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Alla scoperta dei tesori della Biblioteca Statale di Macerata

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Alla Biblioteca statale di Macerata ex libris da tutto il mondo: è il fondo donato dall’artista locale Maria Elisa Leboroni

Volontà, impegno e passione scandiscono la storia della Biblioteca statale di Macerata, nata grazie alla collaborazione tra il ministero dei Beni culturali e ambientali e l’Università di Macerata. È infatti con un gioco di squadra tra le due istituzioni statali che il primo dicembre del 1990 la Biblioteca inizia la sua attività, ufficialmente come sede staccata della nazionale di Napoli, da cui diventerà autonoma nel 2002. Ma la sua gestazione risale a molti anni prima, quando il ministero dei Beni culturali decide di salvare la raccolta libraria privata della famiglia Buonaccorsi, “sottraendola allo smembramento e alla conseguente perdita”, racconta all’agenzia Dire la direttrice della Biblioteca statale di Macerata, Maria Luisa Palmucci. Il risultato di quell’acquisizione fatta avvalendosi del diritto di prelazione è che “oggi quella biblioteca rappresenta il nucleo librario fondativo della Biblioteca statale di Macerata”, aggiunge la direttrice.

E se da un lato il ministero ha provveduto al salvataggio della collezione Buonaccorsi, famiglia originaria di Potenza Picena, dall’altro l’Università un anno dopo, siamo nel 1979, ha iniziato i lavori di ristrutturazione e restauro di un importante complesso architettonico della città marchigiana, il Palazzo di Giustizia. Si tratta di un edificio nel cuore di Macerata, in via Garibaldi, che nei secoli XVII-XVIII ospitava il Monastero di Santa Chiara, con annessa chiesa omonima che oggi è la bella Sala di lettura della Biblioteca. In seguito alle soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi, nel 1808 la chiesa e il monastero sono passati al Demanio, diventando quartier generale della Giustizia, con l’antica cappella seicentesca usata come aula della Corte d’Assise.

La funzione giudiziaria va avanti fino agli anni Sessanta del secolo scorso, poi il Palazzo viene restaurato dall’università che riserva il piano ammezzato alla Biblioteca statale, ricollocando qui la scaffalatura dell’antica biblioteca Buonaccorsi con la sua preziosa raccolta. Così, il primo dicembre 1990 il personale distaccato dell’Archivio di Stato entra nella Biblioteca e, due anni dopo, apre al pubblico. “Eravamo in cinque e iniziammo questa attività con grande entusiasmo- ricorda la direttrice- Si trattava di mettere in piedi una nuova Biblioteca inserendosi negli istituti già presenti in città”.

L’idea è stata quella di un catalogo unico maceratese che comprendesse anche la Biblioteca comunale Mozzi-Borgetti, con un importante patrimonio antico, e tenesse conto delle specificità di ogni ente coinvolto. “Abbiamo intravisto uno spazio per quello che sembrava mancare, che era l’editoria corrente, da destinare a un pubblico ampio, più vasto. Abbiamo così iniziato a costruire questa raccolta dedicata alle materie umanistiche, a cui si è affiancato un settore artistico molto importante, anche questo legato alla presenza delle istituzioni presenti in città: l’Accademia di Belle arti e il Liceo artistico”.

Oggi il patrimonio della Biblioteca conta circa 90mila volumi e opuscoli, 550 testate di periodici e 2.500 unità multimediali, oltre a 11mila pezzi di materiale fotografico del Fondo Balelli, con scatti preziosissimi che documentano la storia del territorio e della vita maceratese. Negli anni, l’Istituto ha acquisito molto materiale legato alle arti, tra cui le opere dell’editore Franco Maria Ricci e il Fondo musicale, anche in questo caso legato alle istituzioni musicali cittadine, che conta circa mille volumi tra spartiti, testi di teoria musicale, libretti d’opera, biografie di musicisti, saggi di storia della musica e degli strumenti musicali.

Il forte legame con il territorio si ritrova anche nella raccolta di Ex libris donata alla Biblioteca da Maria Elisa Leboroni. “Maceratese di nascita e artista di fama internazionale, Leboroni ci ha lasciato questo Fondo molto interessante- spiega infine Palmucci- che comprende un gran numero di artisti sia di ambito locale che nazionale, ma anche internazionale. Una raccolta veramente completa che ha la particolarità di essere nata dalle mani di una artista del bulino e questo è ciò che la rende un unicum di grande interesse sia per la sua sensibilità artistica che per la sua competenza”.

Realizzato con l’agenzia di stampa DIRE (www.dire.it), il progetto ‘Biblioteche d’Italia’ è un viaggio alla scoperta dei 46 Istituti statali italiani, scrigni di bellezza e custodi di un patrimonio documentario che ammonta a circa 40 milioni di esemplari. Il documentario sulla Biblioteca Statale di Macerata è online sul profilo Instagram @bibliotecheditalia: https://www.instagram.com/tv/Cg1V0gDKr7C/?igshid=YmMyMTA2M2Y=.

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