Boschi: l’Appennino tosco emiliano lancia i crediti di sostenibilità


Gestione sostenibile delle foreste: l’Appennino tosco emiliano lancia i crediti di sostenibilità da comprare per salvare i boschi

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Il parco dell’Appennino tosco emiliano inaugura un nuovo corso per la sua “Amazzonia”- circa un miliardo di alberi nelle due regioni- basato sulla gestione sostenibile delle foreste, la certificazione di questa pratica e la compravendita di crediti di sostenibilità. I boschi, oltre a prodotti come legna, castagne o funghi, forniscono infatti servizi preziosi per tutta la collettività, chiamati “ecosistemici”, che riguardano ad esempio la biodiversità, la regimazione dell’acqua e l’assorbimento della CO2. Ora per la prima volta in Europa, questi “vantaggi immateriali” sono stati riconosciuti, certificati da due enti specializzati– Fsc (Forest stewardship council) e Pefc (Programme for endorsement of forest certification schemes)– e immessi sul mercato volontario in forma di “crediti di sostenibilità” dove già 11 imprese e altri soggetti pubblici e privati li hanno acquistati per compensare le loro emissioni, o nell’ambito di programmi di responsabilità sociale.

Il progetto “pioniere” del Parco nazionale è iniziato circa due anni fa. Per prima cosa l’ente ha raggruppato 13 proprietari di aree boschive (Usi civici e altri soggetti pubblici di Lunigiana e Garfagnana, Modena, Parma e Reggio Emilia). Con loro ha poi sottoscritto specifici accordi per applicare “buone pratiche” di gestione delle foreste (accanto a quelle in uso da secoli) e tutelarle in modo ancora più sostenibile. Come risultato si sono ottenute 4.000 tonnellate di anidride carbonica in più assorbite all’anno, che nel progetto del Parco sono state trasformate in “crediti”.

Ognuno di questi, pari a una tonnellata di CO2 equivalente, ha un valore economico di 40,26 euro e la loro vendita ha fruttato circa 70.000 euro. Rispetto ad un normale “credito di carbonio” acquistato dalle grosse aziende obbligate a compensare le loro emissioni (che costano circa 6 euro) quelli del Parco portano infatti con sé il valore aggiunto della gestione sostenibile dei boschi, con benefici per le comunità, anche in termini di lotta ai cambiamenti climatici.

Per il presidente dell’ente Parco Fausto Giovannelli, si è quindi di fronte ad un vero e proprio cambio di paradigma culturale perché “è dal 1923 che in Italia è stabilita la tutela dei boschi, ma fino ad oggi solo imponendo dei tetti al taglio del legname. Noi, cercando di attuare la strategia nazionale di forestazione, mettiamo invece a valore anche economico tutti gli aspetti positivi (compresi quelli turistici) e cediamo i crediti certificati a soggetti che volontariamente contribuiscono ad un beneficio per tutta la comunità“.

Altro aspetto innovativo, continua Giovannelli è che “per la prima volta i proprietari dei boschi saranno remunerati per la loro attività per cui fino ad ora non ricevevano nulla in cambio” e i proventi saranno reinvestiti nella gestione ancora più sostenibile delle aree verdi. Per il Parco la sperimentazione è però solo un punto di partenza: il progetto a pieno regime coinvolge infatti 35.000 ettari di boschi e 33 proprietari a cui in futuro se ne potranno aggiungere altri. Il Parco nazionale è coperto per il 70% da foreste e ha una superficie di 26.000 ettari, ma coordina con le due regioni una riserva di biosfera dell’Unesco di 550.000 ettari, boschiva per oltre la metà.