“Il certo è incerto” è il nuovo libro di Saverio Fortunato


Il certo è incerto, il libro di Saverio Fortunato sulle fonti della conoscenza e dell’ignoranza

Il libro Il certo è incerto del professor  Saverio Fortunato, rettore dell’Istituto Italiano di Criminologia di Vibo Valentia, è un tascabile di cento pagine.

Un libricino; enciclopedico, a detta del colonnello della Nato, Marco Cagnazzo (docente d’Intelligence). Cento pagine suddivise in quattro capitoli:

1.Sulle fonti della conoscenza e dell’ignoranza; 2. Per un’epistemologia dell’ignoranza; 3. Sulla verità; 4. Sull’interpretazione.

La verità, questa sconosciuta, per il prof Fortunato non esiste. L’uomo ha bisogno di verità, per questo si accontenta di verità secondarie e di atti di fiducia o di coerenza, che lo tranquillizzano.

Insomma,  è necessario sapere che la verità è come la linea dell’orizzonte: più ci si avvicina e più si allontana; per cui, non ci è data conoscere.

Tuttavia, la strada per raggiungere la verità è piena di trappole. E, l’errore, è il primo ostacolo; ragion per cui, in questo cammino tortuoso verso la ricerca della verità occorre essere interessati non a trovare la risposta giusta, ma ad evitare quella sbagliata.

Sull’interpretazione, ricorda il professore, per allontanarci dall’errore, per evitare conflitti d’interpretazione e fraintendimenti serve l’ermeneutica e capire, con essa, il processo di conoscenza. E, come funziona la parola per passare una conoscenza agli altri, sapendo però che chi descrive qualcosa di qualcosa descrive se stesso mentre descrive qualcosa di qualcosa.

Il professor Fortunato spiega l’importanza del dubbio per giungere alla conoscenza: occorre dubitare in un contesto dove ci è dato di dubitare. Perché se non ci è dato di dubitare non possiamo raggiungere alcuna conoscenza.

Fortunato nel libro pone una domanda: l’intelligenza è intelligente?

E muovendosi dalla fisica, formula il suo corollario sulla stupidità: se la stupidità è l’assenza d’intelligenza, perché l’intelligenza non è l’assenza di stupidità?

E dall’intelligenza dell’uomo analizza quella artificiale della macchina, ponendo la domanda: il rapporto uomo/macchina è intelligente?

Tanto per cominciare –dice Fortunato- la macchina è stupida, anche se fa cose intelligenti; il rapporto uomo/macchina diventa inversamente proporzionale: all’aumentare dell’una diminuisce nell’altro.

Sull’ignoranza, Fortunato afferma che è una non conoscenza; e che ogni conoscenza ci conduce a una nuova ignoranza.

L’ignoranza, scrive Fortunato, è il motore della conoscenza per cui dobbiamo essere consapevoli dei propri limiti e in ordine alle fonti della conoscenza e dell’ignoranza vale quanto afferma Karl Popper: come primo punto, noi non sappiamo niente; di conseguenza, dobbiamo essere molto modesti.

E questo è il secondo punto.

Non dobbiamo dire di sapere quando non sappiamo, è il terzo punto. Fortunato ci spiega quindi, che nel ragionamento c’è un problema gnoseologico della verità e uno ermeneutico dell’interpretazione, oltre all’intraprendenza della stupidità che tende quasi sempre a giustificarsi come pensiero intelligente.

Ada Cosco