Malattie reumatiche: quando sono opportuni i farmaci anti-osteoporosi


Farmaci anti-osteoporosi opportuni per le pazienti affette da malattie reumatiche infiammatorie dell’apparato muscolo-scheletrico in cura con steroidi a basso dosaggio

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Le pazienti affette da malattie reumatiche infiammatorie dell’apparato muscolo-scheletrico (iRMD), in trattamento con glucocorticoidi (GC) a basso dosaggio, dovrebbero essere sottoposte anche a terapia preventiva con farmaci anti-OP.

Dosi di GC fino a 2,5 mg/die, infatti, sono state associate alla perdita di BMD nelle iRMD, ma questo effetto era prevenibile con farmaci anti-osteoporotici.

Questo il messaggio chiave proveniente da uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Unità di Reumatologia dell’Università di Verona, presentato nel corso dei lavori del Congresso annuale ACR (1).

Razionale e disegno dello studio
I risultati dello studio Glucocorticoid Low-dose in Rheumatoid Arthritis (GLORIA) (2), pubblicato di recente, hanno sollevato dubbi sui benefici dell’impiego di GC a basso dosaggio nei pazienti anziani con patologie infiammatorie, si legge nell’abstract di presentazione del lavoro. (NdR. lo studio GLORIA ha concluso che l’aggiunta di dosi ridotte di prednisone ha effetti benefici nel lungo termine su pazienti anziani con artrite reumatoide conclamata).

Il Glucocorticoid-Induced Osteoporosis Program (GIOP) raccomanda attualmente che i soggetti trattati con dosaggi moderato-elevati di GC (superiori a 2,5 mg/die) debbano essere sottoposti a terapia anti-osteoporotica, mentre non raccomandano il ricorso a quest’ultima in quelli sottoposti a trattamento con glucocorticoidi a basso dosaggio (inferiori a 2,5 mg/die) (3).

Su questi presupposti è stato concepito il nuovo studio che si è proposto di valutare l’efficacia e la safety di diversi dosaggi di GC in un’ampia coorte longitudinale costituita da 884 donne affette da iRMD.

Nello specifico, lo studio, della durata di 6 anni, ha analizzato l’impatto dell’assunzione di glucocorticoidi a dosi diverse (0-2,5 mg/die, 2,5-5 mg/die e ≥5 mg/die) in pazienti di sesso femminile con iRMD e confrontato i dati ottenuti con quelli provenienti da 1.766 volontarie sane, incrociandoli per età, T-score e percentuale del rischio di frattura a 10 anni.

Le iRMD incluse nello studio erano artrite reumatoide (la gran parte delle pazienti considerate era affetta da questa condizione clinica), artrite psoriasica, sclerosi sistemica, polimialgia reumatica, spondiloartrite, lupus eritematoso sistemico e vasculiti.

Prima dell’inizio dello studio, i ricercatori hanno misurato la BMD e l’evidenza di fratture in tutti i partecipanti ricorrendo all’esame DEXA (dual-energy x-ray absorptiometry).

Successivamente, i ricercatori hanno effettuato una valutazione prospettica della BMD e delle fratture, confrontando i dati con la coorte di donne sane (secondo uno schema 2:1) in base alla tecnica del propensity score matching.

Da ultimo, sono state messe a punto delle analisi di regressione multivariabile per analizzare l’effetto dei GC sulle fratture.

Risultati principali
Dopo 6 anni, i livelli di BMD si sono ridotti in modo significativo nelle pazienti trattate con GC che non erano state sottoposte ad un trattamento anti-osteoporosi. L’aumento del dosaggio di GC è risultato correlato ad una maggiore perdita, in percentuale, di BMD in assenza di una terapia profilattica contro l’OP.

Le pazienti sottoposte a trattamento con almeno 5 mg/die di GC al giorno hanno mostrato una diminuzione del 4,26% della BMD (P =.0011), mentre quelle trattate con dosaggi giornalieri di GC da 2,5 a 5 mg e da 0 a 2,5 mg al giorno hanno mostrato una diminuzione della BMD del 4,23% (P =0.0422) e del 2,66% (P =0,0006) rispettivamente.

Le terapie anti-osteoporotiche hanno migliorato la BMD nelle pazienti trattate con dosaggi giornalieri di GC inferiori a 5 mg (in particolare con prednisone).

Quanto alle fratture, queste si sono verificate a tassi più elevati tra le pazienti con iRMD rispetto ai controlli. I ricercatori hanno calcolato tassi di frattura grezzi di 4,8, 2,8 e 2,5 fratture per 100 anni-persona per ciascuna delle 3 dosi di GC impiegate (≥5 mg/die, 2,5-5 mg/die e 0-2,5 mg/die), rispettivamente. Nel gruppo di controllo, si sono verificate 103 fratture ad un tasso di 2,2 fratture ogni 100 anni-persona.

Da ultimo, l’assunzione giornaliera di almeno 5 mg di GC è risultata associata al raddoppiamento del rischio di fratture rispetto alle altre due dosi e ai controlli ( hazard ratio aggiustato: 2,37; IC95%: 1,33-4,23).

Riassumendo
Nel complesso, “…dosaggi di GC fino a 2,5 mg/die sono risultati associati alla perdita di BMD nelle pazienti con iRMD, ma questo effetto era prevenibile con farmaci anti-osteoporotici – hanno concluso gli autori dello studio”.
“Tali risultati – hanno aggiunto – potrebbero supportare l’inizio del trattamento anti-osteoporotico nelle pazienti che assumono GC a dosi molto basse, in diretto contrasto con la maggior parte delle linee guida della GIOP oggi esistenti”.

Bibliografia
1) Adami G et al. Impact of glucocorticoid dosing and anti-osteoporotic treatment on bone health in patients with inflammatory rheumatic musculoskeletal diseases: A longitudinal cohort study. Presented at: ACR Convergence 2022; November 10-14; Philadelphia, PA. Abstract/Poster #L01.
Leggi

2) Boers M, Hartman L, Opris-Belinski D For the GLORIA Trial consortium, et al. Low dose, add-on prednisolone in patients with rheumatoid arthritis aged 65+: the pragmatic randomised, double-blind placebo-controlled GLORIA trial. Annals of the Rheumatic Diseases 2022;81:925-936.

3) Buckley L et al. 2017 American College of Rheumatology Guideline for the Prevention and Treatment of Glucocorticoid-Induced Osteoporosis. Arthritis & Rheumatology. 2017;69(8):1521-1537. doi:10.1002/art.40137