Displasia broncopolmonare: idrocortisone inefficace per i neonati


La somministrazione di idrocortisone da 2 a 4 settimane dalla nascita non sembra ridurre in modo statisticamente significativo l’incidenza di displasia broncopolmonare

I bambini i cui padri hanno assunto metformina prima del concepimento hanno mostrato maggiori probabilità di avere problemi genitourinari

La somministrazione di idrocortisone da 2 a 4 settimane dalla nascita non sembra ridurre in modo statisticamente significativo l’incidenza di displasia broncopolmonare (BPD) nei nati pre-termine. Queste le conclusioni di un trial clinico randomizzato multicentrico, pubblicato su NEJM (1).

Razionale e obiettivi dello studio
La BPD rappresenta la complicanza di più frequente riscontro nei neonati estremamente pre-termine, arrivando a colpire 3 neonati su 4 nati prima della 28 settimana di gestazione. Viene comunemente diagnosticata se un neonato rimane ossigeno dipendente a 28 giorni di vita.

L’infiammazione con la ventilazione meccanica potrebbe contribuire al suo sviluppo, e gli esiti di questa condizione si traducono in continui problemi respiratori che si trascinano anche nel lungo termine.

In questi neonati estremamente prematuri, infatti, la BPD si accompagna ad arresto dello sviluppo polmonare (ipoplasia alveolare o vascolatura polmonare dismorfica) e ad infiammazione polmonare.

Nei neonati più gravi, è necessario il ricorso alla ossigenoterapia domiciliare e non si può escludere lo sviluppo di ipertensione polmonare e, last but not least, di anomalie a carico della funzione polmonare che possono permanere nell’età adulta.

Molti lavori presenti in letteratura hanno studiato l’efficacia dei glucocorticoidi, dato che l’infiammazione contribuisce allo sviluppo di BPD e che i GC inibiscono i segnali pro-infiammatori e promuovono l’insorgenza di segnali anti-infiammatori.

Desametasone è stato usato nei neonati pre-termine per la BPD; il suo impiego, tuttavia, si accompagna al rischio di alterazioni dello sviluppo neurologico del neonato, con il rischio di insorgenza di deficit cognitivi o paralisi cerebrale. L’attenzione della ricerca si è allora focalizzata su idrocortisone, un GC meno potente di desametasone che sembra possedere alcuni vantaggi rispetto all’altro GC in studi condotti su modello animale, non essendo associato ad effetti apoptotici sull’ippocampo o ad effetti di inibizione della crescita cerebrale osservati con desametasone.

L’obiettivo del trial è stato quello di verificare, pertanto, se il trattamento con idrocortisone a due settimane dalla nascita fosse in grado di migliorare la sopravvivenza senza BPD e senza effetti negativi sul neurosviluppo di neonati con età gestazionale inferiore alle 30 settimane e che erano stati intubati per almeno 7 giorni dal 14esimo al 28esimo giorno.

A tal scopo, i neonati pre-termine che rispondevano alle caratteristiche sopra indicate sono stati randomizzati a trattamento con idrocortisone (4 mg/kg di peso corporeo al giorno, dose ridotta in un lasso di tempo pari a 10 giorni) o placebo.

L’outcome primario di efficacia era dato dalla sopravvivenza senza BPD moderata/severa a 36 settimane di età post-mestruale, mentre l’outcome primario di safety era la sopravvivenza senza alterazione moderata-severa dello sviluppo cerebrale da 22 a 26 settimane di età corretta del nato prematuro (l’età che si ottiene sottraendo alle 40 settimane di una normale gravidanza, la settimana gestazionale in cui è nato il bambino).

Risultati principali
I ricercatori hanno reclutato 800 neonati (peso medio alla nascita= 715±167 g; età media gestazionale= 24,9±1,5 settimane).

La sopravvivenza senza BPD moderata/severa a 36 settimane è stata documentata in 66 neonati su 398 (16,6%) nel gruppo idrocortisone e in 53 neonati su 402 (13,2%) nel gruppo placebo (aRR=1,27; IC95%=0,93-1,74).

Dall’analisi dei dati è emerso che gli outcome a due anni erano noti per il 91% dei neonati reclutati nello studio. La sopravvivenza senza alterazione dello sviluppo neurologico di grado moderato-severo è stata documentata in 132 neonati su 358 (36,9%) del gruppo idrocortisone e in 134 neonati su 359 (37,3%) nel gruppo placebo (aRR=0,98; IC95%=0.81-1,18).

L’ipertensione trattata con un farmaco si è manifestata più frequentemente nel gruppo idrocortisone rispetto al gruppo placebo (4,3% vs. 1%). Altri AE si sono manifestati in maniera simile nei due gruppi in studio.

Implicazioni dello studio
Nel complesso, in questo trial condotto su neonati pre-termine, il trattamento con idrocortisone, iniziato da 14 a 28 giorni dalla nascita, non è risultato associato ad una sopravvivenza decisamente più elevata senza BPD di grado moderato-severo rispetto a quanto osservato nel gruppo placebo.

Inoltre, la sopravvivenza senza alterazioni del neurosviluppo di grado moderato-severo non è risultata differente tra i due gruppi in studio.

Nel commentare i risultati, gli estensori dell’editoriale di accompagnamento al lavoro (2) hanno evidenziato come, alla luce dei risultati ottenuti, si debba dedurre che la causa di BPD è multifattoriale e  che è altamente improbabile che un singolo intervento terapeutico possa avere un effetto significativo sull’outcome.

Pertanto, stando agli autori del commento, bisogna cambiare prospettiva nell’approccio alla BPD, muovendosi nella direzione di valutare l’efficacia di una combinazione di interventi da adottare.

Bibliografia
1) Watterberg KL, et al “Hydrocortisone to improve survival without bronchopulmonary dysplasia” N Engl J Med 2022; DOI: 10.1056/NEJMoa2114897
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2) Greenough A “Hydrocortisone to prevent bronchopulmonary dysplasia — not a silver bullet” N Engl J Med 2022; DOI: 10.1056/NEJMe2200247
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