Sindromi mielodisplastiche: luspatercept è la prima terapia personalizzata


I pazienti con sindromi mielodisplastiche che presentano sideroblasti ad anello, trattati con luspatercept, sono liberi da trasfusioni di sangue per almeno 8 settimane

sindromi mielodisplastiche

Quasi la metà (48%) dei pazienti con sindromi mielodisplastiche che presentano sideroblasti ad anello, trattati con una nuova terapia, luspatercept, è libera da trasfusioni di sangue per almeno 8 settimane. Un risultato molto importante per persone costrette a recarsi nei centri trasfusionali frequentemente, anche ogni settimana. I vantaggi si riflettono sulla qualità di vita e sulla possibilità di ridurre il danno d’organo correlato all’accumulo di ferro introdotto con le trasfusioni. Le persone colpite da questo gruppo eterogeneo di tumori del sangue sono spesso anziane, con età superiore a 70 anni, e con altre patologie associate. I sintomi più frequenti causati dalla carenza di emoglobina sono stanchezza, perdita di peso, difficoltà respiratorie e battito cardiaco accelerato. L’impatto sulla qualità di vita è enorme, soprattutto per le persone con anemia grave. Le sindromi mielodisplastiche sono ancora poco conosciute ed è sottovalutato il loro impatto sulla quotidianità dei pazienti.

“Le sindromi mielodisplastiche sono tumori del sangue che colpiscono le cellule staminali del midollo osseo, che danno origine a tutte le cellule del sangue periferico, cioè ai globuli rossi, bianchi e alle piastrine – spiega Pellegrino Musto, Direttore della Unità Operativa Complessa di Ematologia con trapianto della Azienda Ospedaliero-Universitaria Consorziale Policlinico di Bari e Professore Ordinario di Ematologia all’Università ‘Aldo Moro’ di Bari -. Si determina così un’alterazione del processo di maturazione del midollo e un difetto qualitativo e quantitativo della produzione degli elementi del sangue periferico. I sintomi e il decorso variano in modo significativo in base al tipo di cellula ematica colpita. Nelle forme a basso rischio si può avere anemia (riduzione di globuli rossi), neutropenia (riduzione di globuli bianchi) o piastrinopenia (riduzione di piastrine). La manifestazione clinica più frequente è costituita dall’anemia e, quindi, dalla necessità di trasfusioni di sangue, ma questi pazienti sono anche suscettibili a infezioni ed emorragie. Le sindromi mielodisplastiche, nelle forme più gravi, possono evolvere in leucemia mieloide acuta, un tumore più aggressivo”.

“Nella maggior parte dei casi – continua il Prof. Musto -, le cause della malattia sono sconosciute, cioè non è noto il meccanismo che dà il via al processo di modifica del DNA di una delle cellule staminali del midollo osseo. Vi sono anche forme secondarie, legate all’esposizione a fattori di rischio professionale, ad esempio a sostanze chimiche come benzene, piombo o solventi. Inoltre, alcuni pazienti possono sviluppare la malattia in seguito a precedenti trattamenti con chemioterapia o radioterapia, utilizzati per curare altre neoplasie”. Proprio per migliorare la consapevolezza fra i cittadini, i clinici e le Istituzioni, domani si celebra la Giornata Mondiale delle Sindromi Mielodisplastiche.

“In Italia si stimano ogni anno circa 3.000 nuovi casi – afferma Matteo Della Porta, Responsabile Unità Leucemie e Mielodisplasie, Humanitas Cancer Center, Milano e Professore Ordinario di Ematologia presso Humanitas University -. Molti pazienti non ricevono un corretto e tempestivo inquadramento diagnostico. L’età media alla diagnosi è di 75 anni. In più del 90% dei casi il primo sintomo è l’anemia. Purtroppo, trattandosi di persone anziane, l’anemia è spesso sottovalutata o considerata una condizione fisiologica, quasi inevitabile. Da qui i ritardi nella diagnosi. L’anemia nell’anziano (anche quando non è di grado severo) andrebbe sempre indagata, proprio perché può nascondere malattie ematologiche come le mielodisplasie. Inoltre, le risposte alle terapie e i conseguenti benefici clinici sono migliori se l’anemia è trattata precocemente. Per questo è necessario un cambiamento culturale anche nella comunità medica clinica. Luspatercept, una nuova molecola che agisce favorendo la maturazione eritroide e, di conseguenza, la produzione di globuli rossi maturi, è il primo esempio di terapia personalizzata nelle mielodisplasie a basso rischio con sideroblasti ad anello”.

“Luspatercept è frutto della ricerca di Bristol Myers Squibb in ematologia, area in cui ricopriamo una posizione di leadership – spiega Cosimo Paga, Executive Country Medical Director, Bristol Myers Squibb -. Il farmaco ha un meccanismo d’azione innovativo, consiste in un’iniezione sottocutanea ogni 21 giorni e ha dimostrato di essere efficace anche nella beta-talassemia, una malattia genetica che comporta una eritropoiesi inefficace. Siamo impegnati nella ricerca su patologie gravi e rendiamo concreta la nostra attenzione verso i pazienti anche attraverso l’attivazione di programmi di uso compassionevole, che permettono ai pazienti di accedere alle terapie prima della rimborsabilità”.

“L’Agenzia Italiana del Farmaco, nel dicembre 2021, ha approvato la rimborsabilità di luspatercept nei pazienti adulti con anemia trasfusione-dipendente dovuta a sindromi mielodisplastiche a rischio molto basso, basso e intermedio, che presentano sideroblasti ad anello con risposta insoddisfacente o non idonei a terapia basata su eritropoietina – sottolinea il Prof. Della Porta -. Luspatercept è in grado di rispondere a un forte bisogno clinico finora insoddisfatto, perché è un trattamento efficace contro l’anemia per pazienti privi di alternative, non rispondendo o avendo perso la risposta all’eritropoietina. Inoltre, è importante eseguire sempre il test per individuare i pazienti con la forma con sideroblasti ad anello, approccio che caratterizza la medicina di precisione. Lo studio registrativo MEDALIST ha dimostrato che il 48% dei pazienti trattati con luspatercept è libero da trasfusioni di sangue per intervalli di almeno 8 settimane, con possibilità di periodi multipli di risposta, durante l’intera durata del trattamento. Non solo. Questi risultati sono stati confermati anche su oltre 200 pazienti ‘real life’, non selezionati e inclusi nel programma compassionevole avviato nel nostro Paese. Un risultato molto importante, che sarà presentato a dicembre al congresso americano di ematologia a New Orleans”.

“Grazie a luspatercept i pazienti riducono il fabbisogno trasfusionale con un impatto sulla qualità di vita, perché non devono recarsi così frequentemente nei centri specialistici per soddisfare il fabbisogno di sangue – continua il Prof. Musto –. Inoltre, questo nuovo farmaco diminuisce la necessità di assumere ogni giorno la terapia ferrochelante, con i relativi effetti collaterali, per evitare i danni causati dall’accumulo di ferro a organi vitali”.

“Innovazione è la parola giusta nella tutela del paziente con mielodisplasia – conclude Paolo Pasini, Presidente AIPaSIM (Associazione Italiana Pazienti con Sindrome Mielodisplastica Onlus) -. Dieci anni fa la patologia era misconosciuta, oggi vi è più consapevolezza tra i pazienti, i clinici e le autorità sanitarie, rappresentando un nuovo paradigma della terapia personalizzata. L’innovazione ha assunto diverse declinazioni, dalla ricerca di base e applicata, alla genetica fino ai clinical trial. Ricordiamo anche il censimento dei pazienti realizzato dalla nostra Associazione, con cui abbiamo voluto cogliere il loro vissuto. AIPaSIM è nata 5 anni fa per riempire un vuoto di conoscenza e intervento. Con le nostre iniziative abbiamo sostenuto e promosso il cambiamento. In quest’ottica, riconoscendo il potenziale valore di luspatercept per le persone con mielodisplasia, ci siamo impegnati ad ottenere la sua piena disponibilità nel sistema sanitario. E siamo felici del risultato raggiunto lo scorso anno con la rimborsabilità. Domani si celebra la Giornata Mondiale della patologia. È l’occasione per fare il punto sui risultati ottenuti nella cura e su quelli attesi. Analizzeremo un ambito finora inesplorato, cioè la qualità della vita nella malattia”.