Asma: scoperto legame tra tosse e biomarcatori di infiammazione T2


Nuovo studio suggerisce che per il trattamento della tosse negli asmatici potrebbe essere importante raggiungere una soppressione adeguata dell’infiammazione T2

Lidocaina sotto forma di spray oro-faringeo sembra essere in grado di ridurre la frequenza della tosse cronica refrattaria

Nei pazienti asmatici con bassi livelli di biomarcatori di infiammazione T2 si osserva una frequenza della tosse non elevata; ciò implica che il meccanismo della tosse in presenza di asma dipende dall’infiammazione T2. Sono queste le conclusioni di uno studio recentemente pubblicato su European Respiratory Journal che suggerisce che il primo step razionale per il trattamento della tosse negli asmatici potrebbe essere quello d raggiungere una soppressione adeguata dell’infiammazione T2 con le terapie attualmente disponibili (NdR: i farmaci biologici).

Razionale e obiettivo dello studio
“Per quanto la maggior parte dei pazienti affetti da asma abbia una malattia di grado lieve-moderato – ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio – un 20% di questi non riesce a raggiungere livelli accettabili di controllo della malattia, nonostante il trattamento con antinfiammatori e broncodilatatori ad alte dosi; questi pazienti sono definiti “asma difficile da trattare”.

Un approccio interessante per la gestione di questo gruppo di pazienti difficili consiste nel suddividerli per “treatable traits”, che possono essere identificati e affrontati clinicamente.  Questo approccio, in pratica, scompone la malattia delle vie aeree in molteplici fattori clinici, quali l’infiammazione delle vie aeree, l’ostruzione del flusso aereo, l’iperreattività bronchiale e l’ipersensibilità al riflesso della tosse.

La tosse è un sintomo comune nell’asma che si è dimostrata essere molto importante per la qualità della vita di questi pazienti; la tosse persistente, in particolare, è stata associata ad uno scarso controllo dell’asma.
Ciò detto, ancora ogg la tosse come sintomo non è ben rappresentata nelle misure di outcome riferite dai pazienti (PRO) comunemente utilizzate: ad esempio, la tosse non è inclusa nell’Asthma Control Questionnaire (ACQ) mentre e l’Asthma Control Test  (ACT) richiede informazioni sulla tosse nel contesto di un ampio insieme di sintomi (respiro sibilante, tosse, respiro corto, oppressione toracica o dolore).

Alcuni studi già presenti in letteratura hanno dimostrato che la valutazione oggettiva della tosse, utilizzando il monitoraggio ambulatoriale di questo sintomo, ha una relazione limitata con le misure di controllo dell’asma tuttora utilizzate e che le misure di qualità di vita della tosse (come il Leicester Cough Questionnaire (LCQ)) sono solo moderatamente correlate con i punteggi dell’ACQ e dell’Asthma Quality of Life Questionnaire (AQLQ), ma non con l’infiammazione eosinofila delle vie aeree nell’espettorato.

La presenza di osservazioni limitate su come le misurazioni oggettive della tosse possano essere correlate ai biomarcatori dell’infiammazione delle vie aeree di tipo 2 (T2) ha suggerito l’implementazione di questo nuovo studio, che si è proposto di esplorare le relazioni esistenti tra la frequenza oggettiva del sintomo tosse, la qualità di vita in presenza di questo sintomo, il controllo dell’asma e i livelli dei biomarcatori T2 nell’asma grave.

Disegno dello studio e risultati principali
Lo studio, avente un disegno osservazionale, ha reclutato 61 pazienti con asma grave e 19 con asma lieve-moderato che sono stati sottoposti a spirometria, valutazione dei livelli dei biomarcatori T2 (frazione di ossido nitrico esalato (FeNO) e conta degli eosinofili nel sangue periferico) e a tecniche di misurazione della tosse (compreso il monitoraggio ambulatoriale della tosse).
Nello specifico, i pazienti sono stati classificati in base ai livelli di biomarcatori T2: 1) T2-basso (FeNO <20 ppb ed eosinofili del sangue periferico <150 cellule/µL); 2) T2-intermedio (FeNO ≥20 ppb o eosinofili del sangue periferico ≥150 cellule/µL); 3) T2-elevato (FeNO ≥20 ppb ed eosinofili del sangue periferico ≥150 cellule/µL).

Passando ai risultati principali, è emerso che sia il numero totale di attacchi di tosse nelle 24 ore (medie geometriche ±SD: 170,3±2,7 vs. 60,8±4,1; P=0,002) che il numero di attacchi di tosse nel corso di un’ora (medie geometriche ±SD: 7,1±2,7 contro 2,5±4,1 tosse; P=0,002) erano maggiori nei pazienti con asma grave rispetto a quelli con asma lieve-moderata.

Inoltre, la frequenza totale degli attacchi di tosse nel corso delle 24 ore si è notevolmente ridotta nei soggetti con asma grave con T2 basso rispetto ai pazienti con T2 intermedio e T2 alto. Le misurazioni della frequenza della tosse non sono, dunque, risultate elevate nei pazienti con livelli ridotti di biomarcatori T2.

Implicazioni dello studio
Nel complesso, lo studio ha dimostrato che il sintomo tosse, misurato grazie al monitoraggio oggettivo o con strumenti PRO, è comune nell’asma, è maggiore nei soggetti con malattia grave ed è strettamente associato ai PRO del controllo dell’asma e della qualità di vita legata alla malattia respiratoria.

Pertanto, un’adeguata soppressione dell’infiammazione T2 sembrerebbe essere il primo passo logico da adottare nella gestione della tosse in questa popolazione di pazienti, anche se sono necessarie ulteriori conferme di ciò da documentare in casistiche più ampie di popolazione.

Da ultimo, sulla base dei dati attuali e in ragione della disponibilità di terapie efficaci per sopprimere l’infiammazione T2, non sembra proponibile considerare la tosse come un “treatable trait” a sé stante in una popolazione di asmatici gravi.

Bibliografia
Holmes J et al. An observational study to determine the relationship between cough frequency and markers of inflammation in severe asthma. Eur Respir J. 2022 Jul 1:2103205. doi: 10.1183/13993003.03205-2021. Epub ahead of print. PMID: 35777770.
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