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Strage di migranti nell’Egeo: in Grecia 3 giorni di lutto nazionale

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Si teme che la strage di migranti dell’Egeo possa rivelarsi una delle più drammatiche di sempre: è giallo sul numero di persone (e di bambini) chiusi nella stiva al momento della tragedia

Resta da ore fermo a 104 superstiti e 78 corpi senza vita il bilancio del naufragio di ieri al largo delle coste della Grecia, a Pylos, nei pressi del Peloponneso, dove un peschereccio con centinaia di migranti a bordo si è ribaltato: lo ha riferito il quotidiano Ekathimerini. Le operazioni di soccorso sono proseguite nella notte, ma non è stato possibile ritrovare altri naufraghi oltre quelli tratti in salvo fino al tardo pomeriggio di ieri dalla Guardia costiera e dalle navi della marina militare greca.

È GIALLO SUL NUMERO DI PERSONE A BORDO

Da Atene riferiscono di 400 persone a bordo del peschereccio Adriana, ma per l’ong Alarm Phone sarebbero oltre 700. L’organizzazione riferisce di essere stata contattata intorno alle 14 di martedì dai migranti che chiedevano aiuto e sostiene di aver subito allertato non solo le autorità greche e l’agenzia europea Frontex, ma anche quelle di Malta e Italia. Pertanto oggi denuncia che i morti potrebbero essere centinaia. E si teme il peggio: ci sarebbero diversi superstiti che avrebbero raccontato che nella stiva c’erano molti bambini, insieme alle mamme. Si parla addirittura di 100 bambini. Questo renderebbe il naufragio dell’Egeo uno dei più drammatici nella storia delle tragedie del Mediterraneo. Circola anche la notizia che sei persone, già nel pomeriggio di ieri, fossero morte di sete a bordo. E di queste due erano bambini.

POLEMICHE IN GRECIA

La vicenda sta facendo montare le polemiche nel Paese, dove intanto sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale e i partiti hanno sospeso tutti gli appuntamenti collegati alla campagna elettorale per il voto del 25 giugno. “La nostra civiltà sta attraversando una crisi decisamente profonda” ha commentato il leader di Syriza-Sinistra europea Alexis Tsipras, aggiungendo: “Oggi la vita umana non ha sempre lo stesso valore, varia a seconda del colore della pelle, della nazionalità e origini della persona”.

“VERGOGNA” IN TUTTE LE LINGUE

L’accusa è rivolta al governo e alla Guardia costiera, che secondo alcune ricostruzioni avrebbero fornito versioni contrastanti. In particolare, è stato sostenuto che l’incidente sia avvenuto al di fuori delle acque elleniche e che le persone a bordo avrebbero rifiutato i soccorsi. A smentire questa versione è il quotidiano Efimerida ton Sintakton, che oggi ha pubblicato in prima pagina la parola “vergogna” scritta in greco e altre sei lingue tra cui italiano, francese e inglese.

“UN CIMITERO GALLEGGIANTE”

La testata ha intervistato l’ammiraglio della Guardia costiera in pensione ed esperto internazionale Nikos Spanos, convinto che, rifiuto o no, la Guardia costiera sarebbe dovuta intervenire per soccorrere perché “quel peschereccio era un cimitero galleggiante, molto vecchio e senza certificati. Il ministero dei Trasporti- ha aggiunto- è stato informato da Frontex. L’Italia ci ha affidato il coordinamento dell’incidente poiché è avvenuto nella nostra zona. La barca era in pericolo. Quindi lo Stato greco sarebbe dovuto intervenire immediatamente“, portando “le motovedette sul posto in modo da strasbordare rapidamente le persone”.

Il leader di centrodestra di Nuova Democrazia, Kyriakos Mitsotakis, al governo fino al 25 maggio scorso, ha puntato il dito contro “le reti criminali dei trafficanti” e sostenuto che ora “la priorità è salvare vite”. Mitsotakis ha aggiunto: “Questa tragedia mette in luce in modo drammatico che la migrazione rimane un problema che richiede una politica europea coerente”.

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