ritenuto un importante alleato per gli occidentali nella lotta ai gruppi armati nel Sahel e per contenere l’espansione dell’influenza russa nella regione. Vari Paesi infatti da mesi stanno dimostrando di preferire il governo di Mosca alla Francia e all’Europa in tema di accordi economici, politici e militari. Bandiere della Russia hanno sventolato in Mali, Burkina Faso e Guinea – tutti paesi interessati da colpi di stato militari a partire dal 2020 – nel corso di manifestazioni contro la Francia, l’ex potenza coloniale accusata di voler mantenere il controllo su questa regione. Dal colpo di Stato di fine luglio, bandiere russe hanno sventolato anche nella capitale nigerina. Ieri, in occasione dei 63 anni dall’indipendenza del Niger dalla Francia, migliaia di persone sono scese in strada per esprimere il loro sostegno ai militari che hanno deposto il governo Bazoum, accusato di collaborare con la Francia e l’Ecowas. Anche in questa occasione sono apparse bandiere della Federazione russa e striscioni con su scritto “Viva la Russia e i nigerini”, “Francia vattene” e “Abbasso l’Ecowas”, mentre gli intervistati ai cronisti internazionali hanno espresso gratitudine per i Paesi che si sono detti vicini al Niger: Burkina Faso, Mali, Guinea, Guinea Bissau, Mauritania e Algeria.

Gli altri Paesi membri dell’Ecowas – Nigeria, Benin, Ghana, Togo, Sierra Leone, Liberia, Gambia, Costa d’Avorio, Capo Verde e Senegal- hanno invece partecipato al vertice di due giorni che si è concluso ieri ad Abidjan, in vista della scadenza dell’ultimatum di domenica prossima. Il governo senegalese si è detto pronto a sostenere un eventuale intervento militare di una forza multinazionale in Niger per ripristinare Bazoum.