Site icon Corriere Nazionale

Disturbo bipolare e disturbo borderline di personalità: la cura è mirata

L'antipsicotico lumateperone efficace contro la depressione nei pazienti con disturbo bipolare secondo i dati di un nuovo studio

Studio identifica specifiche regioni cerebrali coinvolte nella risposta al trattamento nel disturbo bipolare e nel disturbo borderline di personalità: verso cure mirate

Un nuovo studio, pubblicato sul “Journal of Clinical Psychiatry”,  identifica specifiche regioni cerebrali coinvolte nella risposta al trattamento nel disturbo bipolare (BD) e nel disturbo borderline di personalità (BPD), aprendo potenzialmente la strada a un trattamento più mirato.

In una meta-analisi di 34 studi che hanno utilizzato il neuroimaging per studiare i cambiamenti nell’attivazione cerebrale dopo la psicoterapia e la farmacoterapia per BD e BPD, i ricercatori hanno rilevato che la maggior parte delle regioni del cervello che mostrano un’attivazione anormale in entrambe le condizioni erano migliorate dopo il trattamento. In particolare, i cambiamenti nell’attività cerebrale dopo la psicoterapia sono stati osservati principalmente nelle aree frontali, mentre la farmacoterapia ha ampiamente modificato le aree limbiche.

«Questo studio può aiutare i medici nella previsione clinica dell’efficacia del trattamento in pazienti affetti da BD e BPD e chiarire il meccanismo neurale del trattamento per queste due malattie» affermano gli autori, coordinati dal ricercatore senior Xiaoming Li, del Dipartimento di Psicologia Medica presso l’Università Medica di Anhui, a Hefei (Cina). «Può anche contribuire all’identificazione di biomarcatori di neuroimaging più accurati per il trattamento dei due disturbi e alla scoperta di una terapia più efficace» aggiungono Li e colleghi.

Confini sfocati tra le due malattie
Gli autori premettono che BD e BPD sono «difficili da diagnosticare e porre in diagnosi differenziale», osservando che il tasso di comorbilità è «molto alto». Sottovalutare il confine tra BD e BPD «aumenta il rischio di esposizione impropria o dannosa ai farmaci» poiché i farmaci stabilizzanti dell’umore sono «considerati l’intervento terapeutico chiave per BD, mentre la psicoterapia è il trattamento chiave per il BPD».

Il «confine sfocato tra BD e BPD è uno dei motivi per cui è importante studiare la relazione tra queste due malattie» sottolineano gli autori. Studi precedenti che hanno confrontato la relazione tra BD e BPD «non hanno esplorato le somiglianze e le differenze nei meccanismi cerebrali tra questi due disturbi dopo il trattamento» aggiungono.

I pazienti con BD hanno un decorso della malattia e una risposta alla terapia diversi, rispetto ai pazienti con BPD. «La diagnosi errata può portare i pazienti a ricevere un trattamento inefficace, quindi è particolarmente importante esplorare i meccanismi neurali del trattamento di queste due malattie» ribadisce il gruppo di Li.

Meta-analisi di quadri di risonanza magnetica funzionale tratti da database
Per colmare questa lacuna conoscitiva, i ricercatori hanno utilizzato la stima della probabilità di attivazione (ALE) – una tecnica che esamina le coordinate dei dati di neuroimaging raccolti da studi pubblicati – dopo averli cercati in diversi database dal loro avvio fino a giugno 2021.

Questo approccio è stato utilizzato per «valutare le somiglianze e le differenze nell’attivazione di diverse regioni del cervello nei pazienti con BD e BPD dopo il trattamento con psicoterapia e terapia farmacologica» spiegano gli autori.

Gli studi erano necessari per focalizzarsi su pazienti con una diagnosi clinica di BD o BPD:

Su 1.592 rapporti, 34 studi (n = 912 soggetti) hanno soddisfatto i criteri di inclusione e sono stati selezionati e utilizzati per estrarre le coordinate di attivazione. I ricercatori hanno estratto un totale di 186 punti di aumento dell’attività e 90 punti di diminuzione dell’attività. Dopo aver combinato questi calcoli, hanno trovato 12 cluster di attivazione aumentata e 2 cluster di attivazione diminuita. Degli studi, 23 si sono concentrati su BD e 11 su BPD; 14 hanno usato la psicoterapia, 18 la terapia farmacologica e 2 hanno usato una combinazione di entrambi gli approcci.

Le aree cerebrali modificate dopo terapia medica o comportamentale
Entrambi i trattamenti sono stati associati ad aumenti e diminuzioni convergenti dell’attività in diverse regioni del cervello: la corteccia cingolata anteriore, il giro frontale mediale, il giro frontale inferiore, il giro cingolato, il giro paraippocampale e la corteccia cingolata posteriore. I ricercatori hanno quindi esaminato gli studi basati sul metodo di trattamento – psicoterapia o farmacoterapia – e l’effetto sui due disturbi.

Dopo la psicoterapia, il lobo frontale e il lobo temporale erano le regioni primarie del cervello in cui l’attivazione cambiava, indicando un effetto top-down di questo tipo di terapia, mentre dopo la terapia farmacologica, l’area limbica era la regione in cui l’attivazione cambiava, indicando un effetto ‘bottom-up’» scrivono Li e colleghi.

Gli autori citano ricerche precedenti che hanno indicato anomalie funzionali e strutturali in entrambi i disturbi, specialmente nella rete in modalità predefinita (DMN) e nella rete frontolimbica.

In particolare, sono riportate più frequentemente alterazioni nell’amigdala e nel giro paraippocampale nel BPD che nel BD, mentre le regioni cerebrali frontolimbiche disfunzionali sembrano essere alla base della disfunzione emotiva nel BPD. Diversi studi hanno anche associato l’impulsività del BD con disfunzioni nell’interazione dei circuiti corticali-limbici.

Li e colleghi scrivono che i risultati dello studio suggeriscono «che il trattamento può cambiare questi livelli di attivazione cerebrale agendo sul circuito cerebrale anormale, come il DMN e la rete frontolimbica, in modo da ‘normalizzare’ la sua attività e migliorare i sintomi».

In particolare, le regioni del cervello con attivazione anormalmente aumentata «hanno mostrato una diminuzione dell’attivazione dopo il trattamento e le regioni del cervello con un’attivazione anormalmente ridotta hanno mostrato una maggiore attivazione dopo il trattamento».

Meccanismi discreti e sovrapposti nella neurologia dei due disturbi
Lo studio «fornisce ulteriore supporto per la firma neurobiologica sottostante del disturbo bipolare e una condizione concomitante comunemente incontrata – disturbo borderline di personalità – con meccanismi discreti ma sovrapposti» commenta Roger McIntyre, professore di Psichiatria e Farmacologia dell’Università di Toronto (Canada), e capo dell’unità di Psicofarmacologia dei disturbi dell’umore.

McIntyre – non associato a questa ricerca -trova interessante che «i farmaci abbiano un obiettivo principale diverso rispetto agli interventi psicosociali, fatto che ha implicazioni sia accademiche che cliniche».

«L’implicazione accademica è che ci sono ragioni per credere che saremo in grado di analizzare la neurobiologia del disturbo bipolare o del disturbo borderline di personalità adottando un approccio che isola domini specifici della psicopatologia, che è ciò che gli autori sembrano fare» ha detto McIntyre.

Inoltre, «dal punto di vista clinico, ciò fornisce un razionale per cui dovremmo integrare la farmacoterapia con la psicoterapia nelle persone che hanno condizioni di comorbilità come il disturbo borderline di personalità, che colpisce il 20% delle persone che vivono con disturbo bipolare e dal 60% al 70% di coloro che hanno tratti borderline» ha aggiunto.

Fonte:
Luo J, Liang M, Yi P, Li X. The Neuropsychological Mechanisms of Treatment of Bipolar Disorder and Borderline Personality Disorder: Activation Likelihood Estimation Meta-Analysis of Brain Imaging Research. J Clin Psychiatry. 2023;84:22r14463. doi: 10.4088/JCP.22r14463. leggi

Exit mobile version