Sindrome coronarica acuta: nuovi dati su alirocumab


Sindrome coronarica acuta: secondo nuovi studi alirocumab non influisce sul rischio di sviluppo di fibrillazione atriale

Malattie cardiache congenite: nuova dichiarazione scientifica dell'American Heart Association (AHA) pubblicata online sul "Journal of American Heart Association"

Nei pazienti con sindrome coronarica acuta (ACS), l’inibitore PCSK9 alirocumab non ha avuto alcun impatto sullo sviluppo della fibrillazione atriale rispetto al placebo, secondo nuovi dati dello studio ODYSSEY Outcomes pubblicati su “The American Journal of Medicine”.

Mentre la storia di fibrillazione atriale conferiva un maggiore rischio di eventi cardiovascolari maggiori durante il follow-up, il rischio non variava in base all’assegnazione ad alirocumab o placebo, secondo i ricercatori.

Analisi post hoc dell’ODYSSEY Outcomes
Nei principali risultati di ODYSSEY Outcomes, alirocumab è stato associato a un rischio ridotto di eventi avversi cardiovascolari maggiori, definiti come morte per malattia coronarica, infarto miocardico non fatale, ictus ischemico, angina instabile che richiede il ricovero in ospedale e mortalità per tutte le cause nei pazienti con ACS già in trattamento mediante terapia con statine.

Nella presente analisi i ricercatori, guidati da Renato D. Lopes, professore di Medicina presso la Duke University School of Medicine e membro del Duke Clinical Research Institute, hanno determinato i fattori associati allo sviluppo della fibrillazione atriale nella popolazione in studio di 18.924 pazienti che avevano ACS recente al basale e livelli lipidici elevati nonostante la terapia con statine. Il follow-up mediano è stato di 2,8 anni.

Nella coorte, il 96,5% non aveva una storia di fibrillazione atriale al basale. Tra quella popolazione, il 2,7% ha avuto una fibrillazione atriale incidente durante il follow-up, scrivono Lopes e colleghi.

Minori probabilità di eventi cardiovascolari maggiori
I predittori dello sviluppo di fibrillazione atriale erano l’età avanzata, la storia di insufficienza cardiaca, la storia di infarto miocardico e un indice di massa corpora (BMI) più elevato, ma l’assegnazione ad alirocumab o placebo non erano predittori (HR = 0,91; IC 95%, 0,77-1,09), precisano i ricercatori.

I pazienti con una storia di fibrillazione atriale al basale avevano maggiori probabilità di avere un evento cardiovascolare maggiore al follow-up rispetto a quelli senza una storia di fibrillazione atriale (8,8 eventi per 100 pazienti-anno vs 3,7 eventi per 100 pazienti-anno), ma – secondo i ricercatori – non vi è stata alcuna interazione tra l’anamnesi e l’assegnazione ad alirocumab o placebo sul rischio di eventi cardiovascolari avversi maggiori (P per interazione = 0,78).

«La storia della fibrillazione atriale è un predittore indipendente di eventi cardiovascolari ricorrenti dopo ACS. Mentre alirocumab non ha modificato il rischio di fibrillazione atriale incidente dopo ACS, ha ridotto il rischio di eventi cardiovascolari maggiori, indipendentemente dalla precedente storia di fibrillazione atriale» scrivono Lopes e colleghi. «Poiché si trattava di un’analisi post hoc, i nostri risultati dovrebbero essere considerati esplorativi».

Riferimento:
Lopes RD, Guimarães PO, Schwartz GG, et al. Effect of Alirocumab on Incidence of Atrial Fibrillation After Acute Coronary Syndromes: Insights from the ODYSSEY OUTCOMES Randomized Trial. Am J Med. 2022 Mar 13. doi: 10.1016/j.amjmed.2022.02.016. [Epub ahead of print] Link