Ezetimibe più statine a intensità moderata efficaci negli anziani


La terapia combinata con statine di intensità moderata più ezetimibe, in pazienti anziani, sembra ridurre il rischio di eventi cardiovascolari come la terapia standard

Statine dopo ictus proteggono il cuore degli anziani

La terapia combinata con una statina di intensità moderata più ezetimibe, in una popolazione di pazienti anziani, sembra ridurre il rischio di eventi cardiovascolari (CV) in misura simile alla terapia standard con statine ad alte dosi nell’arco di 3 anni, oltre a migliorare la compliance. Lo rivela un’analisi post-hoc dello studio RACING, pubblicata sul “Journal of American College of Cardiology”.

Tale studio ha dimostrato che la terapia combinata a base di ezetimibe potrebbe essere una buona opzione per i pazienti con apparenti effetti collaterali da dosi di statine più forti in persone con malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD) che necessitano di ridurre il colesterolo LDL.

«È  stato importante condurre questo sottostudio perché i pazienti anziani sono stati spesso esclusi dai precedenti studi clinici di terapia ipolipemizzante intensiva» spiegano dello Yonsei University College of Medicine, Seoul (Corea), guidati da Sang-Hyup Lee.

Questi risultati, continuano, hanno già influenzato la pratica clinica allo Yonsei College, dove si preferisce ora usare statine di intensità moderata in combinazione con la terapia con ezetimibe «rispetto alla monoterapia con statine ad alta intensità, specialmente per i pazienti anziani con ASCVD che hanno avuto effetti collaterali correlati alle statine, così come quelli con ridotta tolleranza al glucosio (livello di HbA1c tra il 6,0% e il 6,5%)».

Ridotti i tassi di interruzione del farmaco o diminuzione della dose da intolleranza
Per lo studio, Lee e colleghi hanno incluso i 574 pazienti (15,2%) con ASCVD che avevano 0/> 75 anni della popolazione principale dello studio RACING. Rispetto al resto della popolazione dello studio, i pazienti nel gruppo anziano avevano maggiori probabilità di essere donne, avevano un BMI più basso e mostravano maggiori probabilità di avere una storia di precedente di by-pass aorto-coronarico (CABG), incidente cerebrovascolare e comorbilità predisponenti come ipertensione e malattia renale cronica.

Analogamente ai principali risultati dello studio, i tassi dell’endpoint primario – un composito a 3 anni di morte CV, eventi CV maggiori o ictus non fatale – erano simili nella coorte di anziani tra coloro che avevano ricevuto statine di intensità moderata con ezetimibe e quelli che erano stati trattati con statine ad alta intensità in monoterapia (10,6% vs 12,3%; HR 0,87; IC 95% 0,54-1,42). I tassi di tale esito primario in questa popolazione anziana erano simili a quelli di età < 75 anni (8,8% vs 9,4%; HR 0,94; IC 95% 0,74-1,18).

È importante sottolineare, inoltre, che la combinazione di statine di intensità moderata ed ezetimibe è stata associata a tassi più bassi di interruzione del farmaco o riduzione della dose correlate a intolleranza rispetto alla monoterapia con statine ad alta intensità tra i pazienti nel gruppo anziano (2,3% vs 7,2%; P = 0,010) e nei pazienti di età < 75 anni (5,2% vs 8,4%; P < 0,001).

In particolare, i livelli mediani di colesterolo LDL sono rimasti costantemente più bassi nei pazienti anziani del gruppo di associazione con ezetimibe rispetto a quelli trattati con statine ad alte dosi in monoterapia all’anno 1 (59 vs 63 mg / dL; P = 0,004), all’anno 2 (58 vs 62 mg/dL; P = 0,013) e all’anno 3 (57 vs 64 mg/dL; P = 0,036).

Inoltre, il tasso di diabete di nuova insorgenza era inferiore nel primo gruppo di trattamento rispetto al secondo (10,0% vs 18,7%; P = 0,025), e c’è stata un’interazione significativa osservata rispetto al gruppo < 75 anni per questo endpoint (P per interazione = 0,041).

Per gli autori nessuno dei risultati è stato sorprendente, ma era importante che il sottogruppo anziano fosse l’unico a dimostrare una differenza in relazione al diabete di nuova insorgenza, dimostrandosi una «strategia attraente per i pazienti anziani con ASCVD».

Il principale vantaggio della statina a intensità moderata con la terapia di combinazione con ezetimibe, nel parere dei ricercatori, sta in «un’efficacia simile con minori preoccupazioni, allo stesso tempo, per i problemi di sicurezza».

Linee di ricerca per il futuro
I risultati di questa sottoanalisi «suggeriscono un’efficacia clinica simile nella riduzione degli eventi e superiore nell’abbassamento del colesterolo LDL, con un profilo di sicurezza favorevole» scrivono, in un editoriale di accompagnamento, Christie M. Ballantyne, del Baylor College of Medicine di Houston, e colleghi.

Tuttavia, sottolineano, «questa analisi era sottodimensionata per il sottogruppo di età compresa tra > 75 anni e gli individui di età > 80 anni sono stati esclusi dal disegno originale dello studio, limitando le conclusioni e la generalizzabilità dei risultati nella popolazione anziana».

Mentre questi risultati, insieme a quelli degli studi IMPROVE-IT e EWTOPIA 75, suggeriscono che l’ezetimibe potrebbe essere una buona opzione di trattamento per i pazienti anziani, «studi futuri, compresi studi pragmatici, dovrebbero andare oltre il concentrarsi solo sull’efficacia di nuove terapie ipolipemizzanti e testare l’efficacia di diversi approcci per implementare terapie ipolipemizzanti in questa importante popolazione ad alto rischio» concludono gli editorialisti.

Fonti:
Lee SH, Lee YJ, Heo JH, et al. Combination moderate-intensity statin and ezetimibe therapy for elderly patients with atherosclerosis. J Am Coll Cardiol. 2023;81:1339-149. doi: 10.1016/j.jacc.2023.02.007. leggi

Ballantyne CM, Varughese MG, Abushamat LA. Lipid-lowering therapy in the elderly: are current guidelines a sign of ageism in medical care? J Am Coll Cardiol. 2023;81:1350-2. doi: 10.1016/j.jacc.2023.02.014. leggi