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Tumori femminili: pubblicata la Guida Acto ai test genetici

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Nel 2017 in Italia sono previsti 5.200 nuovi casi

Una percentuale non trascurabile dei tumori ginecologici che colpiscono l’apparato genitale femminile è causata da mutazioni genetiche: pubblicata la Guida Acto

Una percentuale non trascurabile dei tumori ginecologici che colpiscono l’apparato genitale femminile (utero, ovaie, cervice uterina, vulva e vagina) è causata da mutazioni genetiche, cioè da un difettoso funzionamento di alcuni geni che si trasmettono per via ereditaria per la metà dal padre e per la metà dalla madre. Questo significa che se c’è un errore in uno qualunque di questi geni c’è il 50% di probabilità (1 su 2) che questo difetto venga trasmesso ai figli. Le mutazioni genetiche causano il 15-20% per cento dei tumori dell’ovaio, il 3% dei tumori dell’utero (o endometriale) e il 5 -10% dei tumori al seno.

A queste mutazioni la guida Acto Test genetici per le donne con predisposizione ereditaria al tumore dedica 24 pagine fitte di informazioni che aiutano a individuare le alterazioni genetiche che aumentano il rischio di sviluppare un tumore al seno, all’ovaio, all’intestino e all’utero (o endometrio). Inoltre, la guida aiuta a capire quali sono i test genetici, come si eseguono, a chi sono consigliati e come si previene o si riduce il rischio di sviluppare un tumore ereditario.

Le principali mutazioni genetiche
La mutazione genetica più conosciuta associata al tumore ovarico è quella dei geni BRCA1 e BRCA2. Per le donne che abbiano ereditato una mutazione del gene BRCA1 il rischio di sviluppare un tumore dell’ovaio è del 44%; per quelle con mutazione del gene BRCA2 è del 17%. Queste mutazioni possono anche aumentare il rischio di tumore al seno e, in particolare, una mutazione nel gene BRCA2 può causare tumore del seno nell’uomo, tumore della prostata e del pancreas. Recentemente si è scoperto che la percentuale di rischio di tumore ovarico aumenta moderatamente anche in presenza della mutazione dei geni RAD51C (11%), RAD51D (13%), BRIP1 (6%) e PALB2 (5%). Quest’ultimo è associato anche a un alto rischio di tumore al seno.

La Sindrome di Lynch è la più frequente sindrome ereditaria che aumenta la predisposizione al tumore dell’utero (o endometrio) e dell’intestino. Questa sindrome è definita dalla presenza di alterazioni nei geni MLH1, MSH2, MSH6 e PMS2. L’alterazione dei geni MLH1, MSH2, MSH6 aumenta il rischio di sviluppare un tumore dell’utero (o endometrio) dal 37% al 49%. Per la mutazione PMS2 il rischio di tumore dell’utero è di circa il 13%. L’alterazione di questi geni aumenta anche il rischio di tumore ovarico in una percentuale dell’11-17%. Se si è portatori della Sindrome di Lynch si ha inoltre un aumentato rischio di sviluppare cancro dello stomaco, del tratto urinario, del pancreas e del cervello.

I test genetici
Le alterazioni genetiche vengono rilevate attraverso specifici test di screening che non si indirizzano a tutta la popolazione ma sono riservati solo alle donne affette da neoplasia ovarica, alle donne affette da tumore dell’utero (o endometrio) e alle persone con una forte storia familiare di tumore.

Il test più conosciuto è il test BRCA che rileva l’alterazione di questo specifico gene sia sul tessuto tumorale (test somatico) che su un campione di sangue (test germinale). Il test somatico viene effettuato all’atto della diagnosi e permette di avviare le pazienti che risultino BRCA mutate alle nuove terapie farmacologiche a base di Parp inibitori. Il test germinale viene effettuato quasi sempre insieme al test somatico e serve per verificare se la mutazione è trasmissibile ereditariamente perché solo le alterazioni genetiche presenti nel sangue possono essere ereditate.  Il test BRCA è a carico del SSN

Nel caso di tumore ovarico alcuni centri ospedalieri raccomandano anche il Test HRD (Homologous Recombination Deficiency – Difetto della Ricombinazione omologa). Questo test identifica le donne il cui tessuto tumorale presenta un difetto nei meccanismi di riparazione e comprende la valutazione di numerosi altri geni che potrebbero mostrare mutazioni anche nelle pazienti non BRCA mutate che quindi potrebbero trarre beneficio dalle terapie con parp inibitori.  Circa il 50% dei tumori ovarici è correlato a mutazioni. Attualmente in Italia il Test HRD nopn è coperto dal SSN. Il problema vero è che il test dell’HRD ancora non è rimborsato. Ed è un problema da risolvere, perché tutte le pazienti con tumore ovarico devono avere la possibilità di eseguire questo test fin dalla prima diagnosi, dal momento che stiamo parlando di un trattamento di prima linea. Occorre poter identificare la presenza di queste alterazioni genetiche fin da subito per poter stabilire quale sia il trattamento migliore per ciascuna paziente. Auspichiamo, quindi, che questo trattamento venga presto rimborsato», ha concluso Colombo.

Nelle pazienti con tumore dell’utero (o endometrio), il tessuto tumorale viene studiato in laboratorio con il Test Immunoistochimico (IHC). Il patologo studia il tessuto con colorazioni speciali per valutare l’espressione delle proteine MLH1, MSH2, MSH6 e PMS2. Se il risultato mostra una perdita di positività per qualunque di questi geni si deve eseguire il test genetico su campione di sangue (germinale) per chiarire se il cancro è causato da un’alterazione genetica, nel qual caso si potrebbe fare diagnosi di Sindrome di Lynch.

Come ridurre il rischio di tumore ereditario
I test genetici sono la più importante forma di prevenzione primaria per le persone con una forte storia familiare di tumore. Accertare attraverso il test la presenza della mutazione permette infatti, a chi non è ancora malato, di intraprendere tutte le azioni utili a ridurre o a eliminare il rischio che il tumore si sviluppi.

Nel caso del rischio di tumore ovarico il rischio si riduce sottoponendosi a controlli regolari, assumendo la pillola anticoncezionale per almeno 4 anni (riduzione del rischio pari al 50%), sottoponendosi al termine della vita riproduttiva alla chirurgia profilattica, cioè all’asportazione delle ovaie e delle tube (riduzione del rischio pari al 96%).

Alle donne sane in cui sia stata accertata la presenza della Sindrome di Lynch si raccomanda di assumere aspirina in quanto è provato che l’aspirina riduce il rischio di tumore dell’intestino e di tumore in generale. Gli studi dimostrano che anche la pillola anticoncezionale riduce il rischio di tumore dell’utero ma la decisione di assumerla va discussa con il proprio medico. Alle donne con Sindrome di Lynch si raccomanda anche uno screening regolare per tumore dell’intestino, cioè la colonscopia da eseguirsi ogni 2 anni.

PERCENTUALE DI RISCHIO ONCOLOGICO NEL CORSO DELLA VITA

GENE Tumore seno Tumore ovaio Tumore intestino Tumore utero
BRCA1 72% 44%
BRCA2 69% 17%
PALB2 53% 5%
RAD51C 11%
RAD51D 13%
BRIP1 6%
MLH1 11% 48% 37%
MSH2 17% 47% 49%
MSH6 11% 20% 41%
PMS2 14% 13%
Rischio nella popolazione generale senza mutazioni 12-15% (da 1 su 8 a 1 su 7)
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