Crisanti rinuncia allo stipendio da senatore: è polemica


Il virologo Crisanti, eletto con il Pd, rinuncia allo stipendio da senatore: “Una scelta in vista della pensione, da medico guadagno di più”. Ma scoppia la polemica

Crisanti vede un'Italia divisa in zone fino a settembre

Andrea Crisanti, noto virologo, eletto al Senato nella circoscrizione estero nelle fila Pd, rinuncia allo stipendio da senatore per mantenere quello universitario. A spiegare il perché è lui stesso: “È più vantaggioso dal punto di contributivo”. Ma la scelta alimenta già polemiche, anche da parte anche di qualche suo collega.

LA VERSIONE DI CRISANTI: “MI CONVIENE PER LA PENSIONE”

Crisanti spiega che è stata una scelta dettata da una convenienza legata ai contributi previdenziali. “Ho deciso di mantenere la retribuzione che percepisco dall’Università di Padova, in qualità di direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia – afferma il medico ricercatore come riportato da ‘Il Gazzettino’ e dalla Dire (www.dire.it) –. Non potendo ovviamente cumulare due buste paga sono stato chiamato a scegliere tra quella da senatore e quella da specialista. Ho optato per quest’ultima, per motivi contributivi. Mi conviene, è un compenso più alto. Non cambia molto come importo (un senatore percepisce mediamente tra gli 11 e i 14mila euro, con le indennità, ndr.), ma per la pensione conveniva, me l’hanno consigliato in Senato, è legittimo, lo fanno già i magistrati“.

L’IRONIA DI BASSETTI: “ANDRÒ A LAVORARE ALL’UNIVERSITÀ DI CRISANTI”

Tra i primi commenti arriva una ‘stoccata’ ironica da Matteo Bassetti, direttore della clinica malattia infettive dell’ospedale San Martino di Genova. Ospite di ‘Un Giorno da Pecora’, su Rai Radio1, gli viene riferito che Andrea Crisanti non accetterà lo stipendio da senatore preferendo quello da ricercatore, che è più alto. Bassetti osserva: “Questo mi fa piacere, vorrà dire che andrò a lavorare anche io all’Università di Padova, non pensavo fosse così alto lo stipendio…“.

LA LEGA: “STRANA MORALE, LETTA CHE DICE?”

Sul fronte politico il primo attacco arriva dalla Lega. Il responsabile Università Aurelio Tommasetti incalza: “Crisanti molli lo stipendio universitario. Molto opportunismo e poco buonsenso. Crisanti ha uno strano concetto delle istituzioni e, aggiungerei, della morale comune. Per lui, dunque, lo stipendio, comprensivo delle indennità assistenziali e dirigenziali è dovuto anche se il rapporto di lavoro cessa, seppur momentaneamente, soprattutto se il nuovo incarico, che è quello di parlamentare, comporta un emolumento minore (certamente non uno ‘stipendio da fame’). Una triste vicenda – continua Tommasetti – che dimostra l’arroganza di un potere conquistato grazie ai media (che hanno bisogno e creano continuamente star, in questo caso, una ‘virostar’), lo scarso senso delle istituzioni e un certo modo di gestire ma, soprattutto, usare la cosa pubblica che è proprio dell”aristocrazia’ di sinistra. Non ha nulla da obiettare Enrico Letta? È forse per questo che il Pd giudica l’amor di Patria della Destra un concetto retrogrado e reazionario?”.

L’OSPEDALE DI PADOVA: “NON PAGHEREMO NULLA SE NON LAVORA”

Visto il clamore suscitato dalla notizia, l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova, in una nota ufficiale precisa che “non verrà erogato alcun pagamento a fronte della mancata attività dirigenziale e assistenziale del Prof. Crisanti, dovuta alla recente elezione presso il Senato della Repubblica”. L’ospedale spiega: “Il trattamento economico del docente in aspettativa è infatti dovuto dall’amministrazione di appartenenza, l’Università degli Studi di Padova; la quale Università riceve dall’Azienda ospedaliera (sulla base di una convenzione valida per tutti professionisti universitari impegnati nelle attività sanitarie nei reparti) una quota economica sulla base dei servizi effettivamente garantiti a favore dell’Azienda e di conseguenza dei pazienti”.

Nel caso di specie è chiaro che gli importanti impegni del Professore presso il Senato non possono prescindere da un’aspettativa dal lavoro precedente – proseguono dall’ospedale -, configuratasi anche a norma di legge come aspettativa parlamentare: venendo meno l’impegno medico e professionale a favore dell’Azienda Ospedale Università di Padova, erogato si ripete tramite convenzione universitaria, si preclude di conseguenza ogni impegno economico da parte della stessa Azienda. Risorse che non solo la legge, ma anche l’opportunità e l’etica, vogliono impiegate nel retribuire coloro che garantiscono una effettiva attività per erogare servizi ai pazienti dell’ospedale padovano”.