Infarto del miocardio aumenta il rischio di declino cognitivo


Secondo uno studio i pazienti che hanno avuto un infarto del miocardio sperimentano un declino cognitivo più rapido

Secondo uno studio i pazienti che hanno avuto un infarto del miocardio sperimentano un declino cognitivo più rapido

Lo stretto legame tra salute del cuore e salute del cervello è stato ribadito in occasione della International Stroke Conference 2022, tenutasi a New Orleans  in presenza e virtualmente, da uno studio secondo cui i pazienti che hanno avuto un infarto del miocardio (IM) sperimentano un declino cognitivo più rapido nel tempo rispetto a quello immediatamente successivo all’evento.

«Da un punto di vista clinico, la salute del cuore influisce su quella cerebrale per cui potrebbero esserci interventi efficaci per prevenire l’infarto in grado di ridurre il tasso di declino cognitivo», ha affermato il principale autore dello studio, Michelle C. Johansen, MD, PhD, assistant professor of Neurology Cerebrovascular Division, Johns Hopkins University School of Medicine, Baltimore, Maryland. «I ricercatori stanno riconoscendo sempre più il contributo vascolare al deterioramento cognitivo», ha detto Johansen. «Ciò potrebbe comportare ictus “silenziosi” o subclinici che non vengono riconosciuti fino a quando non vengono visualizzati mediante tecniche di imaging».

Lo studio della Johns Hopkins University School of Medicine
Johansen e colleghi hanno condotto un’analisi raggruppata dei dati relativi a 31.377 adulti senza infarto miocardico e demenza inclusi in 6 ampi studi di coorte,  nel dettaglio:
– Atherosclerosis Risk in Communities Study
– Coronary Artery Risk Development in Young Adults Study Cardiovascular Health Study
– Framingham Offspring Study
– Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis
– Northern Manhattan Study

Circa il 56% dei pazienti era di sesso femminile, il 23% era rappresentato da soggetti di colore, l’8% da ispanici e il 69% da bianchi.
I pazienti sono stati seguiti dal 1971 al 2017 con misurazioni ripetute dei fattori di rischio cardiovascolare. Il follow-up mediano dello studio è stato di 6,5 anni, ma alcuni sono stati seguiti fino a un massimo di 20 anni. Nel periodo considerato, si sono verificati 1047 casi di IM.

La pooled analysis ha consentito ai ricercatori di determinare se l’infarto miocardico incidente abbia influenzato il declino cognitivo subito e a lungo termine dopo l’evento. L’outcome principale considerato principale era il cambiamento nella cognizione globale. Ulteriori risultati erano la memoria e la funzione esecutiva.
Il tempo mediano tra il primo IM e la valutazione cognitiva era di circa 1,8 anni, ma variava da circa 6 mesi a 4 anni. I partecipanti avevano un’età media di 60 anni al momento della prima valutazione cognitiva.

Gli autori hanno aggiustato i risultati per fattori demografici, fattori di rischio di malattie cardiache e risultati dei test cognitivi prima dell’IM. I partecipanti che hanno avuto un ictus durante il periodo di follow-up sono stati esclusi dall’analisi poiché l’ictus può influenzare la cognizione.

I riscontri dell’analisi
Lo studio ha mostrato che l’IM era associato a un declino significativo delle capacità cognitive global (HR -0,71; IC al 95%, da -1,02 a 0,42; P < 0,0001) e della funzione esecutiva (HR -0,68; IC al 95% da -0,97 a 0,39; P < 0,004), ma non della memoria.

Tuttavia, esaminando l’effetto dell’IM sul declino della funzione cognitiva negli anni successivi all’evento sono state riscontrate differenze significative. Rispetto ai partecipanti senza infarto miocardico, quelli con IM incidente hanno avuto un declino significativamente più rapido della cognizione globale ( -0,15 punti/anno IC al 95% da -0,21 a -0,10; p <.002), della memoria (-0,13 punti/anno IC al 95 %, da -0,23 a -0,04; P = 0,004) e della funzione esecutiva (-0,14 punti/anno, IC al 95%, da -0,20 a -0,08; P < 0,0001).

Il commento degli autori
Secondo Johansen, è possibile che un infarto miocardico possa provocare infarti cerebrali subclinici o infiammazioni, o che IM e declino cognitivo condividano fattori di rischio vascolare, tra cui ipertensione, diabete, ipercolesterolemia, fumo, inattività fisica e dieta scorretta. «È di fondamentale importanza identificare questi fattori di rischio il prima possibile», dicono gli autori.
«In teoria, se questi fattori di rischio fossero eliminati o adeguatamente trattati precocemente nel corso della vita, sia il cuore che il cervello potrebbero invecchiare naturalmente e in modo sano, consentendo un migliore funzionamento e una migliore qualità della vita».

International Stroke Conference 2022. Presentation 68. Presented February 10, 2022.