Chi è Alfredo Cospito: il suo caso infiamma gli anarchici


Chi è Alfredo Cospito, il 55enne pescarese è in sciopero della fame da oltre cento giorni, e perché gli anarchici sfidano il Governo

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Il caso di Alfredo Cospito, rinchiuso nel carcere di Sassari al 41-bis e in sciopero della fame dallo scorso 20 ottobre, infiamma la galassia anarchica. Dopo la decisione dei giudici di condannare al carcere duro il 55enne, primo anarchico a essere detenuto in un regime nato per contrastare la criminalità organizzata, si sono susseguite le azioni di guerriglia degli insurrezionalisti. E mentre si attende che la Cassazione discuta sulla conferma o rimozione del 41-bis, il Governo prende posizione e promette la linea dura. E oggi in Consiglio dei ministri affronterà la vicenda con le informative dei ministri Tajani (Esteri), Piantedosi (Interno) e Nordio (Giustizia).

CHI È ALFREDO COSPITO

Cospito è nato a Pescara ed è un membro della Federazione anarchica informale, un gruppo anarco-insurrezionalista che nel corso degli anni si è reso protagonista di svariati attacchi allo Stato. Diversi membri del Fai sono stati recentemente processati e condannati dal Tribunale di Torino per decine di azioni rivendicate tra il 2003 e il 2016. Lo scorso luglio la Cassazione ha reso definitive condanne fino a 20 anni di carcere per 14 anarchici nel processo ‘Scripta manent’, chiedendo però un nuovo giudizio in appello per Cospito, considerato uno dei leader del movimento, e per la compagna Anna Beniamino. Cospito rischia la condanna per strage contro la sicurezza dello Stato (art. 285 del Codice penale), un reato che prevede l’ergastolo.

Tra le azioni per cui Cospito è stato giudicato colpevole vi sono la gambizzazione dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, nel 2012, e l’esplosione di due pacchi bomba all’esterno della Scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo), nel 2006: i due ordigni esplosivi piazzati all’esterno dell’edificio non provocarono morti né feriti.

LA CONDANNA AL CARCERE DURO

Le condizioni carcerarie del 55enne pescarese, da aprile 2022, sono sensibilmente peggiorate: i giudici hanno infatti deciso di applicare il 41-bis, cosiddetto carcere duro, a Cospito. Il motivo? Le lettere che dal carcere di Sassari ha continuato periodicamente a inviare alla galassia anarchica, alcune delle quali sono anche state pubblicate sulle riviste d’area. Insomma, per la giustizia italiana quelle lettere sono equiparabili ai ‘pizzini’ che i boss mafiosi facevano filtrare dal carcere per continuare a esercitare il proprio potere.

Da aprile, dunque, Cospito non può più recarsi in palestra, avere una corrispondenza, leggere libri e quattro ore d’aria al giorno. Restrizioni che i giudici ritengono giustificate per evitare una nuova recrudescenza delle azioni della Federazione anarchica informale, considerata una organizzazione criminale a tutti gli effetti.

LO SCIOPERO DELLA FAME

Per protestare contro le condizioni della sua detenzione, dal 20 ottobre 2022 Alfredo Cospito è in sciopero della fame. In questi oltre cento giorni di protesta, l’anarchico ha perso oltre 40 chili e la dottoressa che lo segue nel carcere di Sassari ha certificato che “la situazione è rischiosa per la sua vita“.

Di recente, lo stesso Cospito ha comunicato al suo avvocato la volontà di opporsi al Trattamento sanitario obbligatorio in caso di via libera all’alimentazione forzata. Proprio in ragione delle sue precarie condizioni di salute, la Corte di Cassazione ha deciso di anticipare dal 20 aprile al 7 marzo l’udienza sulla conferma o sull’attenuazione del regime di carcere duro per Cospito.

GLI ATTACCHI DEGLI ANARCHICI

Da quando Cospito è entrato in sciopero della fame, le azioni degli anarchici per chiedere la sua liberazione sono aumentate di intensità: a dicembre l’auto del consigliere diplomatico ad Atene Susanna Schlein è stata data alle fiamme, nei giorni scorsi ci sono stati attacchi nelle sedi diplomatiche di Berlino e Barcellona e sabato sera sono avvenuti scontri tra manifestanti e polizia a Trastevere. Ma c’è stato anche il lancio di una molotov contro il commissariato di Polizia Prenestino a Roma. Senza dimenticare i proiettili indirizzati al procuratore generale Francesco Saluzzo (pm del processo Cospito) e quelli per il direttore del quotidiano ‘Il Tirreno’ (accompagnati da un messaggio su Cospito).

LA POSIZIONE DEL GOVERNO

Ieri, Palazzo Chigi in una nota ha fatto sapere che “azioni del genere non intimidiranno le istituzioni. Tanto meno se l’obiettivo è quello di far allentare il regime detentivo più duro per i responsabili di atti terroristici“. La posizione della premier Giorgia Meloni è chiara: “Lo Stato non scende a patti con chi minaccia“.

Anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha fatto sapere che “lo Stato non si lascerà mai intimidire e condizionare da queste azioni del tutto inaccettabili, nella convinzione che nessuna rivendicazione o proposta possa essere presa in considerazione se viene portata avanti col ricorso a questi metodi, ancor più se rivolti contro le forze dell’ordine”.