Diabete: dopo il trapianto di staminali indipendenza totale da insulina


Diabete: un trattamento sperimentale con cellule staminali ha ripristinato la produzione di insulina e il controllo del glucosio in due pazienti

staminali ematopoietiche

Un trattamento sperimentale con cellule staminali ha ripristinato la produzione di insulina e il controllo del glucosio in due pazienti con diabete di tipo 1, secondo i risultati di uno studio di fase I/II presentato al congresso dell’American Diabetes Association (ADA) 2022.

Il trapianto di isole pancreatiche ricavate dai cadaveri può consentire il controllo glicemico nel diabete di tipo 1, ma la quantità e la qualità delle isole così ottenute sono due fattori limitanti. Il trattamento in fase sperimentale, denominato VX-880 e sviluppato dalla compagnia Vertex Pharmaceuticals, funziona come una terapia sostitutiva delle cellule delle isole pancreatiche e ha il vantaggio di derivare da cellule staminali allogeniche completamente differenziate.

Paziente 1: 270 giorni dall’infusione
Come riferito dal relatore James Markmann, del Massachusetts General Hospital di Boston, un uomo di 64 anni con di diabete di tipo 1 da 40 anni e molte complicanze ha ricevuto una singola infusione di VX-880 alla metà della dose target.

Entro il giorno 90 dello studio clinico il paziente ha conseguito una serie di miglioramenti nella funzione delle isole pancreatiche e del controllo glicemico:

  • Livello di peptide C a digiuno: non rilevabile al basale rispetto a 280 pmol/l al giorno 90
  • Livello di picco del peptide C stimolato con test di tolleranza ai pasti misti: non rilevabile al basale rispetto a 560 pmol/l al giorno 90
  • Emoglobina glicata (HbA1c): 8,6% al basale vs 7,2% al giorno 90

Anche la dose giornaliera di insulina del paziente si è ridotta, passando da 34 unità/die a sole 2,9 unità/die, con una diminuzione del 91% dell’uso quotidiano. Inoltre la variabilità glicemica è scesa dal 41,8% al 27,5% come misurato dal monitoraggio continuo della glicemia. Il tempo trascorso nell’intervallo target, da 70 a 180 mg/dl, è aumentato dal 40,1% al 63,2%.

Queste misure hanno continuato a migliorare entro il giorno 150, ha affermato Markmann. A questo punto i livelli di peptide C a digiuno sono aumentati a 404 pmol/l, l’HbA1c è scesa al 6,7% e il tempo trascorso nell’intervallo target ha raggiunto l’81,4%.

Entro il giorno 270 dall’infusione iniziale il paziente ha raggiunto la completa indipendenza dall’insulina, una HbA1c del 5,2% e ha trascorso il 99,9% del tempo nell’intervallo target.

«È la prima volta che le isole derivate da cellule staminali vengono infuse nel fegato» ha affermato Markmann. «Nell’esperienza con le isole cadaveriche, il fegato è stato l’unico sito che si è rilevato davvero efficace per ottenere il pieno controllo glicemico. Credo che sia un lavoro rivoluzionario che porta una nuova speranza, ora più vicina».

Paziente 2: 150 giorni dall’infusione
Il secondo paziente, che al momento è a 150 giorni dall’infusione iniziale, ha ottenuto risultati altrettanto promettenti. Ha aumentato il tempo trascorso nell’intervallo (dal 35,9% al basale al 51,9% al giorno 150), ha ridotto la HbA1c (dal 7,5% al ​​7,1%) e il fabbisogno giornaliero di insulina (da 25,9 unità a 18,2 unità).

Anche in questo caso il trattamento con cellule staminali è stato somministrato come una singola infusione a metà della dose target. L’infusione è stata erogata nella vena porta epatica e ha richiesto una terapia immunosoppressiva cronica per proteggere le cellule insulari dal rigetto immunitario.

«Il paziente aveva ricevuto un regime di immunosoppressione che era stato sviluppato per i trial di fase III sul trapianto delle isole terminati un paio di anni fa» ha spiegato Markmann. «Consisteva nella soppressione dei linfociti durante l’induzione, seguita da un regime di mantenimento con due agenti standard che utilizziamo sempre nei pazienti sottoposti a trapianto di rene ed è un regime che abbiamo riscontrato essere generalmente ben tollerato».

Ha sottolineato che l’immunosoppressione non è per tutti i pazienti, ma solo per i casi in cui si ha un favorevole rapporto rischio/beneficio. «Questa è la prima parte di un problema in due parti» ha osservato. «La prima parte è avere una terapia cellulare affidabile, coerente ed efficace e la seconda è avere un approccio che non richieda l’immunosoppressione».

In dubbio il proseguimento della sperimentazione
Il relatore ha fatto presente che i dati presentati fanno parte della fase A di uno studio proof-of-concept di fase I/II diviso in tre parti. A oggi un terzo paziente nella fase B dello studio ha ricevuto una dose target completa di VX-880, che è stata ben tollerata. A seguito dei risultati positivi ottenuti con metà della dose target sono previsti uno studio di aumento della dose, seguito da uno studio a dose intera. Nella fase B dovrebbero ricevere l’intera dose target cinque pazienti.

Nonostante i risultati ottenuti, lo scorso mese la Fda ha sospeso lo studio, affermando che non c’erano informazioni sufficienti per supportare la fase di aumento della dose. «Vertex sta lavorando con l’agenzia per superare le obiezioni sollevate e ci auguriamo una rapida risoluzione» ha concluso Markmann.

Bibliografia

Markmann JF et al. Stem cell-derived, fully differentiated islet cells for type 1 diabetes. ADA 2022; Abstract 259-OR.