Osteoporosi: meno fratture con un anno di bisfosfonati


Osteoporosi: per la prevenzione delle fratture il trattamento con bisfosfonati deve durare almeno un anno secondo un nuovo studio

Osteoporosi: per la prevenzione delle fratture il trattamento con bisfosfonati deve durare almeno un anno secondo un nuovo studio

E’ necessario almeno poco più di un anno (12,4 mesi) di terapia con bisfosfonati (BSF)per prevenire una frattura non vertebrale in 100 donne in post-menopausa con osteoporosi.
Questo il messaggio proveniente da una metanalisi di trial clinici randomizzati, pubblicata su Jama Internal Medicine, che suggerisce di tener in conto i possibili effetti avversi iniziali a breve termine derivanti dal loro impiego (irritazione gastrointestinale, dolere muscolare e osseo) alla luce degli indubbi benefici anti-frattura che si manifestano in tempi più lunghi.

Razionale e disegno dello studio
Come è noto, i BSF rappresentano una classe di farmaci efficaci nel ridurre il rischio di frattura, utilizzati come trattamento di prima linea nell’osteoporosi. Al contempo, però, i clinici devono soppesare I benefici a lungo termine nella prevenzione delle fratture contro alcuni possibili effetti collaterali a breve termine (problemi gastrointestinali) che spesso portano ad interrompere il trattamento.

L’obiettivo di questa metanalisi è stato quello di valutare il tempo all’osservazione del beneficio dei BSF nel prevenire diversi tipi di fratture in donne in post-menopausa affette da OP, al fine di aiutare a condividere le decisioni di trattamento tra medico e paziente.

A tal scopo, sono stati identificati 10 trial clinici randomizzati da 5 review di letteratura pubblicate, condotti su 23.384 donne in post-menopausa con diagnosti di OP sulla base di una frattura vertebrale esistente o di un T-score di BMD pari o inferiore a 2,5.

L’età media delle partecipanti a questi trial era compresa da 63 anni (±7) a 74 anni (±3); quasi tutte (>90%) di etnia Caucasica.

I trial considerati prevedevano l’impiego, come BSF, di alendronato, risedronato e acido zoledronico, raccomandati dalla linee guida come terapie di prima linea nel ridurre l’incidenza di fratture non vertebrali nelle donne in post-menopausa con OP. I dosaggi impiegati erano di 5-20 mg/die per alendronato, 2,5-5 per risedronato e mg/anno per zoledronato.

L’outcome primario era rappresentato dal tempo al raggiungimento di tre specifiche soglie di riduzione del rischio assoluto (0,002, 0,005 e 0,01) di prima frattura non vertebrale.
Tra gli outcome secondari considerati vi erano, invece, il tempo al raggiungimento di quattro soglie specifiche di riduzione del rischio assoluto (0,001, 0,002, 0,005 e 0,01) di prima frattura all’anca, prima frattura clinica vertebrale e prima frattura clinica di qualsiasi tipo.

La durata dei vari follow-up degli studio era compresa tra 12 e 48 mesi

Risultati principali
Dalla metanalisi è emerso un incremento dei benefici osservati secondo un andamento lineare all’aumentare della durata dei tempi di follow-up. Ad esempio, il numero di fratture non vertebrali prevenute in 100 donne con OP in post-menopausa trattate con BSF è aumentato da 1 (IC95%= 0,4-1,6) a 12 mesi a 1,5 (IC95%= 0,8-2,3) a 18 mesi.

Per prevenire una frattura non vertebrale (ARR= 0,01) in 100 donne in post-menopausa con OP i ricercatori hanno calcolato un tempo di trattamento con BSF pari a 12,4 mesi (IC95%= 6,3-18,4 mesi).

Per prevenire una frattura non vertebrale (ARR= 0,005) in 200 donne in post-menopausa con OP, i ricercatori hanno calcolato un tempo di trattamento con BSF pari a 6,5 mesi (IC95%= 2,2-10,9 mesi).

Per prevenire una frattura (ARR= 0,002) in 500 donne, invece, era necessario trattare con BSF per almeno 3,3 mesi di trattamento (IC95%= 0,2-6,5 mesi).

Passando alla prevenzione di una frattura di anca (ARR=0,005), i tempi di trattamento stimati per prevenire un evento sono stati pari a 20,3 mesi su 200 donne (IC95%= 11-29,7 mesi) mentre i tempi di trattamento stimati per prevenire una frattura clinica di qualsiasi tipo sono stati pari a 7,7 mesi (IC95%= 3,3-12,1 mesi).

Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati della metanalisi, gli estensori dello studio hanno ammesso alcuni limiti metodologici intrinseci, quali l’inclusione di alcuni trial di dimensioni più piccole che prevedevano l’impiego di regimi posologici di somministrazione dei BSF non usuali e la mancanza di pazienti di sesso maschile, che potrebbero avere outcome diversi con questa tipologia di trattamento.

Un altro limite evidenziato è che la metanalisi non era stata concepita per stimare i rischi a breve e a lungo termine associati con la terapia con BSF, un fattore che potrebbe influenzare le decisioni di trattamento.

Ciò premesso, gli autori concludono che i risultati di questo studio potrebbero servire come punto di partenza per guidare la condivisione del processo terapeutico da parte del medico e della paziente, attraverso un corretto bilancio tra i possibili eventi avversi nel breve termine e i benefici a lungo termine (riduzione fratture) della terapia con BSF.

Bibliografia
Deardorff  WJ et al. Time to Benefit of Bisphosphonate Therapy for the Prevention of Fractures Among Postmenopausal Women With OsteoporosisA Meta-analysis of Randomized Clinical Trials. JAMA Intern Med. 2021;doi:10.1001/jamainternmed.2021.6745.
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