Nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), il doppio inibitore sperimentale degli enzimi PDE3 e PDE4 ensifentrina, che combina attività broncodilatatrice e antinfiammatoria in un unico composto, ha dimostrato miglioramenti significativi sulle misure chiave della funzione polmonare quando utilizzato come trattamento di mantenimento, secondo quanto comunicato dalla compagnia Verona Pharma, che sta sviluppando il prodotto.

Ensifentrina combina proprietà broncodilatatorie e antinfiammatorie e ha il potenziale per essere un trattamento efficace per la BPCO e altre malattie respiratorie, come asma e fibrosi cistica. È stato progettato per massimizzare l’efficacia e ridurre gli eventi avversi attraverso un’elevata selettività per le fosfodiesterasi 3 e 4 (PDE3 e PDE4) rispetto ad altri enzimi e recettori, così da minimizzare gli effetti fuori bersaglio. La somministrazione diretta ai polmoni tramite inalazione ha lo scopo di massimizzare l’esposizione polmonare alla molecola, riducendo al minimo la distribuzione sistemica e i potenziali eventi avversi. Negli studi clinici che hanno coinvolto oltre 1.400 pazienti il farmaco è stato ben tollerato.

Ensifentrina attiva anche il regolatore della conduttanza transmembrana della fibrosi cistica (CFTR), utile per ridurre la viscosità delle mucose e per migliorare la clearance mucociliare, rendendola potenzialmente una terapia interessante per il trattamento di questa malattia.

Lo studio di fase III ENHANCE-2 (Ensifentrine as a Novel inHAled Nebulized COPD thErapy) ha randomizzato 789 pazienti con BPCO sintomatica da moderata a grave a ricevere ensifentrina nebulizzata o placebo due volte al giorno per 24 settimane. L’endpoint primario era la misurazione dell’effetto del trattamento in base all’area sotto la curva (AUC) del volume espiratorio medio in 1 secondo (FEV1) 0-12 ore dopo la dose alla settimana 12. Gli obiettivi secondari includevano il picco e il minimo mattutino del FEV1, i sintomi della BPCO e le riacutizzazioni dopo 24 settimane.

Miglioramenti importanti della funzione polmonare
Secondo i risultati preliminari, la variazione corretta con il placebo dal basale alla settimana 12 dell’AUC del FEV1 medio (0-12 ore) è stata di 94 ml con ensifentrina, con miglioramenti clinicamente significativi osservati in tutti i sottogruppi. L’azienda ha comunicato che sono stati raggiunti anche gli obiettivi secondari relativi alla funzione polmonare. Ensifentrina è stata associata a un aumento corretto per il placebo del FEV1 di picco di 146 ml 0-4 ore dopo la dose alla settimana 12 (p<0,0001), nonché a un aumento corretto per il placebo del FEV1 minimo mattutino di 49 ml alla settimana 12 (p=0,0017)

Inoltre, i pazienti trattati con ensifentrina hanno dimostrato una riduzione del 42% del tasso di esacerbazioni da moderate a gravi della malattia in ​​24 settimane rispetto al placebo (p=0,0109). Il trattamento ha anche ridotto significativamente del 42% il rischio di una riacutizzazione moderata/grave della BPCO, misurata in funzione del tempo alla prima riacutizzazione rispetto al placebo (p=0,0088).

Il trattamento è stato ben tollerato, con risultati di sicurezza sovrapponibili al placebo, compreso il verificarsi di polmonite, eventi avversi gastrointestinali e cardiovascolari. Ulteriori risultati di ENHANCE-2 dovrebbero essere presentati in occasione dei prossimi congressi scientifici.

«Ensifentrina ha dimostrato chiari miglioramenti nella funzione polmonare, oltre a risultati favorevoli di sicurezza. Sono estremamente entusiasta della riduzione clinicamente significativa del 42% del tasso di esacerbazioni osservata in 24 settimane in questi pazienti sintomatici, molti dei quali hanno ricevuto una terapia di base» ha commentato Antonio Anzueto, responsabile della pneumologia presso il South Texas Veterans Healthcare System. «Sulla base di questi risultati significativi, credo che il farmaco, se verrà approvato, rappresenterà una nuova importante classe di broncodilatatori e di terapia antinfiammatoria non steroidea per i pazienti con BPCO, fornendo un’alternativa necessaria ai trattamenti esistenti».

«Questi dati, insieme ai risultati del trial di fase III ENHANCE-1 attualmente in corso, se altrettanto positivi, dovrebbero supportare la presentazione di una nuova domanda di autorizzazione alla Fda nella prima metà del 2023» ha fatto presente David Zaccardelli, amministratore delegato di Verona Pharma.