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Alla scoperta della Biblioteca statale del Monumento nazionale di Praglia

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La Biblioteca statale del Monumento nazionale di Praglia, in provincia di Padova, custodisce testi religiosi, ecclesiastici e teologici, e si trova all’interno dell’omonima abbazia

Un luogo di meditazione e tranquillità, incastonato in quei Colli Euganei che nel corso dei secoli hanno ispirato e stregato scrittori e poeti come Francesco Petrarca, Ugo Foscolo, Percy Shelley e Gabriele D’Annunzio. Eppure, a oggi si sa poco o nulla dei primi tre secoli dalla sua nascita. È la Biblioteca statale del Monumento nazionale di Praglia, in provincia di Padova, che custodisce testi religiosi, ecclesiastici e teologici, si trova all’interno dell’omonima abbazia, fondata dopo l’anno Mille per l’ordine dei monaci benedettini, che tuttora la abitano. Un’origine oscura, ma che inizia con la nascita dello stesso monastero.

“Per quanto ne sappiamo, non aveva un suo scriptorium, quindi non venivano scritti dei libri da parte dei monaci”, ricostruisce il direttore, l’abate Stefano Visintin, intervistato dall’agenzia Dire. “Però- aggiunge- come ogni monastero medievale, c’era un armarium”, ovvero le nicchie dove venivano conservati i testi liturgici, “e qui sappiamo che c’era almeno una dozzina di manoscritti”. Manoscritti che però non sono arrivati ai giorni nostri. La storia dell’abbazia infatti è stata piuttosto travagliata: “È stata soppressa due volte, prima al tempo di Napoleone e poi nel 1867, quando tutti gli istituti di vita contemplativa sono stati chiusi- ricorda Visintin- e quindi è una biblioteca che si è dovuta sempre ricostituire”.

Attualmente la Biblioteca custodisce più di 120mila volumi, un patrimonio “in crescita perché compriamo sempre dei libri” e specializzato principalmente sugli studi e sulla storia del
monachesimo, oltre a teologia e storia ecclesiastica e a una parte dedicata alla storia locale, tutti presenti sul polo universitario veneto. Tra i fondi, il più cospicuo è quello del conte De Besi, che ha donato molti libri della sua collezione e della sua biblioteca privata. Da ricordare anche il fondo ebraico Levi-Cases e quello di liturgie orientali Barrera, e soprattutto quello dello scrittore e poeta Antonio Fogazzaro, legato a doppio filo con la storia di Praglia. Era “molto vicino all’abbazia tra le persone più impegnate perché i monaci ritornassero dopo la seconda soppressione del 1867- spiega ancora Visintin- quando i monaci si sono trasferiti in Istria, nell’Impero austro-ungarico, e poi sono ritornati nel 1904”, quando il monastero riaprì e fu ancora una volta ricostituito dai monaci partendo da poche centinaia di volumi messi in salvo in tempo, con acquisti e ancora una volta con donazioni. In quel momento, Fogazzaro “era tra le persone che più si sono date da fare per far ritornare i monaci. Era anche coinvolto dalla vita del monastero, dove ha ambientato dei suoi romanzi”.

Nel corso di questa riapertura, gli spazi della Biblioteca si sono allargati, soprattutto con l’adattamento a sala di consultazione dell’antica ‘Sala del fuoco comune’ nel 1954, che si trova al piano inferiore del salone di lettura cinquecentesco, vero cuore della Biblioteca, decorato con tele di Gian Battista Zelotti che raffigurano l’allegoria della Fede affiancata da due riquadri con i Padri della Chiesa Latina: Girolamo, Gregorio Magno, Ambrogio e Agostino.

I testi sono custoditi e protetti dai 40 monaci benedettini dell’abbazia, tra le comunità monastiche più numerose in Italia, un compito “esigente, che richiede competenza, ma che rientra perfettamente dentro il carisma della vita monastica e quindi lo facciamo con piacere e dedizione assoluta. Come tutti sappiamo, i monaci benedettini hanno trascritto libri importanti per la nostra cultura occidentale e non c’è un monastero senza una biblioteca, senza dei libri. I monaci sono chiamati a leggere, a studiare”.

Seppure tra gli utenti “ci sono sicuramente religiosi- scherza il direttore- ci sono però anche studenti o studiosi che vengono da fuori”. Infatti, la Biblioteca dell’abbazia “può essere ricercata perché è un posto tranquillo, soprattutto per studiare e approfondire le proprie ricerche con i testi che mettiamo a disposizione”.

Il documentario sulla Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Praglia è l’ultimo dei 46 reportage Biblioteche d’Italia’ promossi dal ministero della Cultura e realizzati in collaborazione con l’agenzia Dire (www.dire.it) e disponibili sui canali social istituzionali e sul profilo Instagram @bibliotecheditalia.

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